DA NOTARE CHE IL PICCOLO CENSURA LA PRESENZA DEI NOTAV BEN PRESENTI CON BANDIERE,STRISCIONE E VOLANTINAGGIO PER IL PRESIDIO DI MERCOLEDI’ SOTTO IL COMUNE. SARA’ UN CASO?
Dal Piccolo del 17/09/13
E in piazza arriva la protesta “eterogenea”
di Pierpaolo Pitich TRIESTE Sono da poco passate le 17, quando la vice presidente della Commissione europea Viviane Reding esce dal Centro Congressi della Stazione Marittima, al termine del “Dialogo con i cittadini”: ad attenderla circa duecento manifestanti che, quando si accorgono che sta lasciando l’edificio dalla porta opposta a quella prevista, scortata dal servizio d’ordine, accennano ad una contestazione, spostandosi in blocco con tanto di cori e striscioni. Reding sfreccia via in automobile, protetta dal cordone di sicurezza, mentre gli agenti in tenuta anti sommossa evitano che ci sia il minimo contatto. È stato l’unico momento di tensione nel pomeriggio di protesta organizzato nel piazzale della Stazione Marittima contro il rigassificatore. I primi striscioni compaiono già poco prima delle 14: l’area è completamente transennata ed occupata dai mezzi blindati di polizia e carabinieri, mentre all’esterno il clima rimane sostanzialmente tranquillo. In realtà sembra di assistere a due presidi distinti: da una parte le associazioni ambientaliste, con i loro interventi al microfono e con gli striscioni “Trieste dice no ai rigassificatori” e “Giù le mani dal golfo di Trieste”. Dall’altra i rappresentanti del Movimento Trieste Libera con le immancabili magliette e bandiere e con gli striscioni che inneggiano al Tlt, ma anche con un eloquente “Rigassificatore game over”. Stesso obiettivo dunque, ma motivazioni di fondo diverse. «Stiamo portando avanti una battaglia che dura da anni e dove l’aspetto più importante è quello della sicurezza – spiegano Dario Predonzan del Wwf ed Ettore Calandra di Legambiente -. L’unica strada da percorrere è quella di annullare definitivamente la Valutazione di impatto ambientale viziata da errori e ripartire da zero». Una questione che invece non si pone nemmeno per gli esponenti di Trieste Libera. «Non ha nessun senso parlare di rigassificatore, in quanto le leggi italiane non hanno alcun valore all’interno del Porto di Trieste – dice Roberto Giurastante -. Il convegno di oggi è solo una campagna elettorale dell’Ue che cerca di convincere i cittadini ad andare al voto il prossimo anno». Nel piazzale sventolano anche le bandiere di Rifondazione comunista, Sel, Comunisti Italiani e Movimento 5 Stelle. «Il rigassificatore porterebbe alla fine del Porto di Trieste, ma c’è qualcuno che non vuol rispettare la volontà popolare» il commento del consigliere comunale Marino Andolina, mentre per Stojan Spetic, segretario regionale dei Comunisti Italiani: «Siamo di fronte ad una Europa che limita la democrazia e finge di ascoltare i cittadini». Secondo Giulio Lauri di Sel è l’«attuale governo che adesso deve far valere la posizione già espressa dai cittadini e dalle istituzioni locali», mentre per il grillino Paolo Menis è «fondamentale la partecipazione dei cittadini, troppo spesso messa sotto i piedi e ignorata anche a livello europeo»
Rigassificatore, l’Ue cede la palla a Roma
La vicepresidente della Commissione Reding arriva a Trieste e assicura: «Aspettiamo la valutazione ambientale italiana»
di Giovanni Tomasin
TRIESTE. La Commissione europea rimette all’Italia la decisione sull’opportunità o meno di realizzare un rigassificatore a Zaule. Dopo che nei mesi scorsi Bruxelles aveva definito «strategico» un impianto nell’Alto Adriatico, senza però specificare la locazione, ieri a Trieste la vicepresidente della Commissione Viviane Reding ha aggiustato il tiro. «Prima di arrivare qui ho parlato con i colleghi della Commissione: mi hanno detto che si attende la conclusione della nuova valutazione di impatto ambientale italiana prima di pronunciarsi nel merito».
Reding è sbarcata nel capoluogo regionale per l’ultimo incontro di un tour che ha portato i rappresentanti dell’Unione a incontrare i cittadini europei: accompagnata dal ministro agli Affari europei Enzo Moavero Milanesi, alla presenza della governatrice Debora Serracchiani, Reding ha risposto alle domande di ottocento italiani, sloveni e croati. Diverse le osservazioni fatte dai triestini in merito al rigassificatore, mentre fuori dalla Stazione marittima circa duecento persone protestavano contro il progetto. Moavero ha posto l’accento su come il governo italiano abbia «appositamente sospeso per sei mesi la procedura di Via per confrontarsi con il territorio e le istituzioni locali», aggiungendo poi che «la Commissione europea discuterà di questo argomento nelle prossime settimane e, come ha detto Reding, di certo starà a sentire il parere dell’Italia». Su quale sia questo parere, però, il ministro ha preferito non sbilanciarsi.
In apertura dell’incontro il sindaco di Trieste Roberto Cosolini ha colto l’occasione per ribadire la contrarietà delle istituzioni locali non tanto alle necessità strategiche di rifornimento energetico europee, quanto «a questo specifico progetto, che per la sua locazione ha sollevato criticità ben precise di carattere ambientale e in ambito di sicurezza».
Ma nel dibattito di ieri non si è parlato soltanto di rigassificatore. Prima dell’incontro con i cittadini, Reding ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Il dialogo transfrontaliero di Trieste riunisce cittadini di quattro paesi vicini e rappresenta un esempio importante di ciò che veramente significa un’Europa senza frontiere. Non dobbiamo mai dimenticare che il diritto alla libera circolazione di ogni cittadino europeo è un bene da tutelare e proteggere. Non è negoziabile. L’allarmismo populista intorno al turismo sociale non ha spazio in Europa. Dobbiamo restare fedeli ai principi che sono alla base dell’Unione europea e la libera circolazione è il nucleo di ciò che l’Ue è e rappresenta».
Il pubblico, attraverso un sistema di consultazione elettronica, ha espresso la sensazione di non essere ascoltato dalle istituzioni europee: «L’ascolto c’è in incontri come questo ma non solo – ha risposto Reding -. Le elezioni europee a cui ci stiamo avvicinando sono una tappa importantissima per il dialogo fra l’Unione e i suoi cittadini, ed è pertanto fondamentale che gli elettori scelgano i loro europarlamentari e li votino in maniera tale da veder rappresentate le loro istanze nel migliore dei modi».
Conversando con la stampa, Moavero ha parlato delle prospettive generate dai finanziamenti europei: «Penso che parlare di Europa matrigna in Italia sia particolarmente fuorviante. Siamo alla fine del periodo del bilancio europeo 2007-2013 e abbiamo ancora il 60% di fondi strutturali da spendere. Sono circa 16 miliardi. Con il cofinanziamento nazionale obbligatorio fanno circa 30 miliardi. Nel programma finanziario europeo 2014-2020 ci saranno oltre 29 miliardi per l’Italia che con il cofinanziamento nazionale fanno circa 58. Stiamo parlando quindi da adesso al 2020 di una somma pari a circa 85-90 miliardi di euro a disposizione della crescita economica e della creazione di posti di lavoro». A dar man forte, sottolineando l’importanza di far capire che «essere cittadini europei, soprattutto per le giovani generazioni, è il futuro», la governatrice ed ex europarlamentare Serracchiani.