Dal Piccolo
Tav, la Regione tutelerà i diritti delle comunità
La Regione si fa garante dei diritti delle comunità interessate alla linea ferroviaria ad Alta Velocità e Alta Capacità (Av/Ac) Venezia-Trieste, nei confronti dello Stato, che ha avviato il progetto nel quadro dei Corridoi definiti strategici dall’Unione europea. Lo ha ribadito l’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi, che, l’altra sera alla Galleria espositiva a Monfalcone, ha partecipato all’assemblea pubblica in cui sono state illustrate le caratteristiche del tracciato. Alla riunione, promossa dal Comune di Monfalcone come Consiglio comunale allargato, sono stati invitati anche i sindaci e gli amministratori del mandamento, assieme ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Erano presenti il sindaco di Monfalcone, Gianfranco Pizzolitto, il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta, numerosi consiglieri regionali dell’Isontino. La presenza di dirigenti della Regione e di tecnici della società Italferr, che ha redatto il progetto preliminare per conto delle Ferrovie dello Stato, ha permesso di approfondire gli aspetti tecnici e geologici, ma anche procedurali e giuridici della linea ferroviaria Av/Ac, soprattutto per quanto riguarda il tratto che attraversa l’Isontino.
Riccardi ha confermato il metodo che la Regione intende seguire, quello della ”partecipazione per costruire il consenso”, e di un rapporto primario con le istituzioni locali del territorio, anche se ha assicurato che le osservazioni e le proposte di tutti cittadini saranno prese in considerazione e discusse in assemblee pubbliche. «Credo che debbano prevalere – ha detto – fiducia e rispetto per tutte le opinioni. Sono d’accordo con quanti dicono che, su un progetto come questo, vanno evitati atteggiamenti di tipo fondamentalista, a patto che questo valga da una parte e dall’altra». Riccardi s’è soffermato sul valore strategico della nuova linea ferroviaria che, integrandosi con la piattaforma logistica regionale, permetterà di dare una prospettiva di sviluppo al Friuli Venezia Giulia e in particolare alla provincia di Gorizia, chiamata a svolgere un ruolo fondamentale per la sua dotazione di infrastrutture. L’assessore ha ricordato il ruolo fondamentale della ferrovia per incrementare il traffico merci e quindi lo stretto collegamento con il progetto del Superporto Monfalcone-Trieste. Solo la realizzazione dei grandi Corridoi Ovest-Est e Nord-Sud, per l’assessore, permetterà alla portualità dell’Alto Adriatico di competere con quella del Nord Europa. Durante il dibattito, il primo a intervenire è stato il consigliere comunale e provinciale, Fabio Del Bello. Applausi dai cittadini presenti quando ha esordito: «Gli enti locali, Città Mandamento con in testa il Comune di Monfalcone, nonchè la Provincia di Gorizia, devono chiedere subito con un ordine del giorno approvato dai rispettivi Consigli, che la tratta Av/Ac Ronchi-Trieste, com’è stato fatto per la tratta Torino-Lione, venga enucleata dalle procedure accelerate e semplificate della Legge Obiettivo e che pertanto su questo territorio carsico preziosissimo si eviti di prendere le scorciatoie previste per le ”grandi opere” che non consentono la partecipazione democratica e un corretto confronto tecnico sulle alternative di progetto».
La Tav scalza Gorizia dall Europa
di FRANCESCO FAIN
È lungo due chilometri. Una misura esigua visto che parliamo di tracciati ferroviari. Ma da quei due chilometri dipende la riuscita di un progetto da 7 milioni di euro, quello denominato ”Adria-A”. Perché ne parliamo oggi? Perchè è previsto che quel breve tratto (si tratta del raccordo Ronchi Sud-Ronchi Nord) venga smantellato nell’ambito del cosiddetto ”progetto prioritario 6” dell’Ue, relativo al tracciato della Tav. Apriti cielo. Il sindaco Ettore Romoli, affiancato dall’assessore Guido Germano Pettarin e dal presidente del centro studi turistici ”Giorgio Valussi” Alessandro Puhali, ha convocato ieri in quattro e quattr’otto una conferenza stampa. I contenuti? Di fuoco. «Su questo argomento intendiamo portare avanti una battaglia politica», ha minacciato il primo cittadino. Contro chi? «Contro chi ha avallato questo scelta», la risposta. Pare si tratti della Provincia anche se Romoli si è guardato bene dal citare i responsabili veri o presunti.
LA LETTERA. Il sindaco ha scritto anche una lettera all’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi. «Apprendiamo con estremo rammarico – si legge nella missiva – dell’eliminazione del raccordo ferroviario esistente fra Ronchi Nord e Ronchi Sud e, a tale riguardo, esprimo a nome di quest’amministrazione la più netta contrarietà a tale proposito dal momento che impedirebbe al Comune di Gorizia di essere connesso con il futuro scalo intermodale di Ronchi aeroporto». Romoli entra nello specifico. «Mi preme evidenziare, infatti, che dal lato passeggeri, senza il raccordo Ronchi Sud-Ronchi Nord, il Comune di Gorizia sarebbe totalmente privato dell’accesso diretto allo scalo aeroportuale, compromettendo l’istituzione di un servizio metropolitano che secondo le recenti intese bilaterali italo-slovene dovrebbe legare Nova Gorica, Gorizia, Ronchi aeroporto, Trieste e Capodistria – spiega il primo cittadino -. Inoltre, se appare verosimile che il traffico merci in direzione/provenienza Gorizia-Venezia possa essere fatto transitare per la tratta Palmanova-Udine-Venezia anziché utilizzando tale raccordo. ciò comporterebbe un aumento di distanza di almeno… 40 chilometri con una penalizzazione evidente della funzione di interporto di Gorizia». La risposta di Riccardi non si è fatta attendere. Dice di «condividere» con Romoli la preoccupazione per «eventuali soppressioni nella dotazione infrastrutturale» e promette di attivarsi con la società Rfi.
L’ATTACCO. Il raccordo Ronchi Sud-Ronchi Nord, che si snoda (come detto) per due chilometri ed è interamente elettrificato. Viene attualmente utilizzato dai convogli merci: la soppressione del collegamento comporterebbe il transito del traffico ferroviario commerciale attraverso la linea Palmanova-Udine-Venezia, allungando di 34 km il percorso.
«Parliamoci chiaramente. L’eliminazione di quel tratto finirebbe con l’isolare il capoluogo isontino – ha detto il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli – impedendo la connessione con il futuro scalo intermodale di Ronchi. E sarebbe uno smacco ulteriore che Gorizia subisce in ambito ferroviario. Senza il raccordo, il Comune di Gorizia sarebbe totalmente privato dell’accesso diretto allo scalo aeroportuale, compromettendo, come detto, anche i progetti europei che prevedono l’istituzione di un servizio metropolitano che dovrebbe legare Nova Gorica, Gorizia, Ronchi, Trieste e Capodistria. Abbiamo avuto dei contatti con Rfi e una delle risposte che ci sono state date è che tale raccordo darebbe fastidio a Ronchi dei Legionari. Per noi, invece, ha una rilevanza enorme. Se la Tav è a misura del superporto, credo debba essere anche a misura del retroporto visto che stiamo lavorando perché Gorizia svolga questa funzione».
Puhali è andato oltre e ha parlato di «non lungimiranza strategica» che non riguarda soltanto l’Isontino, ma tutto il Friuli Venezia Giulia. Non solo. Ha puntato la lente d’ingrandimento sul continuo depauperamento delle linee ferroviarie della nostra regione. Un vecchio problema. Irrisolto.
Messaggero Veneto del 17/02/11
Gonars: sì alla Tav ma con meno impatto
GONARS. L’amministrazione di Gonars è favorevole alla Tav che ritiene una struttura indispensabile per lo sviluppo economico in chiave europea. Ritiene però che debba essere realizzata con il massimo risparmio del territorio e il minimo impatto ambientale possibile. Da qui le osservazioni del primo cittadino Marino Del Frate sul tracciato.
Nel 2008 l’amministrazione comunale di allora firmò un protocollo d’intesa con la Regione, poi approvato all’unanimità in Consiglio Comunale, nel quale era delineato il percorso della Tav. Il tratto che interessa Gonars è di 1800 metri, circa 400 metri a sud dell’A4, più o meno parallelo ad essa.
Del Frate ha preso visione del tracciato a fine gennaio e rende noti alcuni aspetti dello stesso: «Ci sono 1.100 metri di linea a 4 binari e 700 a 2 binari. Lo spazio occupato in larghezza è di circa 70 metri per il tratto a quattro binari e di 55 per quello a due binari. La distanza dalle case più a sud di Fauglis è di 650 metri, dal campanile della frazione di 1 km, dal campanile di Gonars di 3, da quello di Ontagnano di 1,5, dalla chiesetta della Bordiga di 400 metri, delle case più a sud di località Bordiga di 350 metri. L’altezza dei binari rispetto al terreno è di 2,5 metri, l’altezza totale nei punti dove verranno posizionate le barriere fonoassorbenti sarà di 11 metri».
Due cavalcaferrovia insisteranno sul territorio comunale: uno che proseguirà il sovrappasso autostradale Fauglis-Bordiga (lungo 550 metri con altezza di 13) e uno che proseguirà il sovrappasso autostradale Fauglis-Bagnaria di dimensioni simili. Queste opere si aggiungono al cavalca-ferrovia ubicato in comune di Palmanova, subito dopo il cavalcavia di Ontagnano. Del Frate ricorda che l’assessore Riccardi ha ribadito, in più occasioni, che l’opera verrà fatta col consenso dei Comuni e che la Regione si farà garante del territorio per ridurre al minimo l’impatto ambientale.
Prosegue ancora il sindaco: «Da primi, informali contatti con i proprietari dei terreni su cui insisterà la Tav, con i cacciatori, gli agricoltori e i cittadini abbiamo rilevato molte preoccupazioni e la richiesta di una soluzione che riduca al minimo la ricaduta sul territorio. Dalle prime impressioni si rileva che una possibile alternativa potrebbe essere l’interramento della linea a sud di Bagnaria con emersione alla stazione di Palmanova. Questo eviterebbe la costruzione dei tre costosi e giganteschi cavalcaferrovia e rispetterebbe i terreni a sud di Gonars. Naturalmente è solo un primo parere che dovrà essere vagliato dagli enti competenti quanto a fattibilità e congruità economica».
L’amministrazione di Gonars ha sollecitato un incontro con i tecnici delle ferrovie per acquisire ulteriori informazioni, comunicare in Regione le proprie considerazioni e informare la popolazione.
Monica Del Mondo
Alta velocità, Muzzana chiede chiarimenti
MUZZANA. Giudizio negativo da parte del comune di Muzzana sul progetto preliminare della Tav. Lo ha approvato martedì sera il consiglio (con astensione dell’opposizione) incaricando il sindaco Gallo di farsene portavoce presso le istituzioni regionali e comunali interessate all’opera. Giudizio che non vuole rappresentare un gesto di ostilità, ma un segnale di tutela nei confronti dei cittadini in quanto «al momento – ha riferito il sindaco – non abbiamo elementi sufficienti con cui valutare il progetto poiché non ci è ancora pervenuta la documentazione relativa alla relazione costi/benefici e allo studio di impatto ambientale».
Considerati i criteri che guidano l’amministrazione in materia di trasformazione urbanistica quali tutela e utilizzo responsabile del suolo, progettazione partecipata del territorio, necessità di lasciare alle generazioni future il territorio nelle migliori condizioni ambientali e paesaggistiche, il consiglio ha dunque voluto segnalare un disagio, «che non vuole svilire in alcun modo il lavoro dell’assessore regionale Riccardi che ha dato piena disponibilità sulla tempistica su cui apportare le nostre osservazioni», in particolar modo sul metodo lacunoso con cui si sta portando a conoscenza il progetto ai comuni, progetto che al momento, vista la mancanza di documenti necessari, non può essere valutato nella sua interezza. La Tav, la cui realizzazione inciderà in maniera significativa sulla frazione di Casali Franceschinis, tra le varie criticità presentava un aumento del traffico stradale per le cantierizzazioni che si protrarranno per diversi anni e dei possibili danni al territorio per la presenza di una falda freatica molto superficiale. Documento, questo, che l’opposizione ha definito “uno strumento di pura propaganda elettorale”.
«Perché il sindaco – si è infatti chiesto il consigliere Zamparo, capogruppo Pdl – nell’assemblea dei sindaci alla presenza dell’assessore Riccardi aveva acconsentito al progetto senza alcuna protesta?La maggioranza sta solo strumentalizzando la questione». (v.z.)
Infuriati gli ambientalisti: «Quell opera distruggerà il Carso, dev essere fermata”
L’incontro mandamentale dedicato alla Tav e tenutosi a Monfalcone, oltre ad aver ospitato l’illustrazione del progetto da parte dei tecnici di Rfi, che hanno logicamente sostenuto con forza le basi su cui è fondata l’opera e ne hanno ridimensionato gli effetti sul territorio, spiegando come siano stati considerati tutti gli aspetti ambientali, geologici, idrici, sociali, ha sollevato anche le reazioni di chi vede la Tav come un possibile scempio del territorio; a cominciare dal consigliere comunale e provinciale del Pd Fabio del Bello, sostenuto da un’autentica ovazione del pubblico. Del Bello ha sollecitato «enti locali, Città mandamento con in testa il Comune di Monfalcone, nonché la Provincia, a chiedere subito con un ordine del giorno approvato dai rispettivi consigli che la tratta Av/Ac Ronchi-Trieste, com’è stato fatto per la tratta Torino-Lione, venga enucleata dalle procedure accelerate e semplificate dell’illiberale legge Obiettivo e che su questo territorio carsico unico al mondo si eviti di prendere le scorciatoie previste per le grandi opere, che non consentono la partecipazione democratica e un corretto confronto tecnico sulle alternative di progetto e, pertanto, sono del tutto irrispettose dell’autonomia degli enti territoriali in campo urbanistico ed edilizio».
Ha ricordato, inoltre, che nel 2005 la Commissione speciale Via del ministero dell’Ambiente espresse parere negativo sul progetto preliminare della tratta Ronchi sud-Trieste, visto che, «in merito al tracciato prescelto, la realizzazione di gallerie profonde nelle formazioni carsiche pone l’attenzione sulla tutela delle risorse idriche sotterranee e inoltre non fornisce garanzie sia sulla fattibilità effettiva dell’operazione sia sui rischi anche in fase di esercizio sia sull’indeterminazione dell’onere economico che ne deriva».
Il Coordinamento per il Parco del Carso, formato da associazioni ambientaliste, culturali, turistiche, d’arma e della minoranza slovena, ha consegnato invece un documento a Riccardi in cui si esprime forte preoccupazione riguardo al progetto di Av/Ac a cominciare da quanto previsto per il bivio San Polo, dove «saranno portati stravolgimenti che mettono in forse l’assetto naturalistico dell’intera zona. Le alture carsiche diventeranno prossimamente il Parco del Carso di Monfalcone, primo passo verso il futuro e più vasto Parco regionale e parco internazionale. Non sarà certo con le distruzioni previste – affermano i rappresentanti del comitato – che si raggiungerà l’obiettivo di sviluppare le numerose preziosità storiche e naturalistiche del Carso per farle conoscere e passarle integre alle future generazioni».
Anche il Wwf ha distribuito un volantino in cui si spiega come la Tav Venezia-Trieste consisterebbe «in un enorme rilevato, un muro alto 6 metri a cui si aggiungono 7 metri di barriere antirumore, 22 chilometri di gallerie e alcuni chilometri di viadotto. L’impatto complessivo sarebbe devastante: oltre 5 milioni di metri cubi di roccia da estrarre per lo scavo delle gallerie, centinaia di migliaia di viaggi di camion sulla viabilità locale per il trasporto dei materiali scavati, decine di ettari occupati dalle aree di cantiere per la durata dei lavori complessivamente stimata in 40 anni».
Nettamente contraria anche Rifondazione comunista, che parla di «tragedia ambientale, di un bilancio costi/beneficii che non giustifica l’opera, di vincoli progettuali assurdi. Si può fare ancora molto – dice Rc – per fermare questo progetto».
Cristina Visintini
Rc appoggerà tutte le iniziative dei comitati No Tav
PORPETTO. La segreteria provinciale di Udine del Partito di RC, esprime un parere fortemente contrario al progetto della nuova tratta ferroviaria Venezia-Trieste «essendo i progetti preliminari presentati ancora sprovvisti delle relazioni costi – benefici e delle approfondite analisi economiche, come del resto già avvenuto nella precedente presentazione del 2003 e 2006 – si legge in una nota-. La dimenticanza, se così può essere definita, genera più di qualche sospetto visto. Pensiamo- attacca Carmelo Seracusa, segretario provinciale di Rc- sia possibile elaborare un disegno infrastrutturale alternativo, rispettoso dell’ambiente carsico e della pianura friulana, che punti prima di tutto a sfruttare le molte potenzialità residue delle linee esistenti, attraverso un piano di ammodernamento, finalizzato al miglioramento della sicurezza, all’incremento dell’offerta, alla qualità e puntualità dei servizi.
Tutto ciò darebbe delle risposte in tempi brevi allo squilibrio del trasporto su gomma rispetto a quello su rotaia e finanziariamente risulterebbe più conveniente. Così come elaborata l’opera è utile solo agli speculatori e agli imprenditori che vogliono attingere alle casse dello Stato. In particolare sottolineiamo i lunghi tempi di realizzazione (40 anni), e il non innocente “modello spezzatino” con cui viene presentato il progetto alle amministrazioni locali, un’operazione intenzionale concepita con lo scopo di offuscare la visione d’insieme della tragedia ambientale e umana che si delinea. Come Rifondazione Comunista sosterremo tutte le iniziative che nasceranno spontaneamente sul territorio, a partire da quelle messe in campo dai comitati No Tav». (f.a.)
TRASPORTI
Appena due chilometri di tracciato ferroviario a binario unico, considerati però fondamentali nelle strategie di collegamento del capoluogo isontino con il resto della regione. Sì, perché senza il raccordo Ronchi nord-Ronchi sud, che Rfi ha in mente di sacrificare sull’altare della Tav, «Gorizia sarebbe destinata all’isolamento», come ha spiegato ieri il sindaco, Ettore Romoli, che non ha nascosto il proprio disappunto. Appresi i dettagli del progetto, il primo cittadino ha preso carta e penna per scrivere all’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi.
Il sindaco. «Non vogliamo strumentalizzare la vicenda a fini politici, soprattutto a ridosso della campagna elettorale – ha premesso il primo cittadino –, ma ci teniamo a rendere noto il nostro malcontento per una scelta che rischia di penalizzare ancora una volta la città. Non ce la prendiamo con alcuno, ma faremo valere le nostre ragioni senza fare sconti», ha sillabato Romoli, esprimendo la netta contrarietà al taglio paventato da Rfi.
Merci. La dismissione della bretella che collega la linea Cervignano-Aquileia-Grado alla Udine-Trieste costringerebbe a una manovra farraginosa i convogli provenienti da Mestre e diretti a Gorizia: arrivati all’altezza del bivio di San Polo, i treni merci che oggi utilizzano il raccordo Ronchi nord-Ronchi sud si vedrebbero costretti a proseguire per Monfalcone, invertendo a quel punto la propria marcia per dirigersi verso il capoluogo. A quel punto, più logico transitare per la sezione Palmanova-Udine, anche di fronte a un evidente aumento della distanza percorsa (34 chilometri in più).
Adria-A e passeggeri. Ma a spingere Romoli a parlare di «disastro» sono anche altre ripercussioni che la soppressione del raccordo potrebbe avere sul traffico ferroviario. Il tratto della discordia è considerato infatti strategico nella realizzazione della metropolitana leggera Adria-A, che dovrebbe collegare Nuova Gorizia, Gorizia, l’aeroporto di Ronchi, Trieste e Capodistria: il progetto, che coinvolge 27 enti (capofila è l’Ince), sarà realizzato grazie a uno stanziamento di complessivi 3 milioni e mezzo di euro, che serviranno in larga parte per la costruzione della lunetta di Gorizia. «Senza il raccordo, il Comune sarebbe totalmente privato dell’accesso diretto allo scalo aeroportuale, compromettendo l’istituzione del servizio metropolitano previsto dalle recenti intese bilaterali», ha scritto Romoli a Riccardi: l’assessore regionale, rispondendo alle sollecitazioni del sindaco, si è detto pronto a farsi carico delle «opportune interlocuzioni» con i proponenti del progetto.
Superporto. Il colpo di cesoie che Rfi intenderebbe riservare alla Ronchi nord-Ronchi sud rischia di avere riflessi negativi anche sulla logistica provinciale e sul ruolo che Gorizia si candida ad assumere con l’avvio del progetto Unicredit sul Superporto: «Si è detto che la Tav sarà a misura della piattaforma monfalconese – ha rilevato Romoli –. L’auspicio è che tenga in considerazione anche le attività di retroporto che dovrebbero essere svolte dal capoluogo».
Christian Seu
Treni guasti e disagi Di Bisceglie: «Nuovo forum sulla ferrovia»
SAN VITO. «Solidarietà ai pendolari della tratta ferroviaria Casarsa-San Vito-Portogruaro: siamo al loro fianco e continueremo a sollecitare il miglioramento della linea». Il vicesindaco, Antonio Di Bisceglie, interviene così sulla questione dei continui disservizi sulla linea ferroviaria locale lamentati da pendolari, studenti e dirigenti scolastici. Per la cronaca, ieri c’è stata l’ormai consueta sostituzione di una decina di treni con autocorse. Di Bisceglie, a fronte dei ritardi e altri disservizi evidenziati (tanto che i pendolari stanno pensando a qualche forma di protesta eclatante), rilancia l’azione del Comune.
«È evidente – afferma – che l’ente locale può agire fino a un certo punto. Verso i pendolari e gli altri cittadini sensibili ci attiveremo creando un nuovo forum sulla ferrovia, così da raccoglierne le esigenze. Ci rivolgeremo inoltre alla Regione per ribadire l’esigenza dell’elettrificazione e della lunetta a Casarsa». Su questo punto, di recente, nella cittadina era stato organizzato un forum che aveva raccolto la voce dei sindaci di San Vito, Portogruaro e Pordenone, congiuntamente alle categorie economiche interessate, per far sì che la Tav passasse per Portogruaro. Questa è la premessa perché la tratta locale venga potenziata, e in tal senso c’erano dei precisi impegni: di recente c’è stata una prima conferma che il tracciato è quello auspicato. Il vicesindaco ricorda come il Comune si sia anche impegnato per far sì che l’accessibilità ai treni sia migliorata, ma anche per ottenere mezzi più moderni, come potevano esserlo i Minuetto (che ora sono spesso in officina).
«Non possiamo non notare – evidenzia – che gli investimenti sulla linea, da parte di Rfi e della Regione, non sono alla fine proseguiti». Sul potenziamento legato al Corridoio 5, si continuerà il lavoro iniziato coi Comuni di Portogruaro e Pordenone: «Le ricadute sarebbero positive per tutta la provincia, oltre che per la nostra zona industriale».
Sulla situazione attuale, ad ogni modo, l’intenzione è quella di rivolgersi alla Regione perché «vengano assicurate buone condizioni di mobilità». (a.s.)
Ma Riccardi controbatte: è un progetto strategico
La Regione si fa garante dei diritti delle comunità interessate alla linea ferroviaria ad alta velocità e alta capacità Venezia-Trieste, nei confronti dello Stato, che ha avviato il progetto nel quadro dei corridoi definiti strategici dall’Unione europea. Lo ha ribadito l’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi, che a Monfalcone ha partecipato all’incontro mandamentale dedicato all’illustrazione del progetto di tracciato. Alla presenza del sindaco, Gianfranco Pizzolitto, del presidente della Provincia, Enrico Gherghetta, e di numerosi consiglieri regionali dell’Isontino, Riccardi ha voluto riconfermare il metodo che la Regione intende seguire, che è quello della «partecipazione per costruire il consenso» e di un rapporto primario con le istituzioni locali, anche se ha assicurato che le osservazioni e le proposte di tutti cittadini saranno prese in considerazione e discusse in assemblee pubbliche.
«Io credo – ha detto l’assessore – che debbano prevalere fiducia e rispetto per tutte le opinioni. Sono d’accordo con quanti dicono che, su un progetto come questo, vanno evitati atteggiamenti di tipo fondamentalistico, a patto che sia chiaro che questo vale sia da una parte sia dall’altra». Riccardi si è soffermato soprattutto sul valore strategico della nuova linea ferroviaria che, integrandosi con la piattaforma logistica regionale, permetterà di dare una prospettiva di sviluppo al Friuli Venezia Giulia e in particolare proprio alla provincia di Gorizia, chiamata a svolgere in questo contesto un ruolo fondamentale per la sua dotazione di infrastrutture. L’amministratore regionale ha anche ricordato il ruolo fondamentale della ferrovia per incrementare il traffico merci e, quindi, lo stretto collegamento con il progetto del superporto Monfalcone-Trieste.