Da Il Piccolo del 03/01/11
«Il piano diviso in tre parti per indebolire le opposizioni»
“Salami slicing” (affettare il salame): così è noto a livello europeo lo stratagemma adottato da Rfi per cercare di sminuire l’impatto e depotenziare le opposizioni al progetto della Tav tra Venezia e Trieste. Lo afferma il Wwf del Friuli Venzia Giulia che ricorda come il progetto preliminare della nuova linea ferroviaria sia stato infatti suddiviso in tre tronconi, che hanno iniziato la procedura di Valutanzione d’impatto ambientale (Via) in modo indipendente l’uno dall’altro: la tratta Venezia–Portogruaro (progetto e studio di impatto ambientale consegnati il 22 dicembre, soltanto alla Regione Veneto), la tratta Ronchi del Legionari – Trieste (progetto e studio consegnati il 22 dicembre, solo alla Regione Friuli Venezia Giulia) e la tratta Portogruaro–Ronchi dei Legionari (progetto e studio saranno consegnati entro il 31 dicembre a entrambe le Regioni). «I progetti sono però, evidentemente, – affema il Wwf – parte di un tutto inscindibile, per la semplice ragione che l’uno non avrebbe alcun senso né funzione, in assenza degli altri. Lo scopo della suddivisione in tre tronconi è quindi soltanto quello di cercare di deviare l’attenzione delle comunità locali, Comuni in primis, sul pezzetto di linea che riguarda i rispettivi territori, facendo perdere di vista l’insieme».
Secondo l’associazione ambientalista «si vuole cioè che cittadini, Comuni, associazioni si esprimano soltanto sul frammento di Tav che tocca da vicino casa propria, chiedendo magari limitati spostamenti della linea o “compensazioni” locali, senza metter naso nella strategia complessiva che sta a monte del progetto e ragionare sugli impatti globali (ambientali ed economici) dell’opera. E’ questa la logica perversa della “Legge Obiettivo”, all’origine della progettazione delle linee Tav (e non solo di queste) e che fa a meno di qualsiasi pianificazione nel settore trasporti: la “politica del fare” qualunque cosa, comprando magari il consenso delle comunità locali e prescindendo dalla valutazione se si tratti di opere utili e sostenibili».
Secondo il Wwf, inoltre, la procedura di Via sulla Tav a Nordest denuncia altre gravi carenze: 1) manca, negli elaborati presentati da Rfi, la valutazione costi-benefici, pur imposta per legge a tutte le opere pubbliche; carenza tanto più grave in quanto si tratta di un’infrastruttura il cui costo era stimato già nel 2006 pari a quasi 5,2 miliardi di euro per la tratta Venezia-Trieste (oggi la stima sarebbe verosimilmente superiore); 2) nel sito Internet del ministero dell’Ambiente, a tutt’oggi (30 dicembre 2010), non c’è traccia degli elaborati consegnati da Rfi e anzi nella sezione dedicata alla Via si legge che non c’è “nessun progetto sottoposto a Via in fase di osservazione da parte del pubblico” (benché, come detto, Rfi abbia consegnato alle Regioni progetti e studi per due tratte già il 22 dicembre)! 3) per poter visionare il materiale, i cittadini devono quindi rivolgersi agli uffici regionali (ma in Veneto trovano soltanto quello della Venezia–Portogruaro e in Friuli Venezia Giulia solo quello della Ronchi-Trieste).
Il Wwf chiederà perciò ai ministeri Ambiente, Infrastrutture e Beni culturali e alle Regioni interessate di imporre a Rfi l’accorpamento dei tre progetti in un’unica serie di elaborati e un unico procedimento; di completare gli elaborati per la Via con l’indispensabile analisi costi-benefici; di avviare una nuova procedura Via sul progetto unitario della linea Venezia–Trieste; di mettere a disposizione del pubblico, su Internet, tutta la documentazione di Rfi, contestualmente alla pubblicazione degli annunci sui giornali prescritta per legge.
Legambiente: rischio-esproprio per una quarantina di case
Gli impatti della linea ad Alta velocità-Alta capacità ferroviaria rischiano di essere molto più concreti e molto più vicini per il Monfalconese di quanto il territorio possa pensare. Per questo il circolo locale di Legambiente ritiene “stupefacente” l’assoluta mancanza di reazioni da parte delle amministrazioni locali alla comparsa dell’annuncio della presentazione del progetto preliminare del tracciato Av-Ac relativo al tratto Ronchi dei Legionari-Trieste. Se sette anni fa la situazione era grave, ma non seria, come sottolinea Rudi Fumolo del circolo monfalconese di Legambiente, perché il primo progetto preliminare conteneva delle palesi incongruenze, ora il quadro è decisamente più pericoloso. «Intanto le amministrazioni comunali del mandamento allora erano contrarie in modo compatto – ricorda Fumolo -, mentre ora sono favorevoli, salvo qualche rara eccezione. Il dato di fondo però è un altro: se il progetto non sarà bocciato come in passato, l’approvazione del preliminare, che potrebbe avvenire entro quest’anno, comporterà automaticamente dei vincoli all’esproprio delle aree coinvolte dall’opera». Di fatto, stando a Fumolo, le case vincolate potrebbero oscillare tra le 100 e le 200, a seconda della fascia di salvaguardia del tracciato, e quelle da espropriare tout court circa 40. «In base alla normativa, il giorno dell’approvazione del progetto preliminare – ribadisce l’esponente di Legambiente – le case circostanti la nuova linea ferroviaria saranno vincolate senza bisogno di qualsiasi comunicazione diretta agli interessati». Insomma, ci sono gli impatti ambientali dell’opera da tenere in conto, ammonisce Legambiente, ma non solo quelli. «E’ sperabile che oltre ad analizzare gli aspetti ambientali – afferma Fumolo – gli amministratori locali abbiano ben chiaro l’effetto sul loro territorio della semplice approvazione del preliminare, che fra l’altro permetterà anche l’avvio delle fasi esplorative e l’apertura dei relativi cantieri». Legambiente si augura che questi nodi siano stati affrontati dagli amministratori nei contatti avuti negli ultimi mesi con le Ferrovie, «anche perché negli ultimi anni le amministrazioni regionali e locali, di diverso colore, non hanno brillato per la volontà di informare la popolazione sugli effetti ambientali e legali del passaggio dell’Av-Ac». I cittadini dovrebbero invece pretendere proprio questo, secondo Fumolo: notizie dettagliate per poi eventualmente agire attraverso le proprie amministrazioni locali, «tra gli unici soggetti che possono modificare i contenuti del progetto». (la. bl.)
Alta velocità, depositato il progetto sul potenziamento della linea esistente
di LAURA BORSANI
Il progetto preliminare della tratta Ronchi-Trieste della linea Alta velocita-Alta capacita, Venezia-Trieste è servito. Presentato al Comune di Monfalcone, agli altri enti locali del mandamento, alle Province di Gorizia e Trieste, nonché a tutte le parti interessate, al fine di segnalare eventuali ”interferenze”, ostacoli e criticità sul territorio non rilevate dallo studio. Il progetto, commissionato da Rete ferroviaria italiana a Italferr, in accordo con la Regione, è stato anche inoltrato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per essere sottoposto all’approvazione da parte del Cipe.
PRELIMINARE. Siamo alla prima fase progettuale, dopo che il precedente tracciato è stato bocciato nel corso delle procedure di impatto ambientale. Per la tratta Ronchi-Trieste, il nuovo piano ”alleggerisce” le ricadute riducendo i 33 chilometri di galleria attraverso il Carso a meno di una decina. Per Monfalcone l’attenzione sarà concentrata sullo snodo di San Polo e sulla riorganizzazione della linea ferroviaria storica. Sul tappeto anche la verifica in ordine agli eventuali vincoli ed espropri posti a residenze, terreni privati e a opere e beni pubblici.
INTERFERENZE. Il progetto preliminare è giunto al Comune di Monfalcone, protocollato il 21 dicembre, ma è stato inviato anche ai Comuni di Ronchi, Staranzano, San Canzian, Turriaco, Doberdò, Duino Aurisina, Trieste e Sgonico. Scatta il ”count down” per la segnalazione delle ”interferenze”. Non è previsto alcun parere da parte degli enti coinvolti, poiché il piano è inserito nella legge Obiettivo che comporta l’accelerazione dell’iter. Il progetto preliminare potrebbe subire modifiche anche sostanziali in sede di progettazione definitiva ed esecutiva, per le quali, però, gli enti locali non saranno più coinvolti. Intanto, c’è tempo 60 giorni, fino al 20 febbraio, per consegnare la relazione.
LINEA STORICA. Un lavoro imponente dovendo vagliare 284 tra relazioni e tavole. Il progetto della tratta Ronchi-Trieste prevede, assieme al Corridoio 5, la riorganizzazione della ferrovia storica, prospettando una consistente trasformazione. Il piano, infatti, intende intervenire propedeuticamente alla rivisitazione della linea Trieste-Venezia, ma soprattutto della Trieste-Udine. Si apre, pertanto, un doppio fronte di valutazione. «Il progetto preliminare presentato – spiega l’assessore comunale all’Urbanistica, Massimo Schiavo – è il primo elaborato ufficiale consegnato ai Comuni, per il quale i nostri uffici hanno costituito un gruppo di lavoro». Rispetto alle ipotesi precedenti, la quantità di infrastrutture previste è stata molto ridotta, eliminando in particolare la realizzazione di traumatici viadotti. «Questo – aggiunge Schiavo – è frutto di una serrata trattativa, tecnica e politica, condotta assieme agli altri enti locali, per evitare pesanti ripercussioni».
CRITICITÀ. Restano gli altri nodi. Che per Monfalcone interessano la linea storica ferroviaria, in particolare il bivio di San Polo, che oggi si presenta come un semplice sistema di scambi, con due binari che partono dalla stazione per poi suddividersi in 4, due in direzione Venezia e 2 in direzione Udine. Lo scenario prospetta lo sdoppiamento dei binari per Venezia, per ricongiungersi in prossimità della stazione di Monfalcone. La linea storica è destinata a venire potenziata, in attesa della realizzazione del Corridoio 5. «La riorganizzazione della linea storica – osserva Schiavo – potrà essere funzionale alle nostre aree industriali ed in particolare allo sviluppo del porto, alleviando contestualmente lo stato di sofferenza della viabilità. Si tratta, pertanto, di favorire lo sviluppo, ma a fronte di buoni criteri di sostenibilità».
CONSULTAZIONI. L’assessore preannuncia le opportune consultazioni: «Saremo attenti a coinvolgere tutte le forze politiche e le associazioni che si occupano di ambiente. L’obiettivo è quello di segnalare correttamente le ”interferenze”, al fine di ridurre al massimo l’impatto sul territorio. Ci incontreremo anche con gli altri enti locali, per esprimere una valutazione comune. Vogliamo che il nostro patrimonio storico-naturalistico venga salvaguardato, oltre alle residenze e ai servizi».
Messaggero 02/01/11
Tav, avviate le procedure per la Via
BAGNARIA ARSA. «Pensavamo che con l’elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest si fosse toccato il fondo, invece dobbiamo ricrederci, perché la Tav è anche peggio». Aldevis Tibaldi, portavoce del Comitato per la Vita Rurale in Friuli, attacca il progetto della Tav, sostenendo che «dopo un decennio di annunci trionfalistici, di progetti scivolati miseramente nel ridicolo, la montagna ha partorito il topolino e, come si conviene si è fatto di tutto per limitare la partecipazione del pubblico e trasformare i fondamenti del nostro ordinamento in un mero simulacro. Ecco dunque una delle scatole cinesi di Rfi dare avvio alla procedura di valutazione di impatto ambientale che assegna sessanta giorni per la presentazione delle possibili osservazioni allo studio di impatto ambientale. Non a caso gli avvisi arrivano ancora una volta sotto le feste, perché le amministrazioni, carenti di personale, siano messe in condizione di non reagire. Ma non è tutto- continua Tibaldi-, visto che con la collaudata tecnica dello spezzatino, la tratta Venezia – Confine di Stato è stata divisa in tre perché il progetto non sia analizzato nel suo insieme e con ciò sia possibile dire tutto e il contrario di tutto. Così la tratta veneta potrà trasformarsi in una linea turistica a servizio delle sue località balneari, mentre in Friuli si usurpano terre fertili con il pretesto di raggiungere velocità teoriche di 350 chilometri orari. Una vera e propria truffa ». Tibaldi, afferma che «a rendere problematica, se non impossibile, ogni reazione, complice il silenzio del vertice regionale ha permesso che i progetti e i relativi studi di Via siano visionabili negli uffici romani, ma anche nella sede di Cannaregio e nella sede triestina di via Giulia. Ve lo vedete- si chiede- il tecnico comunale di Teor o il cittadino di Pocenia rinunciare per due settimane di fila alle proprie incombenze quotidiane per raggiungere Venezia o Trieste per consultare centinaia di elaborati tecnici? Ve lo vedete il commissario di Porpetto preoccuparsi di salvare quel comune dalla invasione della Tav, sino al punto di inimicarsi il vertice regionale che lo ha designato e dal quale dipende? C’è poco da dire: lo hanno fatto apposta! Il Comitato per la Vita del Friuli Rurale non molla- conclude- e a partire dal nuovo anno sarà a Roma negli uffici frequentati esclusivamente dalla società proponente e dai suoi mallevadori nostrani».
Francesca Artico