RIGASSIFICATORE: aggiornamenti

25/07/13

Rigassificatore, primo sì dai tecnici di Bruxelles

 

Appena cinque giorni fa il Tar del Lazio ha bocciato la richiesta con cui la società catalana Gas Natural, che ha progettato l’impianto di Zaule, aveva chiesto lo stop al decreto con cui l’ex ministro Clini aveva sospeso per sei mesi, fino al 18 ottobre, la compatibilità ambientale già concessa all’impianto. È stata rigettata la richiesta di sospensiva, mentre nel merito i giudici decideranno appena il 19 marzo 2014. Nella motivazione dell’ordinanza che ha dato torto a Gas Natural, i giudici amministrativi hanno rilevato tra l’altro che «anche l’eventuale adozione di una misura cautelare favorevole non sarebbe in grado di tutelare appieno gli interessi della ricorrente anche con riferimento al rischio di non essere incluso tra i progetti di interesse comunitario». Un rischio che è stato comunque evitato. di Silvio Maranzana Il rigassificatore «a Zaule o in altra località dell’Alto Adriatico» (questa la denominazione con cui è stato connotato), nonostante quella che sembra ancora la conclamata opposizione da parte della Slovenia, oltre che di tutte le amministrazioni del territorio triestino a partire dalla Regione Friuli Venezia Giulia, figura nella lista dei progetti prioritari in ambito energetico approvata dal Comitato tecnico dell’Ue in cui sono rappresentati funzionari ministeriali dei 28 Stati membri che si è riunito ieri pomeriggio a Bruxelles. A nulla sembrano essere valse dunque, almeno in questa fase, le prese di posizione contrarie, né il fatto che l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini abbia sospeso con un decreto della validità di sei mesi la compatibilità ambientale già data al progetto di Gas Natural nel 2009. La notizia dell’approvazione da parte del Comitato tecnico della lista, in cui non è nemmeno sparita la parola Zaule anche se affiancata dall’ipotesi di un’ubicazione alternativa sempre in Alto Adriatico, viene dal parlamentare europeo veneto Antonio Cancian dei Popolari europei, anche ieri in stretto contatto con la rappresentanza del governo italiano a Bruxelles. Non si tratta comunque di un sì definitivo, dal momento che la lista deve ottenere il varo finale in sede politica, sembra nella prima metà di ottobre, da parte della Commissione europea sede nella quale aggiungere qualche impianto, secondo le stesse affermazioni di Cancian «risulterebbe pressoché impossibile, meno arduo però cassarne qualcuno». Non è scontato però che la volontà politica a livelli nazionali prema nella direzione della cancellazione. Da fonti slovene infatti ieri si è diffusa la voce che lo stesso ministro dell’Ambiente di Lubiana sarebbe pronto a favorire il sì politico del suo Paese, a patto che l’impianto “scivoli” verso Venezia. E sono circolate ufficiosamente anche due date: il 20 settembre, termine dato a Italia e Slovenia per accordarsi tra loro, evidentemente sull’ubicazione, e il 2 ottobre per “notificare” l’accordo raggiunto agli altri Stati membri. Ufficialmente però il braccio di ferro continua. Secondo la tabella di marcia, l’esecutivo Ue dovrebbe prendere una decisione sulla lista delle nuove infrastrutture energetiche prioritarie entro i primi di ottobre. La disputa sul progetto del rigassificatore di Zaule viene discussa nell’ambito di gruppi regionali di lavoro incaricati di selezionare le infrastrutture considerate «chiave» e «di interesse comune», che secondo le nuove regole potranno beneficiare non solo di fondi Ue, ma anche di tempi ridotti per le autorizzazioni e di realizzazione. Quella di ierii era l’ultima riunione dei rappresentanti degli Stati membri prima della pausa estiva e sembra l’ultima in assoluto per definire, sempre in chiave tecnica, l’elenco dei progetti prioritari. Quanto al progetto di Zaule, la Slovenia avrebbe ribadito il no esplicitando anche dubbi per quanto riguarda una diversa ubicazione di interesse comune, ma sono state le stesse fonti comunitarie a chiarire poi ieri che «i negoziati fra Italia e Slovenia sono in corso e la Commissione europea cerca di facilitare un accordo».

 

23/07/13

Rigassificatore: la Slovenia ci ripensa e voterà per il no

 

di Mauro Manzin “Contrordine compagni”. La Slovenia cambia idea e domani a Bruxelles nella riunione che stabilirà i progetti energetici che otterranno finanziamenti comunitari prioritari voterà contro il rigassificatore di Zaule che fa parte del “pacchetto” che sarà in discussione. E poi un altro colpo di scena. Il ministro degli esteri sloveno Karl Erjavec dichiara da Bruxelles che nella lista dei progetti prioritari di interesse comune (Pci) dell’Ue non ci sarà il rigassificatore di Zaule. Erjavec dice di «poter tranquillamente affermare che il rigassificatore di Zaule non sarà nella lista e secondo informazioni, di cui dispongo, la Commissione europea non appoggia questo progetto». Si tratta, dunque, di un nuovo risvolto nella storia sulla votazione della lista sui Pci che si terrà domani a Bruxelles. Notizia che giunge a poche ore dalla decisone del governo sloveno. La nuova decisione dell’esecutivo Bratušek è stata confermata dal ministro per le Infrastrutture Samo Omerzel che ha così di fatto preso in mano il dossier fino a ieri nelle mani del “collega” dell’Ambiente. «Voteremo contro il rigassificatore di Zaule – ha annunciato il ministro – nonostante ci sia in discussione un pacchetto di sette progetti energetici molto importanti per la Slovenia». Precedentemente si era stabilito che la Slovenia si sarebbe astenuta dal voto salvo presentare alla fine una dichiarazione politica di contrarietà al progetto di Zaule. Come ha chiarito ieri Omerzel, il governo si è consultato anche con una serie di esperti del diritto comunitario e alla fine ha deciso per votare contro. «Con questo atto – ha detto il ministro – mostreremo chiaramente in quale misura la Slovenia sia contraria al progetto». Il problema che si è posto davanti alla Slovenia è anche un problema regolamentare. I singoli Paesi dell’Unione europea, infatti, daranno il loro voto all’intera lista dei progetti e non votano progetto per progetto, quindi l’astensione seppur successivamente motivata non avrebbe avuto, secondo l’esecutivo di Lubiana, lo stesso significato di un palese “no”. Fatto confermato dallo stesso Omerzel che, a seguito della consultazione con i giurisperiti, ha ribadito che l’astensione slovena avrebbe significato un problema. Una decisione molto sofferta quella di ieri del governo sloveno proprio per quei sette progetti del valore complessivo di 1,2 miliardi che Lubiana avrebbe gradito fossero inseriti tra le opere con priorità di finanziamento da parte dell’Ue. «Noi al ministero – ha precisato Omerzel – da tempo lottiamo perché il rigassificatore a Zaule non venga costruito e ci batteremo con tutte le forze perché tale progetto non vada in porto». Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro dell’Ambiente Dejan Židan. «Siamo contro il rigassificatore a Zaule – ha detto – e questa nostra contrarietà vogliamo dimostrarla in tutti i modi possibili» e ha precisato che gli esperti di diritto comunitario hanno sostenuto che votando “no” domani a Bruxelles le possibilità di un successo in caso di causa giudiziaria aumentano e di molto. Il presidente dei socialdemocratici Igor Lukši› durante la riunione del collegio dei leader dei partiti di maggioranza alla presenza della premier Alenka Bratušek ha, da parte sua, ribadito come la contrarietà della Slovenia al rigassificatore di Zaule era stata espressa anche dal Parlamento nel 2009 per cui il governo a tale decisione è legato. Lukši› ha altresì bacchettato il governo che ha lasciato che l’Italia porti avanti il progetto fino ad arrivare a questa fase avanzata.

 

 

20/07/13

Rigassificatore, Gas Natural perde il primo round al Tar

 

di Silvio Maranzana Sarà discusso appena il 19 marzo 2014 il ricorso con cui Gas Natural ha chiesto l’annullamento del decreto ministeriale del 18 aprile con cui era stata sospesa per sei mesi l’efficacia della compatibilità ambientale rilasciata nel 2009 al rigassificatore di Zaule. Lo hanno deciso i giudici del Tar del Lazio che nel contempo hanno però rigettato la richiesta di sospensiva del decreto avenzata dalla stessa società catalana. Nel dispositivo dell’ordinanza che è stata depositata ieri, i giudici amministrativi rilevano comunque che «in caso di mancata adozione di ulteriori determinazioni da parte del Ministero dell’Ambiente, il provvedimento impugnato non potrà che perdere la sua efficacia a far data dal 18 ottobre 2013 (termine di scadenza dei 180 giorni indicati nel decreto numero 128 del 18 aprile 2013)». In sostanza, se entro il 18 ottobre il Ministero dell’Ambiente non avrà deciso un’ulteriore sospensione oppure non avrà ritirato la compatibilità ambientale, questa sarà nuovamente vigente. Nella premessa, il Tar rileva che «la vicenda, di estrema complessità, può trovare adeguata tutela solo attraverso la celere fissazione del merito» e anche che «in effetti sono già trascorsi 90 giorni dall’inizio dell’esecuzione del provvedimento impugnato tanto che, mancando solo 90 giorni di sospensione della Via (peraltro ricadenti nel periodo estivo), una tutela piena ed efficace non potrà che essere garantita attraverso la definizione del merito». Ma i giudici fanno anche riferimento alla seduta di Bruxelles di mercoledì prossimo in cui si deciderà se l’impianto verrà incluso tra quelli strategici e a livello europeo e sottolineano che «nelle more, anche l’eventuale adozione di una misura cautelare favorevole non sarebbe in grado di tutelare appieno gli interessi della ricorrente (Gas Natural, ndr.) anche con riferimento al rischio di non essere incluso tra i progetti di interesse comunitario da inserire nel primo elenco redatto ai sensi dell’articolo 3 del regolamento Ue 347/2013». I vantaggi che la società catalana avrebbe potuto trarre non sarebbero stati decisivi secondo i giudici perché «la sospensione cautelare dell’esecuzione del provvedimentto impugnato non comporta, anche in ragione della coincidenza con il periodo estivo, il conseguente (e immediato) riavvio della procedura di rilascio dell’autorizzazione da parte del ministero dello Sviluppo economico nonché la sua celere conclusione». In sostanza secondo al Tar, in attesa della sentenza nel merito, la parola ripassa al Ministero dell’Ambiente che «non potrà che adottare ulteriori determinazioni al riguardo non potendo rimanere sine die efficace il provvedimento di che trattasi, dovendo avere per la sua natura una durata temporale limitata e ben definita».