OPERAZIONE ANTI-ANARCHICA: perquise anche a Trieste

Dal Piccolo del 07/04/11

Attentati anarchici

c’è una pista triestina

Perquisite due case

Sequestrati computer e documenti definiti «interessanti»

La maxi operazione anti-terrorismo è partita da Bologna

Bologna e Trieste,ma anche

Modena, Roma, Padova, Trento,

Reggio Calabria, Ancona, Torino,

Lecce, Napoli, , Genova, Teramo,

Forlì, Ravenna e Milano. In queste

città è scattato ieri il blitz che ha

coinvolto circa 300 uomini della

Polizia. Investigatori chiamati a

ricostruire la rete di contatti tra gli

esponenti dell’ala insurrezionalista

del movimento. Contatti che il

nucleo bolognese teneva anche

attraverso la rivista clandestina

“Invece” trovata anche a Trieste.

Un blitz con trecento uomini della polizia

Ha toccato anche Trieste la maxi operazione anti-terrorismo avviata

dalla procura di Bologna che, all’alba di ieri, ha fatto scattare

in sedici città del Paese dodici misure cautelari e una sessantina

di perquisizioni a carico di esponenti dell’ala insurrezionalista

del movimento anarchico italiano, accusati di associazione

a delinquere con finalità eversive. Nel nostro territorio a

ricevere la “visita” di Digos e polizia sono stati due uomini di 30

e 35 anni, sorpresi all’interno di altrettante abitazioni in centro

storico. Abitazioni nelle quali sono stati sequestrati computer e

grandi quantità di documenti, manifesti e volantini di propaganda.

Materiali definiti dagli investigatori “estremamente interessanti”

tanto che, nelle prossime ore, potrebbero portare

all’iscrizione dei loro nomi nella già lunga lista degli indagati.

Per il momento infatti a carico dei due triestini – già noti alla

Digos come attivi protagonisti dell’anarchismo cittadino – non

è stata mossa alcuna accusa. A chiamarli in causa nell’operazione

è stata essenzialmente la conoscenza diretta e l’assidua frequentazione

con il nucleo bolognese del movimento. Quello a cui, secondo la procura del capoluogo

emiliano, sarebbero riconducibili diversi atti dimostrativi

e raid messi a segno negli ultimi anni. Tra questi anche l’attacco

incendiario nella sede dell’Eni eseguito a Bologna il 28 marzo

scorso.

Proprio con gli attivisti emiliani e con i frequentatori del circolo

bolognese “Fuoriluogo”, posto ora sotto sequestro penale, i

due triestini avrebbero avuto rapporti stretti e frequenti. Al

punto che gli investigatori non escludono nemmeno un loro

coinvolgimento attivo negli atti a sfondo terroristico. Chi invece,

secondo la procura di Bologna, a quegli episodi ha contribuito attivamente,

seppur a vario titolo, sono i cinque arrestati: Stefania

Carolei e Annamaria Pistolesi, bolognesi di 55 e 36 anni, Martino

Trevisan e Robert Ferro, 25enni e originari dell’Alto Adige

e il romeno Roman Nicusor di 31 anni. Un ruolo importante

l’ avrebbero avuto poi altri sette anarchici: Sirio Manfrini (26 anni,

di Rovereto), Roberto Nadalini (modenese 32enne), Maddalena

Calore (24 anni, Padova), Francesco Magnani (24 anni,

Ferrara, fermato proprio per l’attentato all’Eni) colpiti da obbligo

di dimora nel Comune di appartenenza, e Stella Paola Molina

(25 anni, trentina), Giuseppe Valerio Caprioli (27 anni, potentino),

Simone Ballerini (21 anni, di Bologna), raggiunti da divieto

d’accesso nel territorio di Bologna. Secondo gli inquirenti il gruppo

aveva dato vita a un sodalizio interessato ad aggredire

“antagonisti” politici e sociali, individuati nelle forze di polizia,

in centri di potere economico (banche e aziende), partiti e in

simboli di azioni governative avversate,come i Centri per l’identificazione ed

espulsione.