NO TAV/ Milano: un’altra follia della TAV: i Freccia Rossa sempre accesi, anche di notte

Corriere 6 febbraio 2010

MILANO

Greco, motori dei treni sempre accesiI residenti: non riusciamo a dormire

Treni Frecciarossa sempre accesi: «Non si dorme»

13:34 CRONACA Trecento famiglie di Greco in rivolta contro il deposito A. Galli

La mappa

 

«Ogni notte i decibel quasi come a un concerto rock». Controlli dell’Arpa sui rumori

Greco, motori dei treni sempre accesi
I residenti: non riusciamo a dormire

Sotto accusa i «Frecciarossa» in sosta nel deposito della Martesana per manutenzione. La rivolta di 300 famiglie

 

Frecciarossa parcheggiati   in deposito (Fotogramma)
Frecciarossa parcheggiati in deposito (Fotogramma)

– I loro papà non la prenderebbero a male, anzi capirebbero, e forse finirebbero per sostenere la protesta. I limiti consentiti di decibel vengono sempre superati, specie di notte, con il rumore che quasi s’avvicina a quello di un concerto; Rfi (Rete ferroviaria italiana) sostiene che è un problema di Trenitalia; Trenitalia dice che trattasi di «esigenza di servizio». Ma Rfi e Trenitalia non spiegano perché tutti questi Frecciarossa ed Eurostar in sosta nel deposito della Martesana per la pulizia e la manutenzione, e in attesa di entrare in Centrale per caricare i passeggeri, non vengono mai spenti. Stanno fermi quattro ore? Non li spengono. Rimangono parcheggiati per otto ore? Non li spengono.MILANO

Il vicino (una manciata di metri dai binari) condominio di via Prospero Finzi 38 è l’avamposto dell’insonnia. In sottofondo c’è un costante, pesante, monocorde rumore provocato dalle ventole dei treni accesi. La palazzina nacque nel ’39 (in cantina ci sono ancora rifugi antiaerei, un tunnel portava al giardino) e presero subito casa i ferrovieri. Adesso, ci vivono i figli dei ferrovieri. E i figli lottano contro le ferrovie. Come i fratelli Gregoricchio. Conoscono storie e dettagli di motrici e vagoni. Eppure non riescono a venirne a capo. Perché non spengono i treni? Da dieci anni, i fratelli inviano documentate richieste di chiarimenti a Comune, Regione, difensori civici, Rfi, Trenitalia, Grandi Stazioni, e poi all’Arpa, che, è la novità di queste ore, si è decisa a posizionare su un terrazzino un fonometro, lasciarlo dieci giorni, acquisire i risultati. Più avanti vedremo; partirà un’inchiesta? Intanto i risultati sentenziano (manca l’ufficialità): a fronte di un limite disposto dal Comune di 65 decibel diurni e 55 notturni, i decibel oscillano a ridosso dei 70. C’è via Finzi con le sue trenta famiglie. E ci sono altre 270 famiglie sparse per le vie Breda, Isocrate e Rucellai altrettanto afflitte dall’insonnia. Il rumore arriva fin lì

Di rumore è esperto Stefano Frosini; insegna al Politecnico, è stato sul posto, ha constatato. Perché non spengono Frecciarossa ed Eurostar? «Mai capito». Frosini dice che si potrebbe mettere un silenziatore in coincidenza delle ventole, sui treni, oppure si potrebbe allestire un padiglione attorno ai binari dove i convogli sostano, nella speranza di attutire il fracasso

Come in tutti i misteri, si aggirano delle leggende. Nel nostro caso, ce n’è soprattutto una: Frecciarossa ed Eurostar (in contemporanea, ce ne possono essere parcheggiati anche venti, trenta) non vengono spenti perché sarebbe difficile farli ripartire. Possibile? Alcuni addetti, che pretendono l’anonimato, dicono: «La procedura per riavviare i treni richiede almeno mezz’ora. Bisogna percorrere il convoglio dall’inizio alla fine, e un Frecciarossa è lungo 350 metri. In più si devono verificare software e comandi di guida. Se io azienda tolgo queste operazioni, si capisce, risparmio lavoro al personale, cioè taglio i costi». C’è dell’altro: «Un eccesso di preoccupazione. Mettiamo che, davvero, i treni iniziassero a non ripartire… Che buriana uscirebbe? Meglio lasciarli accesi. Danno più tranquillità».

Un manager di Trenitalia, è capitato, ha chiesto ai residenti di via Finzi il motivo per cui sono finiti ad abitare in questo posto, manco il rumore fosse colpa loro. Gli abitanti hanno ricordato che una volta c’erano campi, i binari erano pochi e posizionati in fondo, dove oggi sorgono i vecchi depositi. Gli attuali depositi sono due, o meglio uno. In quell’altro, i Frecciarossa non ci stanno, non ci entrano tutti, sono troppo lunghi.

Andrea Galli
06 febbraio 2010