Sfidando un freddo glaciale e una bora che soffiava a oltre 100km orari, oltre una trentina di NOTAV provenienti da varie province ha manifestato sotto il palazzo della regione dove si svolgeva l’incontro fra Riccardi e i sindaci. Sono state ribadite le ragione della nostra opposizione a ogni progetto di TAV/TAC. Nelle prossime settimane proseguiranno le inizative informative in numerose zone.
Dal Messaggero Veneto
Alta velocità, sindaci perplessi
Primo confronto, ieri, tra Regione ed enti isontini sul progetto preliminare della Rete ferroviaria italiana per la tratta Ronchi-Trieste nell’ambito della nuova linea Alta velocità e alta capacità Venezia-Trieste. Dopo l’illustrazione effettuata dai tecnici di Rfi e il braccio operativo Italferr, i Comuni coinvolti avranno tempi piuttosto stretti per l’espressione di un parere, a fronte di una documentazione corposa da analizzare.
Oltre ai rappresentanti delle Province di Gorizia, Trieste e Udine e dei Comuni di Duino-Aurisina, Cervignano, Trieste, San Giorgio di Nogaro, Monfalcone, Villa Vicentina, Doberdò, Gonars e San Canzian, all’incontro è intervenuto anche il sindaco Romoli, intenzionato a vederci più chiaro sul tracciato scelto.
A introdurre l’incontro è stato l’assessore regionale alla Viabilità e ai Trasporti, Riccardo Riccardi, che ha rimarcato: «Sulla base di un vero progetto preliminare e non di ipotesi progettuali, con oggi può cominciare il dialogo con gli enti locali coinvolti nella linea ad alta capacità/alta velocità che interessa il Friuli Venezia Giulia in direzione ovest-est. Sarà un percorso certamente articolato e complesso, che occuperà tutto il tempo di cui abbiamo bisogno, con l’intendimento però di realizzare una linea ferroviaria che rappresenta il futuro dello sviluppo dell’intero Friuli Venezia Giulia. La Regione non varerà alcun tipo di provvedimento senza prima aver concluso con le istituzioni del territorio tutti gli adeguati approfondimenti».
Le perplessità nei confronti del progetto sono tante, come già manifestato nei giorni scorsi dal sindaco di Doberdò, Paolo Visintin. Alla luce di quanto emerso dall’incontro di ieri il primo cittadino ribadisce la contrarietà della propria amministrazione: «Si è trattato di un monologo di Rfi, ci hanno sommerso di dati e numeri, di carattere idrogeologico, paesaggistico e ambientale. Non c’è stata però la possibilità di replicare in modo adeguato. Vari tecnici, geologi e ingegneri hanno illustrato quello che a loro dire sarebbe un’opera buona, ma, fermo restando che bisogna analizzare la documentazione, a quanto ci risulta molte delle cose che dicono non sono del tutto attendibili. Mancano innanzi tutto l’analisi economico-finanziaria e il rapporto costi/beneficii, due documenti importanti; in più, ci sono grossi dubbi sull’analisi trasportistica».
Il Comune di Doberdò vuole comunque essere propositivo: «Ci risulta, secondo studi fatti dalle università di Milano e Torino, che l’attuale linea modernizzata sarebbe più che sufficiente. Come amministrazione siamo favorevole al trasporto di merci gomma-rotaia, per il contenimento sia dell’impatto ambientale sia dei costi sociali. Siamo però contrari a questo progetto: sarebbe devastante sotto i profili ambientale, territoriale e sociale, appesantirebbe con viadotti e gallerie un territorio già pregiudicato. Sarebbe dannoso sia per la riserva dei laghi di Doberdò e Pietrarossa sia per l’abitato di Sablici. Per di più, ci costringono a rispondere in tempi brevissimi: entro il 20 febbraio dobbiamo esprimerci su documenti che i tecnici hanno elaborato nel giro di diversi anni». (f.s.)
Brussa (Pd): alta velocità e capacità devono avere un impatto ambientale sopportabile
MONFALCONE. È stato grazie al Wwf del Friuli Venezia Giulia e all’amministrazione comunale di Doberdò del Lago, che hanno organizzato l’incontro degli scorsi giorni a Jamiano, se si è saputo che Rfi aveva depositato il progetto preliminare della Tav, la tratta di alta velocità/alta capacità ferroviaria e si è saputo, soprattutto, che i tempi tecnici entro cui i Comuni e i cittadini possono presentare le loro osservazioni sono strettissimi.
È il consigliere regionale del Pd eletto nell’Isontino, Franco Brussa, invitato assieme al collega Giorgio Brandolin, a riconoscere il ruolo informativo di Wwf ed ente locale e a rilevare che il modo di procedere di Rfi «è probabilmente del tutto anomalo e al limite della scorrettezza. Rfi per sminuire l’impatto e depotenziare le opposizioni al progetto Tav tra Venezia e Trieste ha suddiviso il progetto preliminare prima in tronconi (Venezia-Portogruaro, Portogruaro-Ronchi, Ronchi-Trieste) e poi in ulteriori pezzettini locali (come quelli che sono stati consegnati alle amministrazioni comunali di Monfalcone, Ronchi dei Legionari e Doberdò del Lago) per concentrare l’attenzione degli enti locali sul pezzettino di linea che li riguarda, facendo così mancare una visione di insieme, l’unica che può prestarsi a una autentica valutazione politica di ampio respiro. È come – dice Brussa – se volessi fare una casa e di tutto il progetto, poi, vedessi solo una stanza».
Il consigliere regionale del Pd osserva poi che all’interno del progetto depositato mancano due elaborati importanti e richiesti per qualsiasi altra opera anche di minore impatto o per qualsiasi iniziativa urbanistica: mancano sia la valutazione costi-benefici, sia il piano economico-finanziario e ciò «a prescindere dell’impatto dall’impatto ambientale che un’opera di questo tipo avrà. Avremo modo di entrare nel merito dei contenuti, ma già questo dimostra poca serietà da parte dei proponenti». In merito poi ai malumori creati nel Pd dalla presa di posizione di certi suoi rappresentanti che hanno affermato chiaramente la propria contrarietà al progetto, Brussa afferma che lungi dal voler avviare un’ulteriore polemica nel Pd locale, provinciale o regionale, «ma quello che è successo in relazione al progetto Tav, lascia perplessi. Personalmente e come Pd siamo favorevoli al Corridoio 5, strumento di proiezione europeo che dà opportunità future per quanto riguarda il trasporto di merci e persone e non solo con le tratte ferroviaria, salvo però in casi come questo. È necessario che l’alta velocità per i passeggeri e l’alta capacità per le merci abbiano un impatto ambientale sopportabile. Cosa che invece non era per il progetto presentato nel 2003 e nemmeno in quello presentato adesso per la tratta Ronchi-Trieste, che prevede lo sventramento del Carso, la necessità di abbattimento di alcune case e strutture, che non tiene conto della realtà del territorio. Non è vero – conclude Brussa – che l’indirizzo europeo del C5 obbliga a fare l’alta velocità e alta capacità, si può anche pensare alla ristrutturazione, ammodernamento e valorizzazione delle linee esistenti». (c.v.)
da Il Piccolo
Tav Trieste-Venezia, dai Comuni un primo sì al progetto
di MARTINA MILIA
TRIESTE La Tav si deve fare. Ne vale lo sviluppo portuale del Friuli Venezia Giulia. I Comuni interessati (una trentina) non si tirano indietro, ma sulle caratteristiche e l’impatto della linea nei singoli territori chiedono chiarezza: incontri aperti alla popolazione, alla presenza di tecnici super partes. E la Regione è pronta a farli. «Il progetto è un punto di partenza – ha detto l’assessore Riccardi –. Ma nessuno pensi di utilizzare l’opera per fare campagna elettorale».
Le perplessità sono ancora tante e riguardano questioni puntuali, specie in territori segnati dalla presenza di altre infrastrutture impattanti (come elettrodotti e autostrada). Ma nessuno dei sindaci che ha partecipato ieri all’assemblea organizzata dalla Regione per presentare le procedure e il progetto elaborato da Italferr per le tratte di alta velocità (in realtà capacità ferroviaria) tra Portogruaro-Ronchi e tra Ronchi e Trieste, ha posto barricare. Mentre fuori dalla sede regionale un gruppo di manifestanti ha sfidato la Bora chiedendo alla Regione e all’assessore Riccardo Riccardi di aprire un confronto anche con chi è contrario all’opera, l’atteggiamento dei sindaci è stato conciliante. Le premesse, per arrivare alla successiva intesa Stato-Regione ci sono, anche se il percorso per arrivare alla assimilazione di un’opera è complesso e lungo.
LE RICHIESTE Nessuno dei sindaci intervenuti, nemmeno quelli che nel 2008 non hanno sottoscritto l’intesa con la Regione (come il primo cittadino Mario Pischedda, che si è definito per questo ”l’ultimo dei Mohicani” o il sindaco di Doberdò del Lago, Paolo Vizintin, che ha ricordato come il suo comune sia segnato da pesanti infrastrutture e ha chiesto maggior tempo per studiare la documentazione inviata) hanno bocciato il progetto o l’opera. Anche il primo cittadino di Cervignano, Pietro Paviotti, che nei giorni scorsi aveva espresso forti riserve e aveva inviato alla Regione una lettera dai tondi duri, ha premesso di essere favorevole «al potenziamento della rete ferroviaria nella nostra regione» e ha ricordato di essersi impegnato in prima persona per un tracciato che prevede il passaggio sull’attuale linea ferroviaria. Più risoluto il sindaco di San Giorgio di Nogaro, Pietro Del Frate che, pur non essendo contrario alla ferrovia in sé, si è detto pronto a ritirare la firma all’intesa del 2008 se non sarà rivisto il tracciato nel suo Comune. «Il progetto presentato non corrisponde a quell’intesa» ha detto. Roberto Dipiazza, sindaco di Trieste, ha invece sottolineato l’importanza della ferrovia per superare il deficit infrastrutturale della Regione, soprattutto nei confronti della Slovenia. Il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta, ha invece sottolineato come il progetto sia migliorativo per l’isontino rispetto alle prime ipotesi. Vittorio Zollia, della Provincia di Trieste, ha chiesto un maggior coinvolgimento degli enti di area vasta.
ASSEMBLEE La richiesta più comune è stata quella di organizzare assemblee nei territori e di affiancare gli enti locali con tecnici super partes, tecnici ”laici” come li ha definiti Paviotti.
LA REGIONE L’assessore Riccardi ha assicurato che la settimana prossima inizierà il confronto con gli enti per programmare assemblee pubbliche a cui sarà presente lo stesso assessore. Riccardi, nel ringraziare gli amministratori per il «buon senso» dimostrato, ha richiamato tutte le istituzioni alla responsabilità. Pur condividendo le preoccupazioni degli enti locali, Riccardi ha ricordato come il futuro della Regione passi attraverso il potenziamento della ferrovia, un’opera che molti amministratori di oggi non vedranno. Un’opera che arriva in ritardo per un atteggiamento di ostracismo che in Italia tende ad accompagnare molte opere. «Chiediamoci perché è nata la legge obiettivo – ha rilanciato l’assessore – che permesse di superare il parere degli enti locali. Quando si arriva a questo è una sconfitta per tutti». In un clima di apertura, Riccardi ha anche voluto dare un segnale forte agli amministratori: «Non voglio neanche immaginare – ha detto ai sindaci – che qualcuno pensi di sfruttare il tema per la propria campagna elettorale. Se qualcuno lo farà se ne assumerà le proprie responsabilità».
L’alta capacità al servizio del superporto La linea trasporterà 3,3 milioni di teu
TRIESTE La linea ad alta capacità sarà a servizio del trasporto merci e in particolare dello sviluppo portuale del Friuli Venezia Giulia: la linea a regime consentirà di trasportare 3,3 milioni di teu ovvero i volumi ipotizzati dal progetto Unicredit. «Ma nel fare queste previsioni – ha spiegato Carlo Comin, ingegnere di Italferr – non ci siamo confrontati con chi ha redatto il piano».
La Tav, quindi, in Friuli Venezia Giulia non sarà un’infrastruttura a servizio del traffico passeggeri – anche se la rete potrà assorbire (ammesso che domanda e costi siano sostenibili) anche convogli destinati all’utenza – bensì del traffico merci. E consentirà l’espansione del sistema portuale. Oggi la linea esistente è impiegata per il 50 per cento della sua capacità, ma la nuova ferrovia dovrà tenere conto di un’espansione a lungo termine perché la Tav dovrà durare «almeno 200 anni» per dirla con i tecnici di Italferr. Un obiettivo che potrà essere raggiunto gradualmente considerato che uno dei pregi dell’opera – «non va visto come il tentativo di bypassare la Via – ha ricordato l’assessore Riccardi – visto che lo studio sull’impatto ambientale non avviene a compartimenti stagni – è che sarà realizzata per tratte funzionali.
In termini di priorità il primo intervento sarà lo sdoppiamento della linea (quella diretta a Trieste e quella diretta a Venezia) tra San Polo e Monfalcone. Solamente con questo intervento la direttrice est ovest (che oggi registra 4 treni contro la potenzialità di 42) potrà arrivare a quota 58 viaggi e il traffico proveniente dal porto di Trieste (attualmente i treni sono 16 ma potrebbero essere 40) potrà impegnare fino a 70 treni. Questo significa che gli attuali 110mila teu che viaggiano su ferrovia (anche se le potenzialità oggi sono di 470mila) potranno arrivare a quota 900mila. Con la quadrulplicazione della linea da Portogruaro a Ronchi si passerà a 1,6 milioni di teus, con il completamento della linea fino a Trieste a 3,3. Nello scenario tracciato da Ferrovie si prevedono anche i tempi entro i quali intervenire per non arrivare a saturazione: 2015 la partenza, 2031 si dovrà aver completato la rete fino a Trieste. Le previsioni della saturazione fatte oggi, però, nulla hanno a che fare con la difficile partita per trovare le risorse. Gli unici tempi certi, oggi, sono quelli della procedura di localizzazione: i Comuni e la Regione hanno due mesi di tempo (ma questi non sono perentori e la Regione si è già mostrata morbida con gli enti locali) per trovare l’accordo preliminare all’intesa Stato-Regione. Poi ci sono 45 giorni a disposizione per il passaggio di consegne dai Ministeri al Cipe (con possibilità di un passaggio intermedio al Consiglio superiore dei Lavori pubblici). Il Comitato interministeriale ha altri 30 giorni di tempo. La velocità raggiungerà al massimo i 250 chilometri orari, che diventeranno addirittura 160 a Cervignano e ad Aurisina. Il progetto prevede anche il coinvolgimento di 13 chilometri di grotte carsiche (di cui 4,5 riguarda i Calcari di Aurisina). Nella prima ipotesi progettuale il tratto in grotta era di 25 chilometri. (m.m.)