Corriere 1 giugno
America centrale,
150 morti per la tempesta Agatha
10:14 ESTERI Il Paese più colpito è il Guatemala. Vittime anche in Honduras ed El Salvador
Repubblica 1 giugno
Se gli uragani incrociano la marea nera
MAREA NERA
La stagione degli uragani
e i nuovi rischi per la costa
Gli esperti prevedono un periodo di tempeste. Se colpissero la zona dove si sta accumulando il petrolio, potrebbero spingerlo verso terra. A distruggere l’ecosistema delle paludi
NEW YORK – L’operazione Top Kill ha fallito 1. Nel Golfo del Messico il petrolio continua a fuoriuscire dalla piattaforma esplosa e la marea nera si è depositata sul fondale, come una manta gigante e tossica. Il malcontento 2 dei cittadini americani, e non solo, è arrivato nelle piazze. Obama 3 è furioso. La Bp non riesce a gestire il disastro e non ci sono più certezze. Ma potrebbe andare peggio.
Con l’arrivo della stagione degli uragani, prevista da inizio giugno fino a novembre inoltrato, la catatrofe potrebbe addirittura aggravarsi. Gli esperti prevedono infatti una delle stagioni più turbolente degli ultimi decenni. Dipende dal clima, dai cambiamenti ai quali il pianeta è sottoposto. Una tempistica che adesso però potrebbe risultare fatale. Se un uragano dovesse passare nella zona della marea nera, i venti e le onde potrebbero il greggio verso la terraferma, a distrugere completamente il fragile equilibrio dell’ecosistema delle paludi.
“Si trasformerà da un disastro ambientale in una catastrofe ambientale senza precedenti”, spiega Brian D. McNoldy, ricercatore e studioso di tempeste tropicali all’Università del Colorado. Le previsioni non possono dare certezze assolute, ma quelle che stanno facendo gli esperti sono pessimistiche da quasi ogni punto di vista. Ma gli effetti sulla marea nera dipendono dal percorso, dalla forza e dalla velocità di un uragano. E dipendono soprattutto dalle dimensioni che avrà raggiunto la macchia di petrolio nel momento in cui dovesse essere colpita dalla tempesta.
Andando in senso anti-orario i venti di un uragano potrebbero spingere la massa oleosa verso la terra, se l’uragano arrivasse da ovest della macchia, o verso l’oceano nel caso provenisse da est. Inoltre un uragano è in grado di scuotere l’acqua molto violentemente ma abbastanza in superficie, senza arrivare sul fondale dove il greggio si sta accumulando, molto in profondità.
La National Oceanic and Atmospheric Administration prevede per quest’anno l’arrivo di un numero di tempeste compreso tra 14 e 23. Di queste da otto a 14 si trasformeranno in uragani. Tre o sette avranno venti che soffieranno anche 180 chilometri orari. Se non di più. Il mese scorso l’Università del Colorado aveva fatto la stessa previsione: 15 tempeste, otto uragani, quattro dei quali giganteschi. Secondo due esperti della stessa Università, Philip J. Klotzbach e William M. Gray, ci sono il 43 per cento delle possibilità che almeno uno di colpisca la Louisiana. Passando sulla chiazza di petrolio.
Una buona notizia però c’è. Il greggio potrebbe frenare l’uragano e limitarne la violenza. Nel 1996 una coppia di riceratori, i coniugi Joanne e Robert H. Simpson, scoprirono che un liquido insolubile sparso sulla superficie dell’oceano sarebbe stato in grado di limitare l’evaporazione dell’acqua, la stessa che alimenta l’energia di un uragano. In realtà però le tempeste in arrivo saranno troppo estese, forse tra i 300 e i 500 chilometri, troppo più grandi della zona dove si sta spargendo la marea nera.
Come se non bastasse, ha spiegato Kerry A. Emanuel, professore di scienza atmosferica al M.I.T., riducendo l’evaporazione, il petrolio potrebbe surriscaldare le acque del golfo “come una persona che indossi una tuta di gomma in una giornata caldissima di sole”. L’acqua calda significherebbe ancora più energia per nutrire l’uragano.
(01 giugno 2010)