VISCO. L’unico campo di concentramento del regime fascista in Italia ancora intatto, a Visco rischia lo smantellamento. Lo ha denunciato lo storico Ferruccio Tassin. Al quale il Comune replica: «Lo ricorderemo magari con una lapide, non possiamo porre sotto tutela tutta l’area».
Secondo Tassin «l’attuale amministrazione comunale intende vendere la caserma “Sbaiz” costruita proprio sul campo attivo fin dagli anni Trenta e di fatto distruggerne la memoria». Il Fascismo aveva costruito al confine orientale d’Italia diversi campi di concentramento per “rieducare” i nuovi cittadini italiani della provincia di Lubiana: oltre a Visco erano stati costruiti campi a Gonars, Sdraussina, Fossalon e Castagnevizza (Gorizia), Arbe (oggi Slovenia) dove morirono di fame, sete e freddo 1.500 internati. L’u nico a dare ancora tracce di sé è appunto quello di Visco.
La caserma “Sbaiz” infatti fu costruita a partire da quel campo dei quali ancora oggi porta visibili tracce. «E tutto questo – ha spiegato Tassin – non va disperso. Abbiamo chiesto alla Soprintendenza di intervenire e di bloccare la vendita degli immobili ora passati nella disponibilità del comune».
Contro lo smantellamento del campo di concentramento di Visco recentemente si è espresso anche lo scrittore italiano di lingua slovena, Boris Pahor, il quale ha proposto che il sito divenga “monumento nazionale” a ricordo dei crimini perpetrati dal Fascismo contro gli sloveni. Pahor ha rifiutato nei giorni scorsi un’onorificenza dal Comune di Trieste proprio perché il “fascismo” non è posto nell’elenco dei persecutori della ex Jugoslavia. Lo stesso Pahor venne internato dai nazisti ricorda commenta Ferruccio Tassin che è il coordinatore della Associazione “Terre sul Confine” di Visco.
Allo storico replica l’amministrazione per bocca del vicesindaco Giuseppe Vetri. «Vogliamo tutelare quanto rimane del campo di concentramento, ma non possiamo porre a tutela tutti i 120 mila metri quadrati della caserma Sbaiz. In Italia ci sono tantissimi centri e luoghi teatro di battaglie o altro, ma non per questo si deve tutelare tutto».
Vetri ricorda che «quasi tutta la caserma ha i tetti in amianto e quindi rappresenta un problema di ordine pubblico e sanitario. Noi vogliamo ricordare che in questo luogo c’è stato un campo, magari con una lapide, ma non possiamo porre sotto tutela tutta l’area».
L’amministratore ha anche criticato il comportamento della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia. «Gioca allo scaricabarile – ha spiegato Vetri – perché sul tema ha già ricevuto una risposta da Roma, ma non ci ha comunicato nulla. Anche per questo intendiamo ricorrere alla Procura della Repubblica e denunciare questa omissione di atti d’ufficio».
Gessica Mattalone
(05 gennaio 2010)