Piccolo del 07/01/11
Rifondazione: «Impossibile consultare il progetto Tav»
RONCHI Polemiche e preoccupazioni, a Ronchi, per l’avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale sul progetto della nuova linea di alta velocità ferroviaria Venezia-Trieste, tratta Ronchi- Trieste inerente il Corridoio V. Il consigliere comunale di Rifondazione, Luigi Bon, sottolinea come non gli sia stato possibile ritirare la copia del progetto pervenuto all’ufficio urbanistica del Comune di Ronchi in supporto informatico. Bon ricorda che gli enti locali, le associazioni ambientaliste e la cittadinanza hanno sessanta giorni disposizione dal 22 dicembre per presentare le osservazioni. «Da una lettura dell’avviso di valutazione di impatto ambientale – sono le parole di Bon – si presume che l’intervento riguardi in provincia di Gorizia le zone a ridosso della linee ferroviaria storica, ovvero il rione di San Vito a Ronchi, lo Zochet e l’area carsica nei pressi della rocca di Monfalcone». Il consigliere ronchese ha interrogato il sindaco per verificare se l’amministrazione comunale intende chiedere all’amministrazione regionale copia della documentazione sopracitata in supporto cartaceo e o informatico. Bon ha chiesto se la nuova variante generale al piano regolatore comunale, che dovrà essere discussa ed adottata nelle prossime settimane dal Consiglio, dovrà tener conto degli studi di Via delle due tratte di alta velocità e capacità ferroviaria Venezia-Trieste. (l. p.)
IL PICCOLO GIOVEDÌ, 06 GENNAIO 2011
Dipiazza: «La Tav troppo vicina alla città
Attenti ai costi, bisogna trovare i soldi»
di PIERO RAUBER
Non è sorpreso dal percorso disegnato da Italferr, perché di un paio di sondaggi ad hoc tra Santa Croce e strada del Friuli, che evocano futuri scavi proprio sotto il ciglione carsico, lui era al corrente. Non è nemmeno ottimista. Né per i tempi, né per i costi. E, per giunta, non è neanche tanto d’accordo – pur rispettandola – con la scelta di scendere così tanto abbasso, verso il centro: «Fosse stato per me avrei tirato una riga a metà strada, tra qui e Gorizia, dritta verso Lubiana. Colpa dei soliti provincialismi, di queste fobie secondo cui se col Corridoio 5 ci passano un po’ più sopra ci tagliano fuori». Roberto Dipiazza, da sindaco della città in cui termina la Ronchi-Trieste, prende con le pinze – senza snobbarlo – il progetto preliminare di Italferr. Quello che corre su suolo giuliano per 23.345 metri, di cui 21.669 in galleria – sotto Ceroglie, Malchina, Slivia, Santa Croce, Campo Sacro, Prosecco, Piscianci e Villa Giulia, punto d’innesto con la ”cintura” esistente per Campo Marzio – e alla luce del sole soltanto in prossimità dello snodo di Aurisina
La prima reazione non è di chi viene preso in contropiede. «Avete presente – attacca Dipiazza – la seconda curva di strada del Friuli che abbiamo sistemato?». Il tornante Moncolano? «Sì quello. Esattamente lì sotto – fa sapere il sindaco – i tecnici delle Ferrovie hanno promosso dei sondaggi». Non gli unici. Il secondo punto, dove si è già lavorato per la fattibilità della Tav, è «all’altezza della stazione ferroviaria di Santa Croce, 70 metri sotto».
Ora però, dopo le ”rivelazioni”, Dipiazza ci tiene alle sue «considerazioni politiche». Via con un carico da novanta: «Finanziato oggi è il progetto, non l’opera. Stiamo parlando di aria, diluita in 17 anni e mezzo di cantieri, ma fra il progetto esecutivo, la gara europea e il resto arriviamo a 27 anni. Mi auguro che i danari necessari possano essere trovati, ma viste le difficoltà oggettive che l’Europa continuerà ad affrontare nei prossimi anni non sono ottimista. E occhio, anche, a studiare per bene i costi di gestione. Il tunnel della Manica insegna».
Ok, e il percorso? «Sarei passato più a Nord. È finita l’era in cui il treno deve passarti sotto casa». Sì ma così il Porto sarebbe stato ancor più by-passato… «Macché – ribatte Dipiazza – non sarebbe stato un problema. Con una decina di chilometri di collegamento specifico in più si sarebbe collegato pure il Porto». L’ultima battuta, tranciante, Dipiazza la riserva all’eventualità – descritta nel preliminare senza perderci sopra troppo inchiostro – di un collegamento tra Campo Marzio e la stazione centrale. Si torna ai binari davanti alla marittima? «Queste sono idee, non progetti. Come il ponte fra Muggia e Trieste, il bucone da Prosecco a Porto Vecchio, il tunnel sott’acqua tra Porto Vecchio e Porto Nuovo». Memorabili incompiute.
EVIDENZIATI NUMEROSI ”VIZI”
Gli ambientalisti: «Progetto assurdo Distruggeranno il nostro Carso»
Battaglieri, stizziti, pronti a tutto. Gli ambientalisti, i primi a spulciare il corposo progetto preliminare dell’Alta velocità depositato da Italferr per la tratta Ronchi-Trieste, sono già sul piede di guerra e annunciano azioni in ogni sede per contrastare quelli che a loro dire sarebbero ”vizi” in piena regola. Neanche il salvataggio della Val Rosandra, il cui sventramento era previsto nel precedente piano, placa gli animi entro il Wwf, che parla di «opera faraonica dagli esisti incerti». E punta il dito contro i rischi ambientali cui si va incontro forando il carso, già di per sé costellato di cavità, e aggredendo ecosistemi fragili come quelli presenti nel sottosuolo. Critici anche i grillini, che per bocca di Paolo Menis, esprimono contrarietà al progetto «che distruggerebbe il carso e la nostra città, non avrebbe tempi certi di realizzazione e non starebbe in piedi neppure sotto l’aspetto economico».
Ma l’attacco più virulento arriva da Dario Predonzan, il quale evidenzia come lo ”spezzettamento” del progetto preliminare, suddiviso in tre tronconi che hanno determinato a loro volta un indipendente avvio delle rispettive procedure di Via, abbia l’obiettivo di sminuire l’impatto e depotenziare le opposizioni al progetto della Tav tra Venezia e Trieste. Predonzan denuncia alcune «gravi carenze», in primis «l’assenza di una valutazione costi-benefici, pur imposta per legge a tutte le opere pubbliche». «Si tratta di un progetto assurdo – prosegue -, che non risolve le criticità del sistema ferroviario in Friuli Venezia Giulia o in Veneto. Anzi lascia sul piatto gli interventi utili. Interventi modesti, dal Wwf già da tempo indicati, come il potenziamento dell’attuale rete col collegamento Trieste-Capodistria e il raddoppio delle linee Aurisina-Monfalcone». «Invece con questo progetto – conclude – non si sa neppure come proseguirà il tracciato ad est, né i tempi di realizzazione di quest’opera faraonica». (ti.ca.)
I SINDACI DELL’ALTIPIANO
Premolin: «Risparmiata la Val Rosandra»
Ret: «Coinvolgerò tutti»
di TIZIANA CARPINELLI
Tira un sospiro di sollievo, Fulvia Premolin, prima cittadina di San Dorligo della Valle. «Anzi, più d’uno», come s’affretta ad aggiungere. La Val Rosandra è salva, non sarà infilzata dallo spuntone della Tav e questo per lei è «più di una vittoria». Chi invece si appresta, cartine alla mano, a inforcare gli occhiali e a verificare direttamente sul posto, coi propri tecnici, gli speleologi e i volontari della Protezione civile, il tracciato dell’Alta velocità è il sindaco di Duino Aurisina Giorgio Ret. «Ho già provveduto – dice – a distribuire copia del dischetto consegnato da Italferr a tutti i consiglieri comunali e ho convocato tra dieci giorni riunione dei capigruppo e Seconda commissione per discutere il progetto preliminare, che intendo condividere il più possibile con l’opposizione e, naturalmente, con tutti i cittadini». «A tal proposito – aggiunge – in ogni borgo indirò delle assemblee e farò distribuire materiale esplicativo tra la popolazione, in modo da favorire l’informazione capillare». Il sindaco di Duino Aurisina non ha ancora avuto modo di esaminare a fondo la mole considerevole di documentazione e tuttavia, sulla base delle riunioni propedeutiche alla formalizzazione del tracciato, esclude che vi possano essere grossi problemi.
«Intanto i tratti che attraverseranno il Comune – osserva – sono tutti al di fuori dei centri abitati e, per quanto riguarda gli espropri, non mi risulta coinvolgano zone sensibili, vale a dire aree coltivate a vigneti o campi. Nella maggior parte dei casi dovrebbe trattarsi di aree boschive, in capo alle Comunelle». Ret dichiara infine di aver già ricevuto le osservazioni svolte dagli speleologi e si ripromette di esaminarlo a breve. «Al prossimo Consiglio comunale – commenta il sindaco di Sgonico Mirko Sardoc – mi confronterò con tutti i consiglieri sul tema. Intendo sapere a che profondità verranno condotti gli scavi e, soprattutto, che fine faranno i materiali estratti dal suolo per realizzare le gallerie. Altro punto importantissimo: dove saranno poste le condutture di aerazione, visto che il tracciato sarà sotterraneo?». Sardoc si dice soddisfatto che l’Alta velocità non abbia sfiorato la Grotta Gigante e tuttavia esprime preoccupazione per il tratto successivo, quello legato allo studio di fattibilità, attualmente ancora un’incognita. La presidente della Provincia di Trieste Maria Teresa Bassa Poropat, come del resto gli altri amministratori locali, ammette di aver ricevuto solo recentissimamente il plico di Italferr e dunque manifesta disappunto per l’accavallamento della spedizione con le festività di dicembre. Detto ciò, spiega di non avere al momento dati di valutazione e tuttavia sottolinea come la realizzazione del percorso ferroviario non sia affatto esente da rischi, data la specificità del territorio e i conseguenti pericoli di danneggiamenti.
PASSAGGI A LIVELLO DA ELIMINARE
Ronchi: binari o stazione interrata
Interrare gli assi ferroviari della linea verso Udine eliminando i passaggi a livello di Selz e di Vermegliano con la realizzazione della relativa stazione sotto il piano stradale. L’obiettivo è quello di azzerare ogni impatto per l’intero attraversamento della linea ferroviaria del territorio di Ronchi dei Legionari. È la proposta espressa dall’amministrazione ronchese e sostenuta dalla Provincia di Gorizia, nell’ambito del piano Alta velocità-Alta capacità, per il quale è stato presentato da Rete ferroviaria italiana il progetto preliminare. La Provincia, dunque, non intende limitarsi a segnalare le ”interferenze”, ossia ostacoli e criticità non rilevati dal piano di Rfi e richiesti in relazione alla procedura di impatto ambientale per la tratta Ronchi-Trieste. La volontà, infatti, è quella di assumere una posizione ufficiale e di esprimere un parere autonomo, nel segno di un impegno che tengaconto delle esigenze del territorio. Un «atto politico forte», come l’ha definito il presidente Enrico Gherghetta, che si sostanzierà attraverso il coinvolgimento dei Comuni interessati e di tutte le forze politiche, fino ad approdare in Consiglio provinciale con l’approvazione di un ordine del giorno, frutto della concertazione con i territori. Il presidente Gherghetta è lapidario: «La Provincia di Gorizia sarà a fianco degli enti locali, in particolare dei Comuni di Monfalcone e di Ronchi dei Legionari, per appoggiare le istanze e le opzioni che scaturiranno dall’analisi approfondita del progetto preliminare presentato in questi giorni da Rfi».
Gherghetta va oltre: «La Provincia già ora si dichiara totalmente d’accordo a sostenere a spada tratta l’idea proposta dal Comune di Ronchi per l’interramento della linea ferroviaria verso Udine. Non intendiamo, infatti, limitarci a segnalare le interferenze, cioè quelli che noi riteniamo essere degli ostacoli non rilevati dal progetto di Rfi, ma vogliamo coinvolgere gli enti locali, attraverso il Patto territoriale per lo sviluppo, per esprimere una chiara posizione ufficiale». Il presidente evidenzia: «Non va sottovalutato, ed è stato accolto con piena soddisfazione, il fatto che, diversamente dall’orientamento originario di Rfi, si interverrà sulla tratta ferroviaria esistente. È un grande risultato». «Solo tre anni fa – continua Gherghetta -, quando avevo perorato la causa circa l’insostenibilità della chilometrica galleria attraverso il nostro Carso, fui sottoposto a un vero e proprio processo da parte degli apparati preposti. Ora constato con soddisfazione che avevo ragione. È un successo che deve essere fatto proprio da tutti coloro che hanno avuto la forza ed il coraggio di assumere un approccio critico, convinti che la fretta è cattiva consigliera e che la Legge Obiettivo non accelera nulla, se non la rabbia propria delle comunità ”bypassate” dalle scelte strategiche che interessano il loro territorio».
«Alla luce del piano preliminare – aggiunge Gherghetta – si può constatare come questo metodo non abbia proprio pagato. Le opere infrastrutturali, specie di questa portata, vanno condotte cercando il consenso e la condivisione. Non è più tempo di forzature».
Ghergetta si sofferma sulla prevista sistemazione del bivio di San Polo: «La riorganizzazione della tratta esistente – spiega – permetterà, a fronte di una spesa di qualche decina di milioni di euro, di garantire un’asse ferroviario funzionale soprattutto al futuro traffico di teu in relazione al superporto di Monfalcone». (la.bo.)