RONDE: flop a Trieste

Dal Piccolo del 02/02/11

Una ronda solitaria sorveglia Trieste

 

di GIANPAOLO SARTI

TRIESTE Alla voce ”Trieste” c’è una pagina vuota, o quasi. Sotto gli occhi Federica Seganti ha l’elenco dei volontari per la sicurezza appena registrati nell’albo del Friuli Venezia Giulia: 570 domande per 251 iscritti in tutta la regione. Ma il capoluogo giuliano, però, deve accontentarsi di un’unica persona. C’è un solo nome nella lista, di altri non c’è traccia. Una ronda solitaria.

Un clamoroso flop? «No, il dato – ribatte l’assessore regionale alla Sicurezza – va letto in un altro modo, Trieste ha poca criminalità ed è una delle province italiane con la maggior presenza di forze dell’ordine, è chiaro che riscontriamo una minor partecipazione».

A Gorizia i volontari iscritti sono complessivamente 12 ma solo uno è una ronda ”doc”, pronta a dedicarsi a tutte le attività previste dal regolamento, mentre gli altri undici sono impiegati nel controllo delle strade. E qui Trieste merita una parentesi perché i ”nonni paletta”, che di certo non mancano nelle vicinanze delle scuole della città, non figurano nell’albo: il loro servizio infatti è retribuito. Pordenone, invece, potrà contare su una squadra di 139 persone, di cui ben 126 aiuteranno la polizia locale a gestire il traffico cittadino. A Udine i volontari sono 99 e, di questi, 11 sono le ronde ”doc”.

Numeri che, in tema di sicurezza, fotografano una realtà piuttosto variegata nel panorama regionale. «Già, c’è l’insicurezza percepita dalla gente – osserva l’assessore – che nella Bassa friulana e nel Pordenonese si collega anche all’incidenza degli immigrati. Dove ci sono più stranieri ci sono anche più reati, le statistiche lo dimostrano» taglia corto Seganti.

Tra i richiedenti in possesso dei requisiti psicofisici necessari fanno parte anche 49 agenti che in passato avevano prestato servizio nelle forze dell’ordine. Negli ultimi mesi sono stati 195 gli ammessi ai percorsi formativi di 20 ore. Il programma prevede lezioni sui diritti fondamentali dei cittadini, sul ruolo e le competenze della Polizia locale, sulle relazioni funzionali tra i servizi coinvolti nelle politiche di sicurezza urbana, i servizi sanitari e le autorità di pubblica sicurezza, oltre a nozioni essenziali di diritto penale e civile. Un’altra parte si concentra sulla capacità di individuare e gestire situazioni critiche.

Ma come sarà la divisa della ronda padana? Casacca arancione e berretto verde, per alcuni anche il walkie talkie di ordinanza. Così scenderanno in strada le decine di volontari, di giorno e di notte. Anzi, in Friuli Venezia Giulia molti stanno già girando per piazze, manifestazioni e altro. Ma ora hanno in tasca un ”patentino” che certifica l’idoneità psicofisica, la frequenza al corso di formazione e l’iscrizione all’albo, come vuole il regolamento varato dalla legge regionale del 2009.

Da ieri, peraltro, chi aspira ad indossare la divisa e prestare il proprio servizio può presentare domanda in Regione fino al 28 di febbraio. «Si tratta di un’attività di coordinamento con la polizia locale – ribadisce l’assessore – come noto i volontari non possono assolutamente prendere iniziative. Se notano una situazione anomala o pericolosa hanno il compito di allertare le forze dell’ordine per chiedere il loro intervento».

Seganti insiste sul ”caso Trieste”, evidentemente all’attenzione dell’assessorato perché, se è vero che l’unica ronda registrata fa pensare a una situazione di sostanziale tranquillità per la città, «è anche vero che in questa provincia rimangono alcuni fattori problematici: borseggi negli autobus, truffe agli anziani e atti di vandalismo nelle scuole, tutte questioni da affrontare in futuro in modo più determinato».