RIGASSIFICATORE: presentato il nuovo progetto

Dal Piccolo del 18/11/11

 

Rigassificatore: un piano per sconfiggere i veti

PROGETTO DEFINITIVO»DOCUMENTO PRESENTATO IN REGIONE

Sei mesi di tempo per predisporre istruttorie e elaborare i pareri

Per poter esprimere un parere su un’opera come il rigassificatore di Zaule, non basta certo un incontro di un paio d’ore (tanto è durata, martedì scorso, la presentazione in power point organizzata da Gas Natural in Regione). Agli attori istituzionali coinvolti nell’operazione verrà quindi recapitato a giorni il dvd con il materiale da sottoporre al vaglio dei tecnici. Il tutto in tempi decisamente rapidi. La legge prevede infatti che la Regione esprima il proprio parere entro 200 giorni dal ricevimento della documentazione. Entro tale scadenza quindi i vari enti – dal Comune di Trieste alla Provincia, dall’Arpa e all’Autorità portuale -, dovranno predisporre le istruttorie e trarre le conclusioni da esporre poi alla Conferenza dei servizi. Se in quella sede tutti i convitati si esprimeranno a favore, l’opera otterrà il via libera. In caso di mancata unanimità, invece, il verdetto spetterà alla giunta regionale.

di Maddalena Rebecca Creazione di collinette artificiali chiamate a “mascherare” l’impianto. Raddoppio dei pontili, da realizzare uno a fianco all’altro, per garantire l’accesso anche in caso di incidenti o scoppi. Adeguamento dei criteri progettuali alle specifiche caratteristiche del golfo di Trieste, fotografate in modo puntuale dall’Ogs. Contiene questo e molto altro il progetto definitivo del rigassificatore di Zaule illustrato nei giorni scorsi in Regione dai vertici di Gas Natural. Un’illustrazione preliminare (ai partecipanti sono state mostrate solo delle tavole riassuntive), che segna però la decisa ripresa della procedura autorizzativa dell’impianto nell’area ex Esso, pur in assenza del via libera al gasdotto Snam Rete Gas, essenziale per l’avvio dell’operazione gnl. Il progetto definitivo del rigassificatore arriva a distanza di poco più di due anni dal decreto sulla compatibilità ambientale firmato dagli ex ministri dell’Ambiente e dei Beni culturali Stefania Prestigiacomo e Sandro Bondi. Decreto che vincolava la realizzazione dell’opera all’adempimento di una lunga serie di prescrizioni, ora recepite da Gas Natural e confluite appunto nell’elaborato definitivo, diventato per molti aspetti “nuovo” e diverso rispetto al precedente. Le integrazioni riguardano sia aspetti squisitamente tecnici, sia misure di immediata comprensione anche per non addetti ai lavori. La prima e più visibile trasformazione riguarda l’aspetto “estetico” dell’opera. Su espressa richiesta del ministero dei Beni culturali, Gas Natural non procederà alla prevista rettifica della linea di costa, necessaria per realizzare una banchina lunga 400 metri, ma la interromperà creando delle collinette alberate. Una soluzione voluta per armonizzare l’impianto con il paesaggio circostante e ridurne visivamente l’impatto. All’occhio balza poi una seconda modifica: il raddoppio dei pontili. Un accorgimento preso in ottemperanza a quanto richiesto dal Comitato tecnico regionale per aumentare le garanzie di sicurezza del rigassificatore. La cosiddetta linea fredda di sdoppiamento ha il compito infatti di consentire l’accesso ai pontili in caso di incidenti o scoppi. Rientra nel capitolo sicurezza anche un’altra novità inserita nel documento definitivo: la scelta di riformulare la progettazione alla luce delle disposizioni antisismiche e delle ultime norme in materia di costruzioni, decidendo ad esempio di alternare macro e micropali per realizzare le fondamenta. Grande attenzione, inoltre, alla tutela del golfo (voce, secondo gli ambientalisti, non sufficientemente presa in considerazione da Gas Natural in passato). Per evitare che il ciclo del freddo alteri l’ecosistema marino, il colosso spagnolo ha elaborato un progetto di fattibilità che prevede la compensazione delle frigorie del processo di rigassificazione con le calorie prodotte dalla centrale Elettra Glt di Servola. Inoltre ha rivisto soluzioni tecniche e strutturali alla luce dei dati precisi su temperature dell’acqua, venti e correnti raccolti dall’Ogs (il preliminare era stato redatto invece su analisi fornite da esperti di Venezia). Infine il capitolo bonifiche. Nel progetto sono stati inseriti i risultati delle caratterizzazioni, già ultimate sia nella parte a terra sia nell’area a mare. Dai sondaggi è emersa anche l’esistenza di una fascia “non trattabile”, il cui terreno dovrà quindi essere asportato. E anche su questa voce arrivano nuove, precise indicazioni. Gas Natural, così come prescritto da Roma, effettuerà più del 70% delle movimentazioni dei terreni inquinati via mare, per ridurre al minimo l’inquinamento.

 

Ma il Wwf attacca: “Incompatibile”

L’area marina di Miramare diventa “sito di importanza comunitaria” (Sic), fatto che per il Wwf rappresenta «un ulteriore elemento per dire no al rigassificatore». Una nuova levata di scudi è arrivata ieri dagli ambientalisti triestini, decisi a chiedere «un’approfondita valutazione di incidenza ecologica che consideri quale impatto comporterebbe la realizzazione dell’impianto gnl sui delicati ecosistemi marini del neonato Sic» . «Questa novità impone una nuova riflessione – ha detto Dario Predonzan, esponente del Wwf – perché il Sic di Miramare è uno dei pochissimi esistenti oggi in Italia, il primo in regione. Nel golfo di Trieste e soprattutto a Miramare esistono interessanti microclimi e si sviluppano flora e fauna marine di particolare valore». «L’elemento comune dei rigassificatori già realizzati – ha ricordato il biologo marino Carlo Franzosini – è l’utilizzo dell’acqua di mare nel processo di rigassificazione, per risparmiare costi. L’acqua è preventivamente sterilizzata per evitare incrostazioni. Basterebbe utilizzare lo 0,87% dell’energia prodotta dal rigassificatore per alimentare la combustione ed evitare così l’utilizzo dell’acqua di mare. Quando si ricorre a quest’ultima, se ne filtrano 500mila metri cubi al giorno, un volume corrispondente a un palazzo di 20 piani. Finito il ciclo – ha continuato il biologo – si arriva a riversare in mare fino a 200 tonnellate all’anno di veleni. Le conseguenze sono la perdita di uova e di larve, l’interruzione di cicli biologici. Le alternative serie a questi progetti esistono, ma sono state omesse dai progetti, eppure garantirebbero meglio l’ambiente. Bisogna approfondire il dibattito, anche nelle sedi istituzionali». «Soltanto la “Via” sul rigassificatore di Zaule proposto dalla GasNatural – ha ripreso Predonzan – si è finora conclusa con un decreto ministeriale, giudicato però scorretto dagli ambientalisti e da alcuni Comuni, che lo hanno impugnato al Tar del Lazio, mentre mancano ancora le conclusioni dei procedimenti sul rigassificatore off shore di E.On. e sul gasdotto Trieste-Grado-Villesse proposto dalla Snam. Nei mari italiani, e specialmente in quelli come l’Adriatico che ha scarsa profondità e grande produttività primaria – ha concluso l’esponente del Wwf – la tecnologia a circuito aperto prevista nella maggioranza dei rigassificatori andrebbe sostituita da quella a circuito chiuso, che utilizzi per il processo di rigassificazione altre fonti di calore». (u.s.)