Qui sotto l’articolo del Piccolo di oggi (decisamente mal fatto) a seguito della conferenza stampa di ieri.
Sotto il volantino che oggi sarà distribuito in gran parte delle stazioni in regione.
Facciamo notare che la frase sulla Serracchiani è stata estrapolata dal contesto. I comitati non sono certo preoccupati che i fondi europei per la TAV vadano persi, anzi, si augurano che vengano spesi in cose veramente utili.
Dal Piccolo
GIOVEDÌ, 27 MAGGIO 2010
OGGI UN VOLANTINAGGIO ALLA STAZIONE CENTRALE PER CONTESTARE LA TRIESTE-DIVACCIA
Il Comitato No Tav: «Progetto antieconomico, potenziare il trasporto locale su rotaia»
Volantinaggio “No Tav” oggi davanti alla Stazione ferroviaria di piazza della Libertà. A organizzare la protesta il Comitato “No Tav di Trieste e del Carso”, che ieri ha illustrato le motivazioni che hanno portato a questa manifestazione, estesa a tutte le principali stazioni ferroviarie del Friuli Venezia Giulia. «Il sistema dei treni ad alta velocità – dice Peter Behrens, esponente di Rifondazione, parlando per conto del Comitato – è perdente sia sotto il profilo economico, sia sul fronte dei servizi ai cittadini, perché sarà pagato coi soldi di tutti, ma destinato a pochi. Noi vogliamo invece un treno che serva a tutti, soprattutto ai pendolari e alle merci. Per questo motivo si deve cambiare modo di pensare al trasporto, renderlo più locale e meno centralizzato in poche stazioni».
Le ragioni esposte sul volantino riguardano la «necessità di accelerare i treni esistenti, implementare la rete di linee transfrontaliere e quelle interne, non isolare le città minori». I rappresentanti del Comitato non si dichiarano contrari solo alla tratta “Trieste-Divaccia”, ma in generale al sistema Tav. Nel volantino, si fa riferimento anche alla preoccupazione espressa dalla deputata europea Debora Serracchiani, la quale ha affermato che «l’Italia, non avendo ancora iniziato i lavori, rischia si perdere i finanziamenti europei, dato che, da giugno, per valutare la finanziabilità, l’Ue non si baserà più sul fatto che le tratte siano transfrontaliere, ma solo sull’analisi del rapporto fra costi e benefici e per questa valutazione tutte le tratte italiane potrebbero essere stralciate». (u. s.)
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PER LORO ESISTE SOLO LA TAV
Ormai da anni le scelte dei responsabili di Rete Ferroviaria Italiana si sono indirizzate a migliorare, spesso però solo a parole, esclusivamente il servizio sulle lunghe distanze. Gli investimenti infatti vengono rivolti solo ai treni di prestigio, e quindi solo sulle linee ad alta velocità, riservate ad una ristretta cerchia di utenti disposti a spendere molto o con esigenze molto particolari.
I treni locali, per pendolari, per chi cioè deve spostarsi ogni giorno, vengono lasciati nel degrado e nell’incuria. Le linee, le carrozze, i locomotori invecchiano, si guastano, divengono sempre meno affidabili e comodi. Eppure questi sono i treni più usati.
Ma, lo ha detto anche l’amministratore delegato di RFI, questi sono rami aziendali che non interessano.
In sostanza RFI intende impegnarsi solo sui treni “di lusso”, lasciando il resto delle linee e dei mezzi alle regioni. Se, dicono, queste vorranno migliorare il servizio sarà, ovviamente, loro cura trovare i soldi ed investire. Ovviamente, in tempi di crisi, significa dover spostare investimenti da altri settori, ad esempio la sanità.
Come dire che in pochi anni le linee verranno chiuse, infatti è impensabile che, con l’obbligo agli enti locali di spendere sempre meno, di non fare investimenti ecc. le regioni siano in grado di gestire (non pensiamo poi a migliorare) i servizi locali.
È anche questo uno dei frutti avvelenati del “federalismo” all’italiana, quel metodo che consiste nel “cedere” agli enti locali solo ed esclusivamente la responsabilità delle strutture non redditizie, anche se socialmente utili senza specificare come possono operare economicamente, visto che i trasferimenti dallo stato sono sempre più ridotti.
Alla fine di questo processo è evidente che con la chiusura delle linee ferroviarie ci sarà, necessariamente, un aumento degli spostamenti in automobile o con i camion.
Gli investimenti in linee ad alta velocità, spacciate anche come linee per il trasporto di grandi quantità di merci (alta capacità) non solo non sono risolutive dei problemi di intasamento delle strade, sono invece una delle cause dei futuri peggioramenti delle stesse.
NON BASTA CAMBIARE IL PERSORSO
SI DEVE CAMBIARE FILOSOFIA
Oggi propongono di cambiare il tracciato di Trieste (e per il Friuli?) ma non basta: è la filosofia della TAV che è sbagliata. Il treno che loro vogliono è pagato coi soldi di tutti, ma destinato a pochi, noi invece vogliamo un treno che serva a tutti, ma soprattutto ai pendolari ed alle merci, per questo quindi si deve cambiare modo di pensare al trasporto, renderlo facilmente accessibile, più razionale ma anche diffuso sul territorio, quindi più “locale” e meno centralizzato in poche stazioni.
ABBIAMO BISOGNO DI ACCELERARE I TRENI ESISTENTI
NON DELL’ALTA VELOCITÀ
Per rendere sempre più competitivo il treno rispetto al trasporto su gomma non è necessario avere l’alta velocità (che si ferma solo in pochissime stazioni da raggiungere con altri mezzi). Bisogna invece migliorare ciò che già esiste: rendere più confortevoli e sicuri i treni, renderli più puntali e veloci, farne partire di più.
Sono cose che si possono fare con pochi interventi, dal costo molto limitato se si paragonano agli investimenti da stanziare per le tratte previste per i treni TAV.
Si devono migliorare i locomotori, rendere più sicure le segnalazioni in cabina, collegare i treni tra loro, in modo che le linee possano essere meglio usate. In Svizzera tra la partenza di un treno e l’altro possono passare solo 8 minuti in piena sicurezza. E la Svizzera non investe in alta velocità.
Inoltre con piccoli interventi si possono accelerare anche di 20 – 30 km all’ora i treni locali, migliorando il servizio.
Invece in Italia si viaggia con orari che spesso sono più lenti di quelli degli anni ’50…
ABBIAMO BISOGNI DI LINEE
TRANSFRONTALIERE
La TAV è stata presentata come una linea transfrontaliera, per permettere il collegamento con gli altri paesi.
Ma la Slovenia ha già più volte dichiarato di non essere interessata, in quanto il suo territorio non è adatto a questo tipo di trasporto (piccolo, con una sola città di dimensioni adeguate ecc.), l’Austria e la Germania invece usano un sistema non compatibile con quello francese in uso sulle tratte italiane.
Però questi sostenitori dei collegamenti transfrontalieri negli ultimi 20 anni hanno cancellato tutti i treni che dalla nostra regione partivano per Germania, Austria, Jugoslavia e per mete più lontane.
Ancora negli anni ’70 da Trieste partivano treni diretti a Parigi, a Vienna, a Monaco, a Mosca, a Lubiana, a Belgrado, a Istanbul…
Nulla di tutto ciò esiste più. Ormai per raggiungere queste città si devono effettuare cambi continui, con gli ovvi disagi che questo comporta, motivo per cui chi deve spostarsi preferisce usare l’aereo.
Ma chi ha effettuato questi tagli al servizio è oggi quello stesso che ci propone le “nuove” linee riservate all’alta velocità. E se pensassero solo a ripristinare i vecchi collegamenti, non sarebbe più semplice e forse anche redditizio?
Abbiamo effettivamente bisogno di queste linee, perché quindi le hanno eliminate?
ABBIAMO BISOGNO DI LINEE INTERNE
Anche se si guarda l’offerta di collegamenti interni siamo molto peggiorati rispetto a 40 anni or sono. I treni per Roma, Milano, Bari praticamente non esistono più. Anche in questo caso si deve cambiare spesso, si devono trasbordare i bagagli, si rischia di saltare il collegamento per un ritardo mentre prima bene o male si rimaneva sul vagone diretto che, magari in ritardo, ma arrivava a destinazione. Siamo sicuri che, anche in questo caso, possa essere solo l’alta velocità a risolvere questi problemi?
ABBIAMO BISOGNO DI NON ISOLARE LE CITTÀ MINORI
L’alta velocità, come si sa, ferma in pochissime località, particolarmente grandi, a distanze di almeno 100 Km l’una dall’altra. Ad esempio da Trieste ci si ferma a Venezia e poi, probabilmente, solo Milano o Bologna.
Tutte le città che esistono in mezzo vengono, ovviamente, escluse. Chi vi abita dovrà arrangiarsi a raggiungere le grandi stazioni oppure usare la macchina per spostarsi… Vi sembra che questa possa essere una soluzione? Significa, tra l’altro, limitare anche economicamente queste aree, che dell’alta velocità però dovranno subire tutti i danni. Infatti anche senza servirle i binari dovranno passare di li, con espropri, modifiche della vita degli abitanti, e, perché no, perdita di attività produttive, i cui dirigenti potrebbero essere interessati a spostarsi verso i centri maggiori. Quindi oltre alla beffa di non avere il servizio questi centri “minori” dovranno subire tutti i danni, e non saranno certo “compensazioni” di tipo economico che potranno limitarli.
ABBIAMO BISOGNO DEL SERVIZIO PUBBLICO
Da anni sentiamo dire che le linee dovranno essere “privatizzate”, per “aprirle alla concorrenza”, cosa che “permetterà di migliorare l’offerta dei servizi”.
Ma perché non la migliorano già adesso, diciamo noi.
I n compenso dove le privatizzazioni sono state effettuate, come nel Regno Unito, le imprese che hanno acquistato le tratte sono poi fallite e lo stato, per evitare la chiusura del servizio, ha dovuto ricomprare tutto dalle banche, senza aver incassato nulla. In compenso le linee erano rimaste per anni prive di investimenti. Perciò lo stato ha dovuto provvedere a manutenzioni estremamente onerose di mezzi e impianti. Ma la lezione non è servita: la risistemazione, che è costata all’erario (cioè ai cittadini britannici) molto più di quanto sarebbe costato il gestire direttamente le linee (si parla di circa 8 volte quel costo) serve solo, nei programmi del governo, a riprivatizzare tutto.
Ecco perché, anche in Italia, sono già pronte delle ditte private legate ai Luca Cordero di Montezemolo… tanto se va male paga il cittadino. In compenso il cittadino, che poi paga, non ha diritto di protestare se il servizio scade, perché in quel caso gli si risponde “rivolgetevi alla concorrenza, in fin dei conti siete liberi di scegliere…”.
LA TAV CONVIENE?
Una delle affermazioni che si sentono per giustificare l’intervento è che i benefici che deriveranno sono maggiori dei costi. Ma questa affermazione viene smentita oggi dalla deputata europea Serracchiani, favorevole alla TAV, che si è dichiarata preoccupata perché l’Italia, non avendo ancora iniziato i lavori, rischia di perdere i finanziamenti, dato che da giugno per valutare la finanziabilità l’Unione Europea non si baserà più sul fatto che le tratte siano transfrontaliere, ma solo sull’analisi costi – benefici, e per questa valutazione TUTTE le tratte italiane verranno stralciate.
Quale miglior dimostrazione di questa del fatto che i sostenitori della TAV mentono sapendo di mentire quando ci dicono che la TAV serve all’economia italiana? Sarà solo ed esclusivamente una palla al piede che inghiottirà soldi.
ESSERE CONTRARI AI PROGETTI TAV È QUINDI FONDAMENTALE
Quando vi dicono che chi è contrario ai progetti per l’alta velocità è semplicemente contrario al miglioramento dei servizi e della vita in Italia vi raccontano una vera e propria balla. Noi siamo contrari a questi progetti perché, come abbiamo cercato di dimostrarvi, sono dannosi proprio alla vita dei cittadini comuni.
Ma non basta, nessuna delle tratte costruite negli altri paese, salvo una in Francia, riescono a mantenersi economicamente, sono invece delle vere e proprie voragini che inghiottono enormi quantità di finanziamento pubblico. Quindi di risorse da prelevare da altre fonti.
ESSERE CONTRARI ALLA TAV QUINDI È NON SOLO VALIDO PER L’AMBIENTE,
MA ANCHE PER L’ECONOMIA
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