Dal Piccolo del 25/11/11
INCONTRO PUBBLICO
Occupy Trieste domani a San Giacomo
Nuove iniziative di Occupy Trieste, il movimento giovanile la cui sede è ora in un locale di via del Sale. Domani alle 17 in campo San Giacomo si terrà un incontro pubblico «per riaffrontare diritto all’abitare, edilizia scolastica, crisi economica globale, moratoria Acegas e tutto ciò che ci “indigna” di questo Paese in cui viviamo e che vogliamo cambiare». Sarà anche l’occasione «per socializzare con vin brulè, torte a prezzi sociali e giochi per bambini». Nella giornata contro la violenza sulle donne, oggi alle 16 ritrovo in Cavana per un presidio «in riferimento alla nuova legge anti-aborto promossa dalla Regione: “L’unico contraccettivo è il lavoro precario”». Per sostenere l’acqua pubblica infine nuovi flashmob domani alle 16 a San Giacomo. Sull’occupazione dell’edificio di via del Sale intervengono tanto Fli quanto Un’Altra Trieste. Franco Bandelli e Alessia Rosolen definiscono «gravissimo che il vicesindaco Martini abbia pensato a una convenzione per sanare un abuso che viola la proprietà privata e lede i diritti della collettività». Da Fli invece un’interrogazione del consigliere circoscrizionale Ignazio Vania che chiede «cosa intende fare il sindaco per liberare il sito occupato dal movimento».
Dal Piccolo del 23/11/11
Non “sbirri” ma poliziotti al servizio del cittadino
In merito al susseguirsi delle manifestazioni da parte del Movimento Studentesco “Occupytrieste” che da settimane si mobilita per chiedere spazi sociali per tutti, come segretario provinciale del sindacato di Polizia Adp (Autonomi di Polizia) ho voluto toccare con mano ed essere presente di persona ad una riunione svoltasi in piazza Unità d’Italia a Trieste il 16 novembre. Vorrei precisare innanzi tutto che credo sia necessario essere vicini alla gente e tanto più alle giovani generazioni per capire, dialogare e comprendere il loro linguaggio. Detto ciò, ho dovuto mio malgrado constatare, ancora una volta, una netta divisione tra una parte della società civile e forze dell’ordine. Uno dei relatori durante il discorso, dopo aver tracciato per pochi minuti i motivi per i quali sono scesi in piazza, hanno iniziato ad attaccare con frasi irriverenti e offensive e senza alcun ritegno la figura del poliziotto fino ad arrivare dentro la divisa, colpendo dritto al cuore. Mi sono dovuto trattenere per ovvi motivi, conscio del fatto che un mio intervento avrebbe potuto scatenare reazioni strumentalizzabili. Consapevole di ciò mi sono quindi dovuto limitare ad ascoltare. Il giovane, forse dovuto all’enfasi del momento e dalla folla che lo stava applaudendo, tra le varie disquisizioni indicava “gli sbirri” come il reale problema della società e quindi la malattia da estirpare. «Lo sbirro non pensa con la propria testa – lo sbirro se gli viene dato un ordine picchia anche donne e i bambini e quando torna a casa è sereno perché non ha una coscienza». Il relatore poi ha rincarato la dose: «Quando hanno giurato gli sbirri erano consapevoli che sarebbero diventati, di fatto, servi dello Stato e quindi schiavi del padrone». E ancora: «Godono nel picchiare e non guardano in faccia nessuno e se vedono una persona a terra indifesa, la picchiano con ancora più gusto». Ma non è finita. Alla conclusione del discorso, dopo aver proiettato video con degli scontri dove non si vedeva assolutamente nulla di rilevante, un altro relatore ha preso in mano il microfono paragonandoci a squadristi fascisti. Ancora una volta se fosse necessario, ribadisco in qualità di rappresentante sindacale, ma anche da poliziotto e soprattutto da uomo, che noi siamo al servizio del cittadino e che se dobbiamo rispondere a qualcuno è solamente alla Costituzione e alle leggi. Non siamo servi di nessuno e quando andiamo a casa abbiamo come tutti una famiglia che ci aspetta. Quando guardiamo negli occhi i nostri figli, trasmettiamo loro tutto il nostro bene, consci del fatto che ogni santo giorno lottiamo in strada per il loro futuro. Vogliamo dare sicurezza e tranquillità a tutti senza distinzioni di religioni, sesso o colore; non abbiamo pregiudizi e vogliamo dialogare con la gente e forse è giunto il momento di dire basta con le strumentalizzazioni e basta con le ideologie errate. Voglio ricordare ai relatori che ci hanno “schernito” in piazza davanti a tanti giovani, che se oggi possono urlare per i propri diritti e possono schernirci ed insultarci liberamente è anche merito di chi ogni giorno dà loro la possibilità di riunirsi in totale sicurezza. Voglio far sapere a tutti che la maggior parte dei poliziotti che si infortuna durante gli scontri di piazza, il giorno dopo è ancora al proprio posto perché nonostante l’età media sia di 48 anni, nonostante le divise non adeguate e con mezzi a dir poco obsoleti, vogliono essere sempre presenti al servizio del cittadino, credendo nel proprio lavoro che non è, come detto da qualcuno, quello di picchiare la gente ma quello di assicurare lo svolgimento pacifico di ogni manifestazione. *Segretario provinciale Nuova Federazione Autonoma di Polizia