Riparte l’ex corridoio 5?

dal Piccolo del 02/10/12

 

L’Est Europa “tifa” per il Corridoio V Summit a Budapest

 

di Giulio Garau wINVIATO A BUDAPEST Le grandi infrastrutture dei corridoi multimodali Paneuropei – e in particolare il Corridoio V, il Corridoio Mediterraneo (rinominato 3 dalla Commissione europea nell’elenco delle priorità) – come misura anti-crisi, per dare sviluppo e occupazione delle regioni dell’Europa centrale. Mentre in Italia non si sono sopite le proteste contro la Tav in Val di Susa, oggi a Budapest si riuniscono in un vertice i paesi del Centroeuropa attraversati da questo asse intermodale per fare il punto con il Coordinatore europeo dei corridoi, Laurens Jan Brinkhorst, della direzione generale mobilità e trasporti Ue. Rappresentanti del governo ungherese, sloveno, ucraino, assieme ai vertici delle rispettive aziende ferroviarie (ma ci saranno pure quelli delle ferrovie italiane e tedesche), chiederanno un rilancio del Corridoio V, che interseca tutti gli altri corridoi, l’accelerazione dei tempi e degli investimenti per l’apertura dei cantieri. Mai finora era giunta così forte la richiesta delle regioni del centro Est Europa di passare alla fase attuativa delle opere che potrebbero dare un impulso vitale alle economie provate dalla crisi mondiale. Fra queste l’Ungheria, crocevia dei corridoi paneuropei, cerniera tra Europa centrale ed orientale e l’Europa del Sud, canale naturale di transito da e per la Russia. Budapest si trova a combattere con più fatica il deficit che deve essere mantenuto sotto la soglia comunitaria, fissata al 3% e negli ultimi mesi, come ha confermato il ministro dell’Economia Gyorgy Matolcsy, ha rivisto al ribasso le stime del pil, che nel secondo trimestre del 2012 è passato dal -1,2% al -1,3%. Colpiti il settore agricolo (-10,4%) e quello industriale (-0,7%). Ma se anche oggi a Budapest non è prevista alcuna presenza dei vertici del governo italiano sarà comunque l’Italia con la Camera di commercio italo-ungherese a fare da protagonista (è guidata da un triestino, Maurizio Sauli, con un passato all’Ansaldo) come organizzatore dell’evento internazionale. E ci saranno anche l’Ince (Iniziativa centro Europea), Unioncamere, la Transpadana e Unicredit. A tener banco l’attraversamento in regioni come quelle del centro Est Europa caratterizzate ancora da uno straordinario potenziale di sviluppo economico che suscita interesse per gli investitori. Uno sviluppo del corridoio, sottolineano gli economisti, permetterebbe all’Italia di recuperare buona parte del gap commerciale (tempi e costi di trasporto) che ne ha limitato la capacità competitiva oltre a dare vantaggi a un paese fortemente penalizzato dalle carenze infrastrutturali specie a Nordest. Lo dimostra la “soverchiante” presenza tedesca dovuta alla maggiore capacità di penetrazione di quei mercati grazie alle infrastrutture consolidate. Ma il summit di oggi introdurrà anche una focalizzazione sulla Russia: senza la destinazione finale Kiev, gli investimenti non avranno ritorni significativi. Quello di oggi potrebbe rivelarsi un giorno cruciale, ne è convinta anche Debora Serracchiani, componente della Commissione trasporti Ue. «Il Corridoio 5, così come lo abbiamo inteso finora – spiega -, è a una svolta. Occorre dunque cominciare a guardare con occhi diversi e maggiore realismo al senso strategico di quest’opera, alla luce dei problemi finanziari soprattutto della Slovenia e dell’Ungheria, e alla luce degli interventi che l’Austria sta facendo sul Semmering. Bisogna ad esempio considerare che l’ingresso pieno della Croazia nella Ue il prossimo anno produrrà l’apertura di un vero mercato e nuove opportunità trasportistiche, nella direzione dell’Ungheria e del Danubio, della Serbia e della Russia, e tenere conto di ciò nel tracciare i nuovi collegamenti, come ad esempio quello passante da Fiume, Zagabria e Budapest». In finale una costatazione amara: «Il governo italiano – conclude la Serracchiani – avrebbe dovuto cogliere l’opportunità di questo incontro a Budapest per indirizzare e rimarcare le nostre priorità nazionali, che in questo caso poi sono anche le priorità del Friuli Venezia Giulia».