dal Messaggero Veneto del 19 febbraio 2012
Due friulani su 5 senza fede in Dio
I risultati di una ricerca commissionata dai vescovi del Nord Est. Ogni cento bambini, ben 12 non vengono battezzati
UDINE. “Il credo dei friulani”. Era il titolo di un libro, pubblicato nel 1990, di monsignor Lucio Soravito De Franceschi (oggi vescovo di Adria-Rovigo) sulla religiosità nei paesi e nelle città della Piccola patria. Oggi, a 22 anni di distanza, una corposa e dettagliata ricerca dell’Osservatorio socio-religioso (Osret) ripropone lo stesso tema con risultati piuttosto sorprendenti, che faranno sicuramente riflettere. Due friulani su cinque non credono in Dio o quantomeno dubitano fortemente della sua esistenza.
Dodici bambini su 100 non vengono battezzati, mentre ai tempi della rilevazione di monsignor Soravito, i non battezzati erano appena 4 su 100. E il matrimonio? Ci crede solo un friulano su due, l’importante per la coppia, secondo il sondaggio, è stare insieme.
L’indagine, commissionata dai vescovi del Nord Est in preparazione al secondo convegno di Aquileia che si svolgerà in aprile, è stata presentata ieri in provincia di Venezia. La ricerca ha preso in considerazione una fascia della popolazione autoctona residente di età compresa fra i 18 e i 74 anni.
La scelta di concentrarsi sulla popolazione autoctona, deriva da due motivazioni: la prima di merito, e cioè l’interesse per descrivere i cambiamenti rispetto al passato nella religiosità delle popolazioni locali in una fase che probabilmente sarà di svolta; la seconda di tipo metodologico, derivante dalla sostanziale impossibilità di utilizzare elenchi diversi da quelli elettorali per definire il campione su cui condurre l’indagine. Stante la numerosità della popolazione così definita, oltre 7 milioni tra Veneto, Friuli Vg e Trentino Alto Adige, si è optato per un’indagine campionaria basata su 2.500 interviste.
Per quanto riguarda l’identità religiosa, i cattolici senza riserve sono il 19%, i cattolici con riserva rappresentano il 34,9%, i cosiddetti cattolici a modo mio sono il 29,9%, chi dice di non appartenere ad alcuna religione è il 12,9% del campione. La frequenza alla messa aumenta con l’innalzarsi dell’età. Il 48,1% dei credenti tra i 60 e i 74 anni va in chiesa ogni settimana, percentuale che scende al 27,3% per chi ha dai 45 ai 59 anni, cala ancora al 23,1% nella fascia d’età tra i 30 e i 44 anni, precipita al 13,4% per i giovani dai 18 ai 29 anni.
Quante volte ci si confessa? Poche, pochissime: questa pratica, almeno una volta all’anno, coinvolge solo il 35% del campione intervistato (e il 41% dei cattolici del Nord Est). E veniamo a un altro elemento interessante: il giudizio che la gente dà della Chiesa cattolica. In tutte le classi d’età i giudizi chiaramente positivi sono espressi da una minoranza. Si va dal 15% dei giovani tra i 18 e i 29 anni al 47,5% delle persone mature e anziane. E il giudizio negativo sulla Chiesa da parte dei più giovani è addirittura del 61%. Un elemento che preoccupa e certo dovrà far riflettere preti e operatori religiosi.