da Il Piccolo
17/07/12
Centrale a biomasse La circoscrizione si oppone al progetto
OPICINA Sul progetto che prevede a Opicina la realizzazione della Centrale di cogenerazione alimentata a biomasse negli spazi dell’ex Officine Laboranti, si registra una nuova posizione da parte della circoscrizione di Altipiano Est. In un documento realizzato dal parlamentino e inviato alla direzione centrale Ambiente, Energia e Politiche per la montagna, viene chiesto di sottoporre il progetto alla Valutazione di impatto ambientale (Via). Non solo. Secondo i consiglieri, la portata di tale impianto richiederebbe una Via transfrontaliera con il Comune di Sesana, oltre al coinvolgimento dei comuni limitrofi di Monrupino e Sgonico. Il documento fa seguito a un incontro con residenti e associazioni del territorio dove sono state recepite le diverse osservazioni già depositate in Regione da alcuni cittadini a nome del territorio. «Il consiglio rappresenta il primo livello dell’amministrazione comunale – si legge nel testo inviato alla direzione centrale Ambiente – e pertanto non poteva ignorare la fortissima preoccupazione dell’intera popolazione in larghissima parte contraria a un intervento di questa natura». Dodici i punti sintetizzati dal parlamentino dove argomentazioni di carattere tecnico e politico rappresentano ampie perplessità sull’eventuale servizio della futura centrale. Si evidenzia tra l’altro come l’area destinata alla centrale confini con una Zona di protezione speziale e con un Sito di importanza comunitaria. Pertanto i consiglieri s’interrogano su quale impatto il nuovo progetto potrebbe assumere nei confronti della flora e della fauna ivi protette. Il parlamentino pone un forte accenno sulle emissioni dell’impianto. In sintesi, stando ai dati raccolti dai consiglieri, l’esercizio della centrale inciderebbe sull’atmosfera circostante come la presenza di ben 270 Tir con il motore accesso e accelerato al massimo 24 ore su 24 nel centro di Opicina. Nel progetto non si farebbe menzione sulla necessità di bonifica del sito, che risulterebbe inquinato da idrocarburi, amianto e metalli pesanti. Maurizio Lozei
14/07/12
Centrale a biomasse di Opicina Consegnati al sindaco 2300 “no”
di Gianpaolo Sarti È una centrale a biomasse, ma la chiamano “ecomostro”. E a un ecomostro non si riserva un comitato di benvenuto. No, si spedisce a casa e tanti saluti. A Opicina ci stanno provando con una raccolta firme che nel giro di una decina di giorni ha toccato quota 2.306 adesioni, già consegnate al sindaco di Trieste Cosolini. Cos’è che fa paura? L’impianto dovrebbe sorgere nell’area delle ex Officine Laboranti; si tratta di un progetto presentato in Regione dalla società Investimenti industriali Triestini, con sede a Roma: 50 milioni di euro d’investimento che darebbero lavoro a un centinaio di persone. 36 i megawatt di potenza per due camini da 35 metri e una quarantina di serbatoi di olio combustibile. La società ha già avviato le procedure di Valutazione di impatto ambientale (Via). La centrale è a emissioni zero: brucia olio di palma prodotto in una piantagione della Costa d’Avorio. Non esattamente dietro l’angolo. Ecco il problema: il trasporto annulla l’effetto ecologico. «Le firme che abbiamo raccolto – spiegano la consigliera provinciale Maria Monteleone e la consigliera circoscrizionale Valentina Baldas, entrambe del Pd e promotrici della mobilitazione– dimostrano che la preoccupazione dei cittadini sulle conseguenze per la salute e per l’ambiente è alta. Noi chiediamo di evitare ogni speculazione del Carso. Il progetto – insistono – sostiene che la produzione e il consumo di CO2 sono in equilibrio, ma non si considera quanta anidride carbonica viene emessa nel trasporto via mare e via terra». Una protesta a cui si sono associati la Slovenska Skupnost, i Comitati genitori delle scuole di Opicina e Banne, oltre che l’Associazione per la difesa di Opicina. «Nessun partito – osservano Monteleone e Baldas – avrebbe potuto ottenere questo risultato in pochi giorni senza un grande coinvolgimento della popolazione. La partecipazione è stata attiva e ciascuno si è fatto personalmente promotore dell”iniziativa». Anche perché «nessuno ha verificato se il territorio ha bisogno di tale energia e ciò avviene in mancanza di un piano». Il documento, che in 15 punti snocciola tutte «le ambiguità di un progetto sproporzionato e dannoso», sarà consegnato al presidente della Regione Tondo, al presidente del Consiglio regionale Franz e alla presidente della Provincia Poropat. L’assessore all’Ambiente Laureni non nasconde le sue perplessità: «Una scelta energetica richiede una certa prossimità dalla materia prima, altrimenti si inquina. E qui – afferma – siamo a 6 mila chilometri di distanza. L’insediamento è alquanto discutibile. In più Trieste lotta per mettere sul mercato le aree produttive del sito inquinato, che sarebbe il luogo più appropriato, anziché una zona pregiata come il Carso».