Messaggero Veneto del 20/02/11
No Tav, ricorso all Unione europea E il primo maggio tutti in piazza
BAGNARIA ARSA. I cittadini, almeno quelli più direttamente interessati dal passaggio della linea ferroviaria ad alta velocità e capacità, non si sentono tutelati dalle rispettive amministrazioni comunali ed ecco, allora, affidarsi al Comitato no-Tav per predisporre le osservazioni al progetto da inviare a Roma entro il 28 di questo mese. È questo quanto emerso nel corso dell’incontro pubblico indetto dal Comitato. Nella sala parrocchiale di Bagnaria Arsa erano molti di più i volti di persone provenienti dagli altri centri della Bassa, pochi invece, ancora una volta, quelli residenti nel territorio del comune dove si è svolta l’assemblea.
Giancarlo Pastorutti ha elencato il decalogo delle osservazioni, lamentando la “ghettizzazione” usata nei suoi confronti dagli amministratori di Bagnaria e la difficoltà di avviare un confronto, rimasto, purtroppo, fino ad oggi inevaso sul tema scottante del passaggio della Tav nel territorio “di casa”.
Pastorutti ha quindi illustrato i dieci punti che sono parte integrante delle osservazioni dei cittadini da inviare con raccomandata con ricevuta di ritorno entro il 28 di febbraio al ministero per i Beni e le Attività Culturali, al ministero dell’Ambiente e della Tutela del mare, alla Direzione centrale Ambiente della Regione e alla Commissione Petizioni della Comunità europea.
Nel dettaglio i punti riguardano: la scorrettezza usata nell’invio della documentazione tanto che i tempi materiali per presentare le opportune osservazioni da parte dei cittadini non coincidono con quelli concordati; la mancata applicazione della convenzione di Aarhus che prevede la partecipazione della gente ai processi decisionali; la richiesta di separazione dei Via (valutazione impatto ambientale)ora avviate su quattro tronconi; la mancata presenza nei progetti del calcolo estimativo (costi-benefici); l’effetto impattante sul territorio con la creazione di molti cantieri; la presenza di viadotti elevati ( si cita ad esempio Porpetto con strutture di 11-12 metri); la carenza di caratteristiche geo-meccaniche dei suoli interessati dovuti alla presenza di terreni di bonifica; le vibrazioni alle quali saranno sottoposti gli edifici in prossimità del passaggio dei treni. A sollevare gli umori della platea si alza la voce di Paolo De Toni.
«C’è una responsabilità, che definisco storica, nel tentare di fermare questa “disgrazia” – attacca uno dei leader del comitato no-Tav – e a questa assemblea faccio queste proposte. La battaglia che ci attende è di lunga durata. Dobbiamo cercare di coinvolgere l’Europa e alla Comunità sia data la possibilità di creare una commissione apposita che esamini e studi i vari progetti attinenti i vari corridoi. L’assessore Riccardi deve ancora darci risposte precise» puntualizzae con piglio De Toni, che poi consiglia una grande manifestazione di piazza per il Primo maggio e una assemblea plenaria da tenere in un grande centro della regione.
Sandro Sandra
Infrastrutture, Pd contro la giunta
UDINE. «Non c’è un progetto complessivo e i Comuni sono tagliati fuori dalle decisioni che riguardano le infrastrutture del Friuli Venezia Giulia». Da qui la necessità di un «un nuovo accordo Stato-Regione sulla piattaforma logistica transnazionale, che comprende il Corridoio V, l’Adriatico-Baltico e il Superporto Unicredit e di un patto di stabilità e sostenibilità, dove Regione e comuni possano condividere obiettivi, procedure, tempi e strumenti di collegamenti via mare e via terra».
Il Pd ha organizzato per ieri mattina a palazzo Kechler un convegno dal titolo «Il mondo cambia. La Regione è ferma. Costruiamo il nostro futuro. Non c’è un metodo – ha detto il segretario regionale del Pd, Debora Serrachiani – si lavora a pezzi. Sul Superporto e sulla Terza Corsia la Regione assume degli impegni, ma poi rischia di essere tagliato fuori dalle rotte internazionali se non c’è un progetto complessivo. Sull’Alta velocità, il rapporto con il Veneto è del tutto carente e ci vuole un tavolo permanente che coinvolga istituzioni locali e popolazione».
Secondo Debora Serrachiani la Regione è ferma, mentre la Slovenia e l’Austria sono più dinamiche di noi. «Tanto per fare un esempio, Il piano regolatore per il raddoppio del porto di Capodistria – ha spiegato – è già stato depositato. E se perdiamo i porti, rischiamo di perdere anche i Corridoi V e Adriatico-Baltico. In Europa si fanno valutazioni più ampie e se la Regione non si impegna nel proporre il Friuli Venezia Giulia come Progetto Paese perde letteralmente un treno».
«La mobilità investe Udine sotto tre punti di vista – ha detto ieri il sindaco Furio Honsell – il trasporto pubblico locale ha un piano vecchio di 20 anni, la Regione deve accelerare i tempi se vuole riformare il bando entro il 2014. Bisogna valorizzare il trasporto merci sulla rete ferroviaria. C’è scarsa attenzione sulla Udine-Tarvisio, mentre bisognerebbe pensare alla tratta Abs-Buttrio per caricare l’acciaio sulle ferrovie, invece che su gomma». Anche nella provincia di Pordenone, ci sono molte situazioni da prendere in considerazione. «Non bisogna solo pensare all’Alta velocità – ha detto il sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello – ma anche a collegarla ai vari distretti industriali. E’ necessaria una bretella Casarsa-Portogruaro. E bisogna pensare ad una metropolitana leggera da Portogruaro a Pordenone. Per quanto riguarda il trasporto su gomma, manca un collegamento autostradale Pordenone-Udine».
Ilaria Gianfagna
Il piccolo del 19/02/11
Tav, è arrivata la Via Ora Duino Aurisina vuole una proroga
di TIZIANA CARPINELLI
DUINO AURISINA È una brutta gatta da pelare, quella che si troverà a gestire, nei prossimi due mesi, l’amministrazione comunale di Duino Aurisina. Lo ammette anche il sindaco Giorgio Ret, che ieri a furia di analizzar tracciati, cartografie e legende c’ha «quasi – e sono le sue parole – rimesso la vista».
La patata bollente ha un nome cortissimo: Via, Valutazione d’impatto ambientale, la procedura amministrativa finalizzata a individuare le conseguenze prodotte dell’attuazione di un progetto. Ma a dispetto del nome cortissimo si trascina dietro una mole impressionante di documentazioni. Che, per stamparle tutte, è necessario rivolgersi – come ha fatto il Comune – a una tipografia. Il progetto in questione, invece, è quello dell’Alta velocità (tratta Ronchi-Trieste), che il Consiglio comunale dovrà appunto esaminare nelle prossime settimane per esprimere le sue osservazioni.
Un paio di giorni fa, infatti, è pervenuta in municipio la Via, atto conseguente al progetto preliminare che Italferr ha depositato per la pubblica consultazione a fine dicembre. «La documentazione è molto complessa – così Ret -: ci siamo rivolti a una tipografia triestina per darne stampa e distribuirne copia ai consiglieri, ma il conto presentatoci di 4mila euro ci ha fatto desistere. Ho allora iniziato a leggere le carte, assistito da un ingegnere, ma la vedo brutta. La materia è così complessa e piena di diciture e sigle che pure gli esperti sono in difficoltà. Se la situazione non si sbloccherà lunedì, alla riunone dei capigruppo fissata coi tecnici, chiederemo formalmente alla Regione di concederci una proroga: temo infatti che il tempo a disposizione non sia sufficiente. Anche per questo, inviterò alla Seconda commissione consiliare, convocata invece giovedì, l’assessore regionale alle Infrastrutture Riccardo Riccardi».
Nel Comune sarà realizzato un ”Posto di movimento” che prevede la dismissione dell’impianto di Aurisina. La nuova linea AV/AC terminerà in corretto tracciato con l’attuale linea per Villa Opicina, mentre il ”Posto di movimento” garantirà l’interconnessione tra la nuova linea e i binari della storica Trieste-Villa Opicina. Il prolungamento tra la stazione di Aurisina e la cintura merci di Trieste sarà assicurato da una bretella con un’ascesa massima del 12,5%, che s’innesterà mediante un bivio a raso a 60 km/h sulla cintura merci del capoluogo, per consentire il collegamento con Campo Marzio. Stando al progetto, nella sottotratta Ronchi-Aurisina sarà presente un traffico misto passeggeri/merci, con 8 treni a lunga percorrenza e 186 treni merci, per un totale di 194 mezzi. Nel tracciato Aurisina-Trieste, invece, il traffico sarà esclusivamente merci (88, di cui 53 diurni e 35 notturni).
L’analisi della carsificazione epigea e ipogea evidenzia come dei circa 21 chilometri di percorso nei calcari, circa 4,7 potranno interferire con strutture carsiche. Il fenomeno non è equamente distribuito: dei circa 14 km del primo settore – da Monfalcone a San Pelagio – circa 1.400 sono i metri (10%) in cui sarà probabile la presenza di strutture carsiche verticali concentrate. Nel secondo settore (5 km) il 60% del tracciato (2.900 m) potrebbe interferire con strutture carsiche complesse (pozzi e gallerie) di dimensioni anche superiori a 5 m. Nel terzo settore (1,4 Km), saranno 400 i metri a rischio (30%). La creazione delle opere in sotterraneo (due canne a singolo binario e una canna a doppio binario) implicherà l’asportazione di un considerevole volume di materiale. La terra da scavo che dovrà essere portata in discarica, con riferimento alla tratta Ronchi-Trieste, è pari a 730mila metri cubi, mentre quella da conferire in rinterri, recuperi e riambientalizzazioni è pari a 3 milioni 300mila mc. Alla luce di ciò, per l’area di sua competenza, il sindaco Ret chiede il trasporto su rotaia.
Del Bello (Pd): no alla Tav sul Carso
Una forte correzione del tracciato Av/Ac Ronchi-Trieste, proposto da Rfi, evitando di intaccare il Carso, coniugando il rispetto ambientale con lo sviluppo logistico e infrastrutturale. Lo propone il consigliere comunale e provinciale, Fabio Del Bello, che sta preparando una mozione da presentare sia in Consiglio provinciale che in Consiglio comunale a Monfalcone. Allegati ci sono 4 dispositivi deliberativi, il primo dei quali lo scorporo della tratta Ronchi-Trieste dalla Legge Obiettivo.
Del Bello ha ”smontato” il progetto di Rfi, mantenendo gli interventi funzionali per la tutela del Carso e per lo sviluppo. Il consigliere passa in rassegna sette tesi. Ricorda la bocciatura del piano Av/Ac carsica nel 2005 da parte della Commissione nazionale di impatto ambientale e del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Quindi, evidenzia: «La Slovenia non realizzerà mai la Tav. Significa che l’Alta velocità si ferma proprio sul Carso». La terza tesi s’incentra sul rapporto costi-benefici: Del Bello pone il problema dell’effettiva ”attrattività della ferrovia”, considerando che «stando a studi e previsioni, lo spostamento dei traffici dalla gomma alla rotaia viene ipotizzato in termini modesti. C’è da chiedersi quale sia l’effettivo beneficio, di fronte a un investimento finanziario stimato in 7,5 milioni di euro nella nostra regione». Il consigliere, nella tesi numero 4, pone gli interrogativi in ordine all’impatto della cantierizzazione, per quanto riguarda gli scavi delle gallerie e per la viabilità del monfalconese, in particolare riferendosi alla demolizione del cavalcavia tra Monfalcone e Ronchi e alla ”rivisitazione” del sottopasso di San Polo. Esprime anche i timori sotto il profilo ambientale legati al Timavo e all’idrologia ipogea.
Il consigliere quindi propone un’alternativa, prendendo a prestito lo studio eseguito dall’ingegner Andrea Debernardi, per conto del Wwf, dedicato ai «Lineamenti strategici per lo sviluppo della rete ferroviaria del Friuli Venezia Giulia». Sostanzialmente, si parla di un potenziamento tecnologico della rete ferroviaria esistente, del raddoppio della linea Cervignano-Udine e della realizzazione della linea Capodistria-Divaccia collegando Trieste a Capodistria. E ancora, il potenziamento della tratta Monfalcone-bivio Aurisina e la nuova tratta Ac tra Mestre e San Giorgio di Nogaro e tra Lubiana e Divaccia. Il tutto, a costi inferiori, sostiene Del Bello, evitando di intaccare il Carso.
Del Bello condivide, invece, la ristrutturazione ed il potenziamento della rete ferroviaria esistente in funzione della portualità, facendo in particolare riferimento al Corridoio Adriatico-Baltico, potenziando il collegamento Nord-Sud, evidenziando altresì la ”rivisitazione” delle ”strettoie” rappresentate dalle colline del Semering, per Vienna, e dagli Alti Tauri, per Salisburgo-Monaco. Infine, ricorda le proposte della Provincia, in relazione all’abbassamento-interramento della linea che attraversa Ronchi, fino alla stazione di Vermegliano. «Il documento – conclude Del Bello – è al vaglio di alcuni tecnici di alto profilo che collaborano con il Coordinamento zonale per la difesa del Carso e del Timavo, e sarà sottoposto all’attenzione delle maggioranze consiliari e poi reso pubblico». Intanto oggi alle 11, all’ex Pretura cittadina, sarà presentato il progetto di istituzione del Parco regionale e poi internazionale del Carso tra Italia e Slovenia. Interverranno Graziano Benedetti del Wwf e Gianpaolo Zernetti, presidente del Cai. Il progetto riserva a Monfalcone un ruolo da protagionista e di traino. (la.bo.)