NO TAV/ Il Veneto non ha ancora deciso niente

… e le decisioni del FVG sono patetiche

 

MV MARTEDÌ, 14 SETTEMBRE 2010 Pagina 8 – Regione

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«Il Nord-Est faccia squadra sulle grandi infrastrutture pena l’isolamento»

Tav Venezia-Trieste, appello ai politici «Fvg e Veneto decidano, fondi a rischio»

SERRACCHIANI

ALTA VELOCITÀ

Il comitato a favore si rivolge a Tondo e Zaia affinché scelgano il tracciato Riccardi: il governatore ha già avuto incontri e c’è accordo con la Slovenia

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TRIESTE. Da Portogruaro a Divaccia: il tracciato veneto-friulano per la linea ferroviaria ad alta velocità. I progetti sono quasi pronti, la Regione ha lavorato ascoltando il territorio, firmato l’accordo con la Slovenia e l’alta velocità inizia lentamente a diventare un’idea concreta. Il problema è a Ovest di Portogruaro, in terra veneta, dove la giunta di Luca Zaia non ha ancora sciolto i dubbi. Tanto che secondo Transpadana, il comitato pro-Tav di imprenditori e industriali di tutto il Nord Italia, a Bruxelles ci sarebbe del fastidio per i mancati incontri sul progetto. Mancati incontri che potrebbero far tardare il progetto e mettere anche a rischio i finanziamenti europei.
La spinta. Il documento di Transpadana siglato ieri a Trieste da dodici associazioni di imprese tra cui Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e Coldiretti, aveva sostanzialmente un obiettivo: riportare al centro del dibattito l’urgenza della presentazione dei progetti. A fine anno scade l’ultimatum europeo: se le carte non arrivano a Bruxelles in tempo, l’Italia dovrà salutare almeno in parte i finanziamenti comunitari. Tra telecamere e taccuini, europarlamentari ed assessori, la Tav ritorna in primo piano.
La denuncia. L’unico veneto al tavolo di Transpadana è l’europarlamentare Pdl Antonio Cancian, e così a margine dell’incontro arriva pure la spifferata «contro» l’esecutivo di Venezia. A sentire Transpadana, Laurens Jan Brinkhorst, il coordinatore per il progetto europeo 6, avrebbe denunciato in una recente riunione a Torino la difficoltà a incontrare i governatori Zaia e Tondo. Già negli scorsi mesi, del resto, Brinkhorst aveva bacchettato più volte la parte italiana. In tutta la questione i rappresentanti del Friuli Venezia Giulia sono chiamati in causa ma in qualche modo – e non senza un minimo imbarazzo – hanno poche responsabilità. Sia il presidente Tondo che l’assessore Riccardo Riccardi non vogliono parlare delle questioni venete: hanno risolto le vicende che avevano in casa, e non pensano nemmeno a impartire lezioni ai colleghi veneti. Riccardi interviene però per smentire la spifferata: «Tondo ha incontrato il coordinatore Brinkhorst negli scorsi mesi e proprio grazie a quell’incontro si è arrivati all’accordo con la Slovenia». Ancora: «Con Zaia – dice Riccardi – gli incontri sono frequenti, e le due regioni hanno l’obiettivo di consegnare i progetti entro il 2010».
La firma. Brinkhorst lo aveva ripetuto: i problemi non sono con la Slovenia. E infatti la notizia di ieri – l’annuncio è di Riccardi – riguarda il nuovo tracciato della Tav tra Trieste e Divaccia. La firma del percorso “alto”, che non passa per Trieste ma sul Carso e che è meno impattante dell’ipotesi cittadina arriverà ad ottobre, probabilmente il 12, a Trieste. Il risultato è importante – ed esalta ancor di più la lentezza veneta – perchè la Regione, affiancata dal Governo, è riuscita a riscrivere un trattato internazionale che avrebbe aperto anche in Friuli Venezia Giulia un fronte di comitati stile Val Susa. Riccardi si è detto fiducioso sul rispetto dei tempi per la consegna dei progetti e ha insistito sull’idea di allargare il consenso intorno all’opera.
E il Veneto? Da Divaccia a Trieste, poi a Ronchi e ancora a Portogruaro, in parallelo all’autostrada, il percorso è segnato. Tocca ora al Veneto indicare il tracciato: quello litoraneo, vicino alla costa, o quello intermedio, considerato che la linea vicino all’autostrada è stata scartata da tempo. In gioco ci sono anche bacini elettorali e questioni di consenso, perchè un’opera che rivoluziona il territorio fa comodo in campagna elettorale ma meno quando si governa. «A giorni», ha assicurato comunque Cancian, arriverà la posizione della Regione Veneto sul tracciato. «Dobbiamo essere ottimisti – ha aggiunto l’europarlamentare – ci sono tutte le condizioni per presentare la progettazione entro il 2010».
Il Pd. La palla è al Veneto, ma il Pd chiede anche al Friuli Venezia Giulia un altro sforzo. «Zaia e Tondo – ha detto ieri l’europarlamentare e segretaria regionale Debora Serracchiani – devono parlarsi, fare pressing sul Governo». «Sulle infrastrutture – ha sottolineato – è quantomeno opportuno fare squadra. Una parte del Nord Est rischia di rimanere isolata».
Beniamino Pagliaro

 

IL PICCOLO

MARTEDÌ, 14 SETTEMBRE 2010 Pagina 10 – Regione
IL 12 OTTOBRE A TRIESTE L’ACCORDO TRA I DUE GOVERNI. IL 13 POTREBBE ESSERCI L’INCONTRO TRA I GOVERNATORI
Tav italo-slovena, si firma. Pressing sul Veneto
Il coordinatore Ue Brinkhorst ”convoca” Tondo e Zaia. Le associazioni imprenditoriali: basta ritardi
di ROBERTA GIANI

TRIESTE «Abbiamo evitato la ”nostra” Val di Susa». Riccardo Riccardi, assessore regionale alle Infrastrutture, non minimizza il pericolo. Ma lo giudica ormai scampato: Italia e Slovenia sono pronte alla firma ufficiale. Quella che ratificherà il nuovo tracciato destinato a unire, nel segno dell’alta velocità e capacità ferroviaria, Trieste e Divaccia. Il gran giorno è fissato: i due governi si incontreranno, a meno di contrattempi, il 12 ottobre. A Trieste. E sposeranno la ”variante alta” che, bypassando la Val Rosandra e le proteste, tocca Villa Opicina e Sesana. Poi, a dicembre, la commissione intergovernativa italo-slovena completerà l’iter. La corsa contro il tempo, però, non è vinta. Niente affatto: la tratta transfrontaliera è uno dei nodi, non l’unico. L’altro, ancor più spinoso, è tutto italiano: l’Unione europea pretende che la Tav nordestina prenda finalmente forma, con il progetto preliminare, entro il 31 dicembre. Ma il tracciato veneto è ancora nel limbo e Laurens Jan Brinkhorst, il coordinatore del progetto prioritario 6 e cioé del corridoio ferroviario destinato ad abbattere i tempi di percorrenza tra Lione e l’Ucraina, torna alla carica: caldeggia un vertice chiarificatore con i governatori di Veneto e Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia e Renzo Tondo, ma denuncia la difficoltà a organizzarlo. E allora chiede aiuto al Comitato promotore Transpadana nato vent’anni fa con l’obiettivo di ”spingere” la Tav, oggi presieduto da Antonio Paoletti e Luigi Rossi di Montelera: «Ci siamo incontrati a Torino e il coordinatore europeo ha chiesto il nostro supporto» conferma Ida Cappelletti, responsabile operativo del Comitato. Detto e (quasi) fatto: il 13 ottobre, all’indomani dell’incontro italo-sloveno cui Brinkhorst non intende mancare, ci dovrebbe essere l’atteso rendez vous a tre. Sempre a Trieste: «Siamo in attesa di conferme. Contiamo di avere anche i presidenti di Confindustria e Unioncamere di Friuli Venezia Giulia e Veneto». ”Mr Corridoio V”, in verità, non è l’unico ad essere preoccupato: le associazioni imprenditoriali del Friuli Venezia Giulia, con il pieno appoggio del Comitato e del suo presidente Paoletti, scendono in campo a sostegno della Tav nordestina. A Trieste, in Camera di commercio, dodici associazioni tra cui Confcommercio, Confartigianato, Confindustria, Coldiretti, spedizionieri, terminalisti portuali, piccoli imprenditori e mondo cooperativo firmano infatti una dichiarazione congiunta in cui ribadiscono l’urgenza di progettare la tratta Venezia-Divaccia, chiedendo al governo e ai parlamentari il massimo sforzo, nonché il rispetto del cronoprogramma. La lunga dichiarazione, come sintetizza Paoletti, mette a nudo i punti più critici: sollecita una soluzione condivisa della tratta veneta, perora una progettazione più veloce della Ronchi sud-Trieste, intima l’avanti tutta sulla variante alta della tratta transfrontaliera, con annesso collegamento diretto con il porto di Trieste e raccordo con quello di Capodistria. Le associazioni ricordano che la posta in palio è altissima: i fondi europei sono a rischio, se le scadenze ormai ravvicinate non vengono rispettate. In tempo reale arrivano le prime rassicurazioni. Le istituzioni, in Camera di commercio, non mancano: c’è la Provincia di Trieste con Vittorio Zollia, c’è il Comune con Paolo Rovis, ci sono gli europarlamentari Debora Serracchiani e Antonio Cancian, in prima linea in commissione Trasporti a Bruxelles e, naturalmente, c’è la Regione. Tutti, seppur con accenti diversi, ripetono il concetto: la Tav è strategica e l’ultimo treno non si può perdere. Gli europarlamentari, nonostante l’una sia nel Pd e l’altro nel Pdl, lavorano da tempo in tandem. E ricordano la battaglia (non ancora vinta) sul Corridoio Adriatico-Baltico. «Sulle infrastrutture è fondamentale fare un gioco di squadra se non vogliamo che il Friuli Venezia Giulia rischi l’isolamento. Tondo e Zaia devono parlarsi e fare pressing sul governo. E tutti dobbiamo cercare la condivisione del territorio: a ottobre vedremo i no-Tav» afferma Serracchiani. «Sicuramente Zaia crede alla Tav. E, a giorni, emergerà la posizione del Veneto sul tracciato: sono convinto che la soluzione si troverà» assicura Cancian. Sarà davvero così? Riccardi, pur non ”immischiandosi” nelle beghe venete dove la Tav potrebbe correre più o meno vicina alle spiagge, mentre in Friuli Venezia Giulia affiancherà l’autostrada, è ottimista. Assicura che si sta lavorando alacremente «per recepire le prescrizioni ambientali» sulla Ronchi sud-Trieste. Annuncia, soddisfatto, che sulla Trieste-Divaccia si sta andando avanti a pieno ritmo. E, infine, sulla Meolo-Ronchi sud ricorda che «Friuli Venezia Giulia e Veneto si sono impegnati a presentare il progetto preliminare entro dicembre. L’obiettivo è alla portata». L’assessore regionale, raccogliendo il plauso di Zollia, si spinge tuttavia oltre: la Tav è fondamentale, ma non basta. La rete esistente va riqualificata, e subito: «Dobbiamo mettere mano ai nodi ferroviari di Campo Marzio a Trieste e San Polo a Monfalcone in modo da aumentare la capacità di movimentazione delle merci». E, mentre Paoletti conferma l’interesse di «molti operatori» a entrare nel superporto Unicredit che (forse) verrà, Riccardi si leva l’ultimo sassolino: Italferr ha sollevato la ditta che, incaricata delle operazioni di carotaggio preliminari alla Tav, si è mossa senza autorizzazioni. Scatenando un piccolo, grande putiferio.

DOPO L’APERTURA DI BARROSO SULLE OBBLIGAZIONI EUROPEE
Cancian: «Un fondo Ue per costruire le grandi opere»
L’eurodeputato del Pdl: «Il buco nero dei Balcani va inserito tra le nuove reti prioritarie»

TRIESTE È il suo sogno. Il suo cavallo di battaglia. E il suo obiettivo prioritario. Adesso, dopo il sì di Manuel Barroso all’emissione di obbligazioni europee, lo sente più vicino. E allora Antonio Cancian, eurodeputato veneto del Pdl, raddoppia gli sforzi: vuole un fondo europeo dei trasporti che consenta di passare dalle carte ai cantieri. Dai progetti alle ruspe. E lo vuole perché «programmare è fondamentale ma, poi, si deve realizzare. Il fondo, in un momento in cui gli Stati non hanno liquidità, è l’unica strada». L’ingenere della politica nordestina, quello che ha trasformato il suo studio professionale in una holding di successo con centinaia di dipendenti, arriva a Trieste dove assiste al nuovo appello pro-Tav: lo sottoscrive, ci mancherebbe, è un supporter sfegatato. Ma non si accontenta. E invita ad allargare l’orizzonte: «Voglio un Nordest collegato al mondo. E il Nordest è interessato da almeno dieci progetti prioritari dell’Unione europea: la tratta Venezia-Trieste è ”solo” una porzione di uno di questi progetti». Allargare l’orizzonte e, al contempo, non eludere la domanda decisiva: dove si trovano i soldi per far sì che, una volta disegnati i tracciati, le grandi reti si realizzino? E i treni veloci corrano? Bruxelles, si sa, spinge sulle partnership pubblico-private. Ma, ricorda Cancian, c’è un problema: i privati investono se c’è un ritorno e, nel caso dei progetti di finanza in campo infrastrutturale, c’è una quota impossibile da ”coprire” con le tariffe. Quella quota, «dal 30 al 50%», dovrebbe essere a carico del pubblico: «Ma, oggi, mancano i soldi. Il bilancio europeo prevede 8 miliardi di euro per le attuali reti mentre ne servirebbero almeno 400. I bilanci statali non stanno meglio. E allora, lo ripeto, serve un fondo europeo dei trasporti: potrebbe partecipare all’equity come capitale di rischio, coprendo all’incirca il 20% e abbattendo la quota di capitale a fondo perduto a carico del pubblico». Come alimentare, però, quel fondo? Ecco la novità: «Il presidente Barroso, intervenendo in aula, ha annunciato l’intenzione di proporre l’emissione di obbligazioni europee. Se gli Stati diranno di sì, allora, le risorse dovranno essere incanalate in fondi distinti per materia» afferma Cancian. Pronto a battersi sino in fondo: «La posta in palio è altissima: se realizziamo le infrastrutture, superiamo la crisi. Se attendiamo solo la ripresa dell’industria, non ce la facciamo». L’ingegnere del Pdl, sia chiaro, non dimentica l’altra fase cruciale: la programmazione delle grandi reti. Quella in vigore è ormai datata. E, dietro l’angolo, c’è la sua revisione: «Tra un mese, massimo due, la commissione Barroso presenterà la proposta di riprogrammazione delle reti Ten. E la commissione Trasporti dell’europarlamento la valuterà e integrerà». Cancian, che in quella commissione siede, è in corsa per rivestire il ruolo strategico del relatore: «Mi piacerebbe, non lo nego. La riprogrammazione è un passaggio importantissimo a cui sto dedicando la massima attenzione». L’eurodeputato ha già le idee chiare: la nuova mappa delle reti prioritarie, oltre alla scontata conferma del Corridoio V, deve a suo avviso contenere il Corridoio Baltico-Adriatico «su cui non mancano i problemi». Non basta: «Deve assolutamente comprendere quello che chiamo il ”buco nero”: l’area che va dalla Croazia all’Albania. E deve contenere anche un collegamento con l’Africa del Nord dove abbiamo partner importanti: l’Europa non vive da sola». Non è finita, avverte Cancian: Trieste, Venezia, Ravenna e Capodistria devono ”catturare” le navi del Far East che, oggi, vanno altrove. E, per farlo, devono assolutamente dar gambe alle autostrade del mare. Senza ulteriori indugi. (r.g.)