dal Piccolo del 05/05/12
Alta velocità al palo: Vicenza lancia la fermata “leggera”
VICENZA Tav a Nordest, qualcosa si muove. Dopo il dibattito pubblico alla francese fortemente voluto dal commissario straordinario per la tratta Venezia-Trieste, Bortolo Mainardi, che ha coinvolto nella discussione i comuni dell’entroterra veneziano chiamati a scegliere entro il 30 giugno tra due ipotesi di tracciato tra Venezia e Portogruaro, oggi Vicenza ha lanciato il suo progetto di territorio. Entro 60 giorni, ha spiegato il presidente della Confindustria berica Giuseppe Zigliotto, «Vicenza porterà all’attenzione un suo progetto per la soluzione della fermata in città, che non avrà un grande impatto economico». Una virata c’è stata. E Il Nordest ieri ad Altavilla vicentina, nella sede della Fondazione Cuoa, ha ha iniziato a parlare di Alta Capacità e non più di Alta Velocità. Tarando al ribasso i chilometri orari della ‘sua’ Tav. Così come sostiene lo stesso Mainardi. L’occasione è stata la presentazione del libro: «Ultima fermata Treviglio. Perché la Tav non arriva a Nordest» di Paolo Possamai, direttore del Piccolo, edito da Nordesteuropa e Marsilio Editori. Oltre all’autore, sono intervenuti il giornalista del Corriere della sera, Dario Di Vico, Erasmo Venosi della Commissione del piano generale dei Trasporti e della Logistica, il sociologo Aldo Bonomi e Zigliotto. «La Tav a Nordest? É sempre stata una questione prettamente ideologica, un affare di opposte fazioni – ha spiegato l’autore. Perché ad oggi non esiste una riga su una mappa condivisa. Siamo meno che all’anno zero». La tesi di base del volume è ragionare sulla praticabilità di un «modello che fino a oggi è stato vagheggiato», e che è quello francese ovvero: zero fermate tra Parigi e Lione, con un’alta qualità dell’infrastruttura, anche in termini di spesa. Ma il bivio che si pone è: continuare a ragionare su tracciati ad altissimo costo, che il territorio ha dimostrato di non volere o «discutere in modo pratico di modernizzazione?». Ovvero: ragionare sulla capacità più che su un’astratta velocità?, ha provocato Possamai. «Parlare di alta capacità e non alta velocità significa riconoscere alcune specificità territoriali del nostro modello di sviluppo. Qui abbiamo 300mila capannoni, c’è densità – risponde Bonomi che però pone un interrogativo -: Riusciremo a mantenerla questa densità, in tempi di crisi?». «A Nordest, dobbiamo chiederci dove dovrebbe fermare il treno – sottolinea Zigliotto che ha riportato in auge l’irrisolta questione della fermata a Vicenza – . Perché non siamo in Francia dove tra Parigi e Lione ci sono 700 chilometri di niente, siamo in un territorio altamente urbanizzato». La soluzione? Zigliotto propone, dopo Verona: «Una fermata leggera vicino a un casello e alla tangenziale, tipo in Fiera a Vicenza». Ma la fermata significa per l’imprenditore, anche «individuare quelle fasce orarie a traffico di pendolari più inflazionate e scegliere, ipoteticamente, di dieci treni al giorno di farne fermare anche solo un paio». Bonomi apre però nuove interrogativi: «Il capitalismo delle reti si muove sulla convenienza. E mi par chiaro che l’unico nodo oggi sia Venezia». Ma il problema è anche un altro, e lo rimarca Venosi. Chi decide? «Siccome non c’è il Doge…» sobilla Bonomi. Ma Possamai chiude il cerchio: «La riflessione dev’essere radicale e il territorio deve elaborare lui la proposta perché, se ci aspettiamo che venga da governo e Rfi, temo che non arriverà mai». (e.v.)