dal Piccolo del 16/10/13
«Rigassificatore, il governo revochi l’autorizzazione a Gas Natural»
di Silvio Maranzana Il sindaco Roberto Cosolini vede il bicchiere mezzo pieno: «È indubbio che la Commissione europea ha fatto sparire la localizzazione di Zaule per il rigassificatore in Alto Adriatico comunque inserito nella lista dei progetti energetici prioritari. E questa è una notizia ampiamente positiva soprattutto per i triestini». E l’assessore regionale a Ambiente e Energia Sara Vito fin dalle ore immediatamente successive all’approvazione dell’elenco da Bruxelles è stata ancora più esplicita: «Infrastrutture che hanno un impatto ambientale e conseguenze dirette sul futuro delle attività produttive, come nel caso dell’ipotizzato rigassificatore del porto di Trieste, devono essere ponderate fin dall’inizio con attenzione e in una logica di dialogo transfrontaliero. Siamo favorevoli a una strategia europea che punti a fornire energia a costo più basso per il sistema produttivo e per i cittadini e quindi siamo disponibili a dialogare per raggiungere questi obiettivi. Ma certo non possiamo accettare che la nostra regione subisca senza discutere l’imposizione dall’alto di qualsiasi infrastruttura energetica». Ma la dichiarazione più sorprendente arriva dal deputato del Pd, Ettore Rosato: «Il progetto di Zaule è un progetto definitivamente morto anche perché secondo me, e non ho timore a dirlo apertamente, gli sloveni hanno interesse a realizzare un rigassificatore sul proprio territorio. In questo modo si spiega anche la loro strenua opposizione a Zaule e la localizzazione in Nord Adriatico approvata dall’Ue non ostacolerebbe questa possibilità». Riguardo alla nuova localizzazione il deputato del Movimento 5 stelle, Aris Prodani rileva che alcune voci prive comunque di qualsiasi ufficialità hanno affacciato l’ipotesi di Porto Nogaro del resto ben difficilmente realizzabile dal momento che si tratterebbe di dover preventivamente di dragare i fondali. Ma soprattutto ricorda la risposta a una sua specifica interrogazione data dal sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti che ribadì che «non compete alle amministrazioni specificare i siti dove ubicare i terminali di rigassificazione». La parola dunque, almeno per quanto riguarda la proposta di nuova localizzazione, dovrebbe tornare ai privati. Ma l’unico progetto già ben sviluppato sulla carta è quello di Zaule e Gas Natural intende continuare a farlo valere dal momento che non ha rinunciato alla causa dinanzi al Tar del Lazio prevista per il 19 marzo allorché i giudici amministrativi dovranno pronunciarsi nel merito contro la sospensione dell’Aia già concessa nel 2009. La sospensione scade venerdì per cui in tempi brevi il governo potrebbe prorogarla, magari in attesa del giudizio del Tar, oppure revocarla definitivamente come hanno chiesto Comune e Provincia di Trieste con lettere inviate ai tre ministeri interessati.
Dal Piccolo del 15/10/13
«Rigassificatore in Alto Adriatico» La Ue fa sparire la parola Zaule
Tra i progetti energetici strategici che potranno essere cofinanziati dall’Unione europea ce n’è anche un secondo che interessa a Trieste e riguarda il potenziamento dell’oleodotto transalpino che quest’anno batterà tutti i record con 500 petroliere al terminal della Siot e 40 milioni di tonnellate di greggio pompate. In questo caso la proposta è venuta dalla Repubblica Ceca che nel dicembre scorso ha acquistato il 5% delle azioni della società che gestisce la pipeline. Per affrancarsi dalla dipendenza russa, i cechi vogliono aumentare i propri rifornimenti via Trieste. Per fare questo è necessario, tramite una serie di lavori dell’ammontare di svariati milioni di euro, aumentare la portata della pipeline con alcuni accorgimenti tecnici mirati a eliminare una serie di strozzature della condotta e a aumentare la potenza dei motori di pompaggio. (s.m.) di Silvio Maranzana Un rigassificatore on shore, quindi sulla costa, in Alto Adriatico, «la cui precisa collocazione sarà decisa dal governo italiano in accordo con quello sloveno». È la dizione precisa con cui ieri la Commissione europea ha inserito l’impianto, originariamente previsto a Zaule, nell’elenco dei 248 progetti prioritari per le connessioni energetiche. Vero è che la località di Zaule è definitivamente sparita, il che non era accaduto fino al primo passaggio a Bruxelles in sede tecnica, ma il fatto che ieri sia stata ribadita la collocazione on shore e che si citi la necessità di un accordo solo tra Roma e Lubiana ha immediatamente ricreato un clima di incertezza facendo oltretutto supporre che siano state fuorvianti tutte le illazioni emerse nelle ultime settimane e che parlavano dell’ipotesi di un rigassificatore più o meno al largo di Pola con il coinvolgimento anche della Croazia che invece non viene nemmeno previsto. La Commissione europea ha bocciato la soluzione offshore e teoricamente potrebbe anche aver rimesso ballo la soluzione Zaule non fosse che nello stesso elenco dei progetti prioritari è stato inserito, per essere potenziato (come riferiamo a parte), anche l’oleodotto della Siot, società che si è costituita in giudizio rispetto al ricorso al Tar di Gas Natural ritenendo incompatibile l’esistenza di un impianto a Zaule con la crescita, già cominciata, del traffico di petroliere. Ieri il ministero sloveno delle Infrastrutture ha ricordato che l’accordo raggiunto con Roma prevede che l’Italia possa determinare il sito del rigassificatore solo in accordo con la Slovenia che si è opposta a Zaule. La premier slovena Alenka Bratusek ha dichiarato che la decisione riguardo al sito per il rigassificatore dovrà essere presa sulla base dell’impatto ambientale e transfrontaliero. La questione potrebbe essere sufficientemente chiara se già fra tre giorni, il 18 ottobre, non scadesse la moratoria di sei mesi decisa dall’ex ministro Corrado Clini al provvedimento di compatibilità ambientale che già nel 2009 il governo italiano aveva emesso a favore di Gas Natural per il progetto di Zaule. Da giovedì la compatibilità ambientale riprenderà vigore. A questo proposito ieri gli assessori all’Ambiente Umberto Laureni e Vittorio Zollia hanno annunciato che sindaco e presidente della Provincia stanno per inviare una lettera ai ministri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e dei Beni culturali affinché l’autorizzazione di Via (Valutazione d’impatto ambientale) al rigassificatore di Zaule anziché rientrare in vigore venga definitivamente revocata. E per l’assessore regionale Sara Vito l’assenza del sito di Zaule premia la nuova amministrazione regionale da sempre contraria a quell’ubicazione. «È essenziale che siano rispettati i criteri di sicurezza e salvaguardia ambientale», ha sottolineato il parlamentare dei Popolari europei Antonio Cancian. Ma anche la causa al Tar di Gas Natural nel frattempo procede e appena il 19 marzo i giudici amministrativi del Lazio si pronunceranno nel merito. La battaglia dunque a Trieste dove ultimamente tutte le amministrazioni elettive e le associazioni ambientaliste, oltre all’Autorità portuale e alla maggior parte dei partiti e dei sindacati si sono detti contrari alla localizzazione di Zaule pare destinata a riprendere vigore. «Riteniamo che la stragrande maggioranza dei progetti energetici Ue d’interesse comune verrà realizzata nei prossimi anni», ha dichiarato ieri il commissario all’Energia Guenther Oettinger specificando che «nella lista adottata oggi ci sono solo quelli che riteniamo siano fattibili a breve in quanto sono stati concordati da tutti gli Stati membri e c’è quindi la certezza che i 28 sono interessati e coinvolti per la loro effettiva realizzazione». I finanziamenti europei saranno di 5,85 miliardi di euro fino alla fine del decennio. Fare parte della lista è condizione indispensabile per chiedere il cofinanziamento dei progetti. La lista sarà ora passata al vaglio formale del Parlamento e del Consiglio europei: fare emendamenti non è ammesso, l’approvazione viene data per scontata
Dal Piccolo del 10/10/13
«Dove il rigassificatore? Non decide Roma»
Dove, in quale località nel Nord Adriatico è prevista la realizzazione del terminale di rigassificazione incluso fra i progetti di interesse comune su cui lunedì prossimo la Commissione europea dovrà pronunciarsi definitivamente? A questa domanda, posta dal deputato triestino di M5S Aris Prodani anche alla luce della sospensione della Via decretata lo scorso aprile dal Ministero dell’Ambiente sull’ipotesi Zaule, il Ministero dello Sviluppo economico ha risposto. Ma solo riepilogando, in sintesi, lo stato delle cose. L’altro giorno, peraltro, è arrivata la notizia della cancellazione del sito di Zaule dall’elenco di possibili localizzazioni al vaglio di Bruxelles. Il Mise, per voce del sottosegretario Claudio De Vincenti, ha illustrato la risposta in commissione. Ricordando in primis come nella lista europea dei progetti energetici compaia quello «denominato come “rigassificatore in terraferma nel Nord Adriatico” proprio per tener conto di una sua possibile delocalizzazione nell’area del Nord Adriatico, come previsto dal decreto di sospensione della Via». «Tale circostanza – prosegue il ministero – sarà valutata dal Mattm (Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, ndr) alla scadenza del termine 18 ottobre fissato dal decreto». L’allora ministro Clini aveva infatti dato tempo sei mesi a Gas Natural per individuare una localizzazione alternativa per l’impianto o all’Autorità portuale per modificare il proprio Piano regolatore in modo da renderlo compatibile con il progetto del terminale. Al 18 ottobre, scadenza dei sei mesi, «verosimilmente – prosegue il documento ministeriale -, nessuna delle due ipotesi presenti nel Dm di sospensiva sarà realizzata». A quel punto il Ministero dell’Ambiente si pronuncerà, confermando o revocando la Via a suo tempo adottata. In caso di revoca, il Ministero dello Sviluppo economico rigetterà la domanda di autorizzazione alla costruzione dell’impianto. Inoltre, rileva il Mise, «non compete alle amministrazioni specificare i siti dove ubicare i terminali di rigassificazione», quanto invece pronunciarsi, rispetto alle istanze di autorizzazione presentate dai privati, «sulla base del rapporto ambientale e dei piani territoriali interessati». Tutt’altro che soddisfatto Prodani: «Mi aspettavo una risposta più puntuale e precisa – afferma il parlamentare grillino -, cioè definitiva su un sito da parte del governo. Considerata la contrarietà degli enti locali e dell’Autorità portuale, e quanto affermato da Viviane Reding (vicepresidente della Commissione europea, ndr) a Trieste». Quest’ultima aveva spiegato come l’Ue stia attendendo la pronuncia dell’Italia sulla nuova valutazione d’impatto ambientale. Prodani svela infine un altro motivo di insoddisfazione, emerso a margine della seduta in commissione durante la quale ha preso la parola De Vincenti: «Verbalmente mi è stato detto che per la data del 18 ottobre sicuramente non arriverà una risposta del governo. Ci vorrà più tempo… Pensavo che alla luce del Piano regolatore del porto fosse stata messa una pietra tombale sul rigassificatore, ma – conclude il deputato del MoVimento 5 Stelle – non sembra sia così». (m.u.)
Dal Piccolo del 09/10/13
Rigassificatore, la Commissione Ue cancella la collocazione di Zaule
di Silvio Maranzana Lunedì prossimo, il 14 ottobre, la Commissione europea darà il via libera alla realizzazione di un rigassificatore nell’Alto Adriatico, ma non sul sito di Zaule che è stato definitivamente cancellato. L’approvazione alla realizzazione di un impianto, presumibilmente offshore, ma del quale non si conosce ancora la collocazione precisa, avverrà nell’ambito dell’approvazione della lista dei 130 progetti prioritari di interesse comune in ambito energetico che ha già passato il vaglio del Comitato tecnico dell’Ue nella seduta del 24 luglio. Successivamente, tra fine ottobre e inizio novembre, il Parlamento e il Consiglio europeo si pronunceranno su questo elenco delle priorità semplicemente con un sì (o meno probabilmente con un no), ma senza che sia previsto un dibattito e senza la possibilità di presentare emendamenti. Le notizie fresche arrivano dal parlamentare europeo veneto Antonio Cancian dei Popolari europei ieri al lavoro nel suo ufficio di Strasburgo. Nella lista passata l’estate scorsa al vaglio tecnico era inserito un impianto connotato in questo modo: «rigassificatore a Zaule o in altra località dell’Alto Adriatico». «Ora però – riferisce Cancian – la località Zaule è definitivamente scomparsa e si cita soltanto in modo generico l’Alto Adriatico». Era stata la Slovenia a presentare opposizione alla collocazione di Zaule (contro la quale hanno preso posizione contraria anche tutte le amministrazioni elettive regionali e triestine interessate oltre all’Autorità portuale e alle associazioni ambientaliste) minacciando il voto contrario che avrebbe fatto saltare l’intera lista dal momento che è necessario l’assenso di tutti i Paesi dell’Ue. La Commissione ha allora demandato agli Stati nazionali il compito di accordarsi e il 12 settembre nella Trilaterale a Venezia i capi di Governo di Italia, Slovenia e Croazia hanno convenuto di costituire un gruppo di lavoro per i progetti infrastrutturali. In un incontro successivo, Italia e Slovenia avrebbero nuovamente dibattuto la questione e sarebbero giunte a un accordo che prevederebbe la collocazione dell’impianto a una distanza minima di 16 km. dalle acque territoriali slovene. Già a luglio il ministro dell’Ambiente sloveno si sarebbe detto pronto a favorire il sì politico del suo Paese a patto che il rigassificatore “scivoli” verso Venezia. Erano circolate ufficiosamente anche due date: il 20 settembre come termine ultimo dato a Roma e Lubiana per accordarsi e il 2 ottobre per notificare l’accordo raggiunto agli altri Stati membri. Tutto ciò evidentemente sarebbe già avvenuto e qualche giorno fa la notizia dell’accordo raggiunto è stata pubblicata dal quotidiano on line sloveno Finance. Voci insistenti parlerebbero di una collocazione al largo di Pola evidentemente con il coinvolgimento anche della Croazia. La questione Zaule però potrebbe non essere definitivamente risolta. Il 18 ottobre cioé venerdì prossimo scadono infatti i sei mesi di moratoria decisi dall’ex ministro Clini sul provvedimento di compatibilità ambientale dato già nel 2009 dal Governo italiano al progetto della società catalana Gas Natural che contro questa sospensione ha fatto ricorso sul quale il Tar si pronuncerà nel merito appena il 19 marzo 2014. «In caso di mancata realizzazione dell’impianto il Governo italiano potrebbe dover pagare penali enormi a Gas Natural», commenta l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni che al pari del suo collega della Provincia, Vittorio Zollia, nelle ultime settimane sul rigassificatore non ha ricevuto alcuna comunicazione né da Roma né da Bruxelles. L’impianto di Zaule deve essere cassato ufficialmente dopodiché spetterà evidentemente al Governo italiano e a Gas Natural trattare per il divorzio o per il nuovo progetto.