Né Guerra Né Tiranno

Gino Strada

 

Repubblica 22 marzo 2011

LIBIA

“Né guerra né tiranno”, si muovono i pacifisti
Ma nel movimento voci contro l'”inerzia”

Sabato corteo. Strada: armi mai umanitarie. Pax Christi: atti bellici fuori dalla razionalità. In piazza anche esponenti del Pd

di GIOVANNA CASADIO

ROMA – Una bandiera della pace macchiata di sangue. Sul web parte la mobilitazione pacifista per la Libia (sul sito perlapace. it, ma anche su facebook) e c’è subito un appuntamento in piazza: sabato, a Roma, la manifestazione per l’acqua pubblica e contro il nucleare (corteo alle 14,30 da piazza della Repubblica fino a piazza San Giovanni) sarà anche mobilitazione per la pace.

Ma l’arcipelago pacifista è diviso: il no alla guerra “senza se e senza ma” questa volta non basta, perché c’è anche la necessità di fermare la repressione contro gli insorti e di schierarsi contro il tiranno Gheddafi. Flavio Lotti della Tavola della pace, il cartello di sigle che ogni anno organizza la marcia Perugia-Assisi, ha messo online l’appello (“L’Italia ripudia la guerra”), invita ad esporre la bandiera della pace alle finestre, però chiarisce in dieci punti una posizione in cui si ritrovano molte delle associazioni per la pace: “Una cosa è la risoluzione dell’Onu, un’altra è la sua applicazione. Una cosa è difendere i diritti umani, un’altra è scatenare la guerra”. Insomma, stop alle bombe ma, ribadisce, “tra l’inerzia e la guerra altre strade sono possibili e l’Italia ha una sola missione da compiere: togliere rapidamente la parola alle armi e ridare la parola alla politica, promuovere il negoziato politico a tutti i livelli”. E non c’è solo la Libia, ovviamente, ma anche Bahrein e Yemen.

Il “cessate il fuoco-parlino le diplomazie”

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viene anche dalla Cgil, dall’Arci, dalle Acli, dall’Anpi, da Libera, da Pax Christi, da Emergency. Gino Strada – ieri sera sul palco dell’Ambra Jovinelli per presentare la nuova rivista di Emergency in un dibattito al quale hanno partecipato tra gli altri don Luigi Ciotti, il direttore di Repubblica Ezio Mauro, lo scrittore Erri De Luca, la cantante Fiorella Mannoia e il disegnatore satirico Vauro – attacca: “Nessuna guerra può essere umanitaria, ed è questa la più disgustosa menzogna per giustificare la guerra che è sempre un crimine contro l’umanità”. E ribadisce che “i nostri governanti, gli stessi che ora indicano la guerra come necessità, fino a poche settimane fa hanno finanziato armato e sostenuto il dittatore Gheddafi e le sue continue violazioni dei diritti umani”. L’Anpi chiede rapidità nelle decisioni, perché “siamo contrari alla guerra, ripudiamo le armi, però dobbiamo porre il problema di come rispondere ai libici che nelle piazze ci chiedono di sostenerli”. Un tam-tam parte dal “Movimento non violento” e viene rilanciato online con la parola d’ordine “Fermate la guerra”. La Cgil è tra i primi a schierarsi per “dare la priorità alla soluzione diplomatica” e a denunciare “l’inadeguatezza” del governo italiano. In piazza sabato ci sarà la Fiom-Cgil con lo slogan “Fermare i bombardamenti, serve la soluzione negoziata”. E “Libera” di don Ciotti indica “la debolezza della politica dietro il degenerare della situazione: la guerra non risolve i problemi ma finisce per moltiplicarli e aggravarli”.

Tra le voci cattoliche contro l’intervento in Libia c’è il vescovo di Pavia monsignor Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi: “Le operazioni contro la Libia costituiscono un’uscita dalla razionalità. Mentre parlano solo le armi si resta senza parole, ammutoliti, sconcertati. Gheddafi era già in guerra con la sua gente quando era nostro alleato e amico”. Il vescovo constata in questa situazione “la fretta della guerra e l’assenza della politica”. In piazza sabato a Roma ci saranno molti politici, dai “rossi” Diliberto a Ferrero al gruppo democratico dei popolari di Fioroni, molta sinistra Pd (Vita, Nerozzi, Amati, Della Seta) e la sinistra di Vendola. Ma presidi e sit-in “no war” ci sono già stati e ci saranno davanti alla basi militari; all’università di Roma “La Sapienza”, lo striscione ieri “Not in my name”; contestazioni dei sindacati di base. Giovedì assemblea alla sede Acli su “No guerra, no a Gheddafi”.

(22 marzo 2011)