Tutti vegetariani: era ora che lo si dicesse
2050: tutti vegetariani Una dieta obbligata perché saremo troppi
Entro 40 anni sulla Terra diventeremo 9 miliardi e le risorse idriche saranno scarse. Così per evitare carestie mangeremo frutta e verdura anziché bistecche
STILI DI VITA
2050, tutti vegetariani ecco la dieta del futuro
Entro quarant’anni la popolazione mondiale aumenterà di due miliardi e le risorse idriche scarseggeranno. Secondo un team di studiosi svedesi, per evitare carestie dovremo mangiare frutta e verdura anziché bistecche dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA – Entro quarant’anni diventeremo tutti vegetariani. Non per scelta, bensì per necessità: altrimenti non ci sarà abbastanza cibo per sfamare la crescente popolazione terrestre. Frutta e verdura anziché bistecche e prosciutti. Ecco la dieta dei nostri figli o nipoti, se vorremo nutrire l’intero pianeta.
La profezia viene da un rapporto di illustri scienziati. Ma il loro è un augurio, un’esortazione, più che un pronostico: gli esseri umani vi daranno ascolto? Oppure nel 2050 scoppieranno le guerre del mangiare, o meglio dell’acqua, senza la quale non ci sarebbe praticamente nulla di commestibile da mettere in tavola? Le riserve globali di cibo diminuiscono costantemente, afferma il rapporto del professor Malik Falkenmark e dei suoi colleghi dello Stockholm International Water Institute, mentre la popolazione mondiale non fa che aumentare.
Se l’umanità continua a cibarsi ai ritmi attuali, e soprattutto seguendo la dieta odierna, entro il 2050 ci aspettano catastrofiche carenze alimentari. E per catastrofe si intende qualcosa di molto peggio della tutt’altro che rosea realtà attuale: già oggi, secondo cifre dell’Onu, 900 milioni di persone vanno a letto affamate tutte le sere e 2 miliardi sono da considerare malnutrite.
Ma nei prossimi quattro decenni la terra passerà da 7 miliardi di umani a 9 miliardi, un aumento netto di 2 miliardi che renderà ancora più drammatica la carenza di cibo. E allora che fare? La risposta degli studiosi di Stoccolma, il cui rapporto è stato anticipato ieri dal quotidiano Guardian di Londra, è netta: il mondo deve cambiare dieta. Dobbiamo diventare tutti vegetariani, o quasi.
Attualmente ricaviamo il 20 per cento delle proteine necessarie al nostro fabbisogno da prodotti derivati dagli animali, che si tratti di carne o latticini; ma questa percentuale dovrà scendere al 5 per cento o forse anche a meno entro il 2050, se vorremo evitare carestie e conflitti causati dalla scarsità di cibo. Il problema di partenza è l’acqua. Già oggi scarseggia e in molte regioni è un bene più prezioso del petrolio per la sopravvivenza della nostra specie, ma fra quarant’anni non basterà sicuramente per produrre gli alimenti necessari a 9 miliardi di terrestri.
Il cibo ricavato da animali, infatti, consuma da cinque a dieci volte più acqua di quella che serve a una alimentazione vegetariana. Cambiare dieta permetterebbe dunque di consumare meno acqua per l’agricoltura, e non solo: oggi un terzo delle terre arabili del pianeta sono destinate alla crescita di sementi e raccolti destinati a sfamare gli animali da allevamento. Se mangiassimo meno animali, risparmieremmo acqua e avremmo a disposizione più terra per altri usi agricoli. Il rapporto dello Stockholm Institute viene reso pubblico alla vigilia dell’annuale Conferenza mondiale sull’acqua, che si apre questa settimana a Stoccolma alla presenza di 2500 politici, rappresentanti dell’Onu, ong e ricercatori provenienti da centoventi paesi.
Al convegno verranno dibattute anche altre opzioni, come l’eliminazione degli sprechi alimentari, migliori scambi tra paesi con surplus di cibo e paesi in deficit, investimenti in pompe idrauliche e semplici tecnologie acquifere per l’Africa sub-Sahariana e l’Asia. Ma la proposta più radicale e rivoluzionaria sarebbe al tempo stesso la più semplice: diventare tutti vegetariani (come Bill Clinton, per citarne uno). Rinunciare alle bistecche, per avere abbastanza frutta e verdura per tutti.
Corriere 28 agosto 2012
http://www.guardian.co.uk/global-development/2012/aug/26/food-shortages-world-vegetarianism
Food shortages could force world into vegetarianism, warn scientists
Water scarcity’s effect on food production means radical steps will be needed to feed population expected to reach 9bn by 2050
Leading water scientists have issued one of the sternest warnings yet about global food supplies, saying that the world’s population may have to switch almost completely to a vegetarian diet over the next 40 years to avoid catastrophic shortages.
Humans derive about 20% of their protein from animal-based products now, but this may need to drop to just 5% to feed the extra 2 billion people expected to be alive by 2050, according to research by some of the world’s leading water scientists.
“There will not be enough water available on current croplands to produce food for the expected 9 billion population in 2050 if we follow current trends and changes towards diets common in western nations,” the report by Malik Falkenmark and colleagues at the Stockholm International Water Institute (SIWI) said.
“There will be just enough water if the proportion of animal-based foods is limited to 5% of total calories and considerable regional water deficits can be met by a … reliable system of food trade.”
Dire warnings of water scarcity limiting food production come as Oxfam and the UN prepare for a possible second global food crisis in five years. Prices for staples such as corn and wheat have risen nearly 50% on international markets since June, triggered by severe droughts in the US and Russia, and weak monsoon rains in Asia. More than 18 million people are already facing serious food shortages across the Sahel.
Oxfam has forecast that the price spike will have a devastating impact in developing countries that rely heavily on food imports, including parts of Latin America, North Africa and the Middle East. Food shortages in 2008 led to civil unrest in 28 countries.
Adopting a vegetarian diet is one option to increase the amount of water available to grow more food in an increasingly climate-erratic world, the scientists said. Animal protein-rich food consumes five to 10 times more water than a vegetarian diet. One third of the world’s arable land is used to grow crops to feed animals. Other options to feed people include eliminating waste and increasing trade between countries in food surplus and those in deficit.
“Nine hundred million people already go hungry and 2 billion people are malnourished in spite of the fact that per capita food production continues to increase,” they said. “With 70% of all available water being in agriculture, growing more food to feed an additional 2 billion people by 2050 will place greater pressure on available water and land.”
The report is being released at the start of the annual world water conference in Stockholm, Sweden, where 2,500 politicians, UN bodies, non-governmental groups and researchers from 120 countries meet to address global water supply problems.
Competition for water between food production and other uses will intensify pressure on essential resources, the scientists said. “The UN predicts that we must increase food production by 70% by mid-century. This will place additional pressure on our already stressed water resources, at a time when we also need to allocate more water to satisfy global energy demand – which is expected to rise 60% over the coming 30 years – and to generate electricity for the 1.3 billion people currently without it,” said the report.
Overeating, undernourishment and waste are all on the rise and increased food production may face future constraints from water scarcity.
“We will need a new recipe to feed the world in the future,” said the report’s editor, Anders Jägerskog.
A separate report from the International Water Management Institute (IWMI) said the best way for countries to protect millions of farmers from food insecurity in sub-Saharan Africa and south Asia was to help them invest in small pumps and simple technology, rather than to develop expensive, large-scale irrigation projects.
“We’ve witnessed again and again what happens to the world’s poor – the majority of whom depend on agriculture for their livelihoods and already suffer from water scarcity – when they are at the mercy of our fragile global food system,” said Dr Colin Chartres, the director general.
“Farmers across the developing world are increasingly relying on and benefiting from small-scale, locally-relevant water solutions. [These] techniques could increase yields up to 300% and add tens of billions of US dollars to household revenues across sub-Saharan Africa and south Asia.”