La Confindustria applaude Espenhahn

Capitalisti assassini

imbavagliati

9 maggio, Torino. I familiari delle vittime si sono alzati in piedi e si sono imbavagliati ad un convegno sulla sentenza.
7 maggio, Bergamo. Ovazione degli industriali, in un convegno a porte chiuse, all’ad Thyssen condannato.

 

9 maggio

THYSSEN: FAMILIARI VITTIME INTERROMPONO AVVOCATO DIFESA A CONVEGNO

20:44 09 MAG 2011

(AGI) – Torino, 9 mag. – E’ stato interrotto da alcuni familiari delle vittime del rogo della Thyssenkrupp l’intervento dell’avvocato Ezio Audisio, legale dell’amministratore delegato dell’acciaieria tedesca, Harald Espenhahn, nel corso del convegno sulla recente sentenza organizzato dal periodico ‘Sicurezza e lavoro’. L’avvocato stava spiegando che “e’ sbagliato dire che l’impianto dove e’ avvenuto l’incidente si doveva dismettere, infatti si doveva trasferire. Per motivi di business avrebbe dovuto essere trasferito il piu’ in fretta possibile, ma non e’ stato fatto per non pesare sull’occupazione. Non e’ stato fatto lavorare un impianto con carenze strutturali”. E’ stato a quel punto che il padre di una delle vittime si e’ alzato e gli ha gridato: “mio figlio e’ morto a 26 anni. Lui e i suoi colleghi non andavano a suicidarsi, andavano a lavorare”. Dal momento che gli animi tra i parenti delle vittime non si placavano, il direttore del giornale ‘Sicurezza e lavoro’, Massimiliano Quirico, che moderava l’incontro, ha dichiarato concluso il convegno.
All’incontro di oggi pomeriggio hanno partecipato anche i rappresentanti di comune e provincia di Torino e regione Piemonte, gli avvocati di parte civile delle istituzioni e Antonio Boccuzzi, parlamentare Pd ed ex operaio Thyssen sopravvissuto al rogo, che ha dichiarato come sia “difficile commentare l’applauso di Confindustria a favore di chi e’ stato condannato per l’omicidio dei nostri cari”. “E’ uno strazio continuo per noi che sentiamo dire che non e’ colpa dell’amministratore delegato – ha ribadito Boccuzzi – che le pene sono troppo severe, che i giudici si sono fatti influenzare. Possiamo comprendere che nessuno dei condannati voglia andare in carcere, ma come noi abbiamo accettato in silenzio il verdetto della Corte d’Assise di Torino, vorremmo che almeno la parte migliore della societa’ civile e dell’imprenditoria italiana rispettassero il nostro dolore”.
(AGI) To1/Zeb

Corriere 9 maggio

19:25 ECONOMIA Il segretario Cascini critica l’ovazione riservata al manager dall’assise di Confindustria: «I toni da stadio restino fuori dalle aule giustizia». I familiari delle vittime: l’applauso strazia il cuore

 

MILANO – Il ministro leghista Roberto Calderoli l’aveva definito «fuori luogo». Adesso, arrivano anche dall’Associazione nazionale dei magistrati le critiche all’applauso rivolto dall’assise di Confindustria a Bergamo all’amministratore delegato della Thyssen Krupp, condannato in primo grado, condannato per il rogo che uccise sette operai. «L’applauso non è un bel segnale – ha detto il segretario del sindacato delle toghe Giuseppe Cascini – Si possono discutere tutte le sentenze, ma non facciamo entrare le curve da stadio nelle aule di giustizia».

«L’OVAZIONE CI STRAZIA IL CUORE» – L’applauso, ha aggiunto Cascini nel corso di un dibattito organizzato in occasione della commemorazione della Giornata della Memoria per le vittime del terrorismo, «si inserisce in un linguaggio che non va bene». Il segretario dell’Anm ha quindi paragonato quanto avvenuto a Bergamo alle dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi nei confronti di parte della magistratura e ai manifesti «Via le br dalle procure» a Milano. «È difficile commentare l’applauso di Confindustria a favore di chi è stato condannato per l’omicidio dei nostri cari. È un applauso che strazia il cuore» scrivono in un comunicato i familiari delle vittime e Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al rogo in cui nella notte del 6 dicembre 2007 persero la vita sette operai che lavoravano sulla linea 5 della Thyssen a Torino.

Redazione online
09 maggio 2011
Repubblica 9 maggio

THYSSEN

Thyssen, Confindustria  applaude Espenhan

I familiari delle vittime si sono alzati in piedi e si sono imbavagliati all’apertura di un convegno sulla recente sentenza del processo contro i vertici dell’azienda

 

Non si placa la polemica scatenata dall’applauso di sabato scorso per Herald Espenhan, l’amministratore delegato di Thyssen Italia nel corso dell’assemblea di Confindustria. Espenhan è stato condannato in primo grado per omicidio volontario per i sette operai morti nel rogo dell’azienda. Nonostante la presa di distanza di alcuni presenti, non è chiaro se la “solidarietà” di quella platea fosse in relazione alla severità con cui la Thyssen è stata punita dai giudici o se rientri nel generale clima di delegittimazione dei magistrati di questo momento storico italiano. La condanna del gesto arriva pesantissima dal mondo del sindacato, più lieve da quello politico di governo. Alcuni esponenti del mondo industriale spiegano che si è trattato di malinteso.

“Anche solo un morto all’anno sarebbe troppo – ha detto Federica Guidi, già leader dei giovani industriali di Confindustria – e Confindustria si è spesa moltissimo perché sia garantito il massimo della sicurezza negli impianti. Quanto alla sentenza del Tribunale di Torino che ha condannato il manager per omicidio plurimo, invece, è stata molto severa e bisogna capire se serve per evitare gli incidenti sul lavoro”.

“Il caso è chiuso – ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi – oggi la Cisl e la Uil hanno sottolineato quanto Confindustria e le organizzazioni sindacali stiano collaborando sui temi della sicurezza, anche alla luce di quella terribile tragedia”.

Ma i familiari delle vittime – dopo che uno dei sopravvissuti, Antonio Boccuzzi, ha definito un tuffo al cuore la sensazione provata alla notizia degli applausi degli industriali – si sono alzati in piedi e si sono imbavagliati all’apertura di un convegno sulla recente sentenza del processo contro i vertici dell’azienda. “E’ difficile commentare l’applauso di Confindustria a favore di chi è stato condannato per l’omicidio dei nostri cari. E’ un applauso che strazia il cuore hanno detto – è uno strazio continuo per noi, ogni volta che sentiamo dire che non è colpa dell’ad, non è stato il dirigente, le pene sono troppo severe, i giudici si sono fatti influenzare, ecc. lasciando sottintendere che la morte dei sette ragazzi sia stata ‘solo’ una fatalità o un ‘costo’ che bisogna mettere in conto o peggio, sia responsabilità degli stessi operai”.

Hanno definito “pericoloso” l’episodio Giuseppe Cascini, il segretario dell’Associazione nazionale magistrati, e tutti i segretari dei principali sindacati nazionali, tra loro anche Maurizio Landini. “Applaudire un assassino è vergognoso. Una volta, simili comportamenti si chiamavano apologia di reato”: ha detto il senatore Felice Casson, vicepresidente del gruppo Pd.

 

 

UNA CONFINDUSTRIA DI ASSASSINI E STRAGISTI
Postato il Lunedì, 09 maggio @ 10:50:30 CDT di davide
DI EUGENIO ORSO
pauperclass.myblog.it

E’ inutile girare intorno alle questioni, con espressioni ipocrite, eleganti perifrasi o distinguo pelosi, quando sono chiare ed inequivocabili.

Ci sono situazioni in cui è inutilizzabile, come schermo, anche il “politicamente corretto”, e questo è esattamente il caso degli applausi tributati da una platea di confindustria [che da questo momento in poi scriverò, per disprezzo, con l’iniziale minuscola] all’amministratore delegato di Thyssenkrupp, Espenhahn, un assassino condannato a 16 anni e 6 mesi per omicidio volontario, in seguito alla morte di sette operai nello stabilimento di Torino il 7 dicembre del 2007.

Qualsiasi giustificazione si può addurre, davanti alle ovazioni tributate dal consesso di industriali ad un assassino e stragista, nato dalla putrefazione del peggior capitalismo mutante, non è sufficiente, non basta per non farci dire: ecco cos’è veramente confindustria, un covo di sfruttatori e parassiti disposti alla strage, abituati da troppo tempo al caviale dei contributi erogati con i soldi pubblici ed allo champagne del profitto estorto ai lavoratori.

Dietro l’aspetto austero, moderatamente piacente ed elegante di Emma Marcegaglia, si malcela un nido di serpenti, assassini e sfruttatori che si fanno apertamente beffe della sicurezza sul lavoro, degli stessi operai caduti sulle linee di produzione, perché tanto il lavoro è interamente a carico degli altri, e la cosa non li riguarda, se non nel momento di intascare gli utili e di consolidare la loro posizione di privilegio.

La vecchia immagine dell’imprenditore-puttaniere privato usata dai soliti “comunisti” otto-novecenteschi, il quale sfruttava cinicamente i lavoratori, costringendoli ad oltre dieci ore di lavoro giornaliere per la mera sopravvivenza, mentre lui se ne andava tranquillamente a puttane [ieri cocotte ed oggi escort] e si baloccava nel vizio con i frutti del lavoro coatto altrui, oggi ci sembra tornata prepotentemente di moda, quanto mai veritiera ed attuale.

Gli applausi di una platea di assassini e sfruttatori ad un loro complice, condannato ma naturalmente a piede libero – perché i veri assassini in questo sistema non pagano mai, confermano una volta di più che non esiste “il lavoro libero” capitalistico, ma agiscono forme di costrizione che in questa epoca tendono a diventare più stringenti, tanto è vero che un ministro della repubblica, nella persona di Giulio Tremonti, ha dichiarato tempo fa in merito alla sicurezza sul posto di lavoro, dalla legge 626 del 1994 al Testo Unico Sicurezza Lavoro [Decreto legislativo n. 81 del 2008] che avrebbero dovuto garantirla per tutti: “robe come la 626 sono un lusso che non possiamo più permetterci”, perché troppo costosa, una mera zavorra nella competizione globale.

Ma forse è meglio dire, con chiarezza, non ci si può più permettere la sicurezza sul posto di lavoro – accettando come se nulla fosse le morti bianche, quali incidenti collaterali dello “sviluppo economico” – esclusivamente perché limita il profitto intascato dalla stessa platea di assassini e schiavisti che ha applaudito Espenhahn.

Altri ministri in carica [Romani, Calderoli] hanno debolmente condannato, ma senza esagerare nel biasimo, l’atteggiamento benevolo, anzi, apertamente favorevole, di confindustria nei confronti dell’AD pluriomicida di Thyssenkrupp, parlando di “applauso improprio” [Romani] o “fuoriluogo” [Calderoli].

Pur apprezzando la moderata e cauta umanità di questi ministri [Romani e Calderoli] davanti alla sfacciatezza degli assassini che si riconoscono e si applaudono pubblicamente, devo rilevare che l’applauso non è improprio né fuoriluogo, ma rappresenta il più palese riconoscimento che Harald Espenhahn è in tutto e per tutto uno di loro, figlio della stessa logica sistemica e membro della stessa classe, e fa quello che anche loro cercano di fare, per perseguire obbiettivi di puro arricchimento personale, di carriera e di potere vendendo la pelle degli altri, se necessario.

Il rischio d’incendio c’era, alla Thyssenkrupp di Torino, e la cosa era nota alla dirigenza che aveva deciso di continuare la produzione, senza però provvedere alla manutenzione degli impianti, in uno stabilimento in dismissione, tanto che in quel tragico 7 di dicembre del 2007 si poteva dire che le morti erano annunciate, e che potevano essere evitate manutenendo gli impianti ancora in attività.

Anche le condizioni di pulizia dell’ambiente di lavoro, tali da incidere sulla sicurezza, erano in quel caso discutibili, tanto che il giorno dopo l’incidente [8 dicembre 2007] la ditta incaricata delle pulizie che da tempo interveniva “a chiamata”, dovette pulire tutte le linee di produzione, meno l’ultima, quella in cui si era verificata la tragedia, perché posta sotto sequestro giudiziale.

Il risparmio sulla sicurezza e quello sulle stesse pulizie dell’ambiente di lavoro, la rinuncia alla manutenzione degli impianti, che possono costituire un pericolo per l’incolumità fisica dei lavoratori, hanno un solo scopo: alimentare il profitto, la creazione del valore ad esclusivo beneficio dell’”azionista” [l’Investitore], davanti al quale in questo liberalcapitalismo sovrano non c’è etica né legislazione che tenga.

In altre parole, c’è chi si sente al di sopra della legge civile e penale degli stati, riconoscendo soltanto “la legge del mercato” che per lui significa ricchezza e potere e per moltissimi altri sfruttamento, povertà e morte.

Anzi, ai gradi ed ai livelli più alti della scala sociale, i grandi Investitori sono “esenti” anche dalla spietata legge del mercato, che colpisce sempre e soltanto i subordinati, quale strumento di dominazione e sistema di razionamento ed esclusione imposto.

Altro che il vecchio ordigno islamico Bin Laden che si sognava nuovo califfo, ma ormai quasi arrugginito, morto da poco oppure, secondo altre fonti, dieci anni fa … sappiamo bene, qui, in occidente chi e cosa rappresentano il vero pericolo per il nostro futuro!

E’ ora di finirla di parlare di “imprenditori buoni” in contrapposto a quelli “cattivi”, di bere menzogne come quelle della “coesione sociale”, di cercare “concertazioni” che penalizzano sempre e comunque lavoratori e subordinati.

Il nemico sociale va riconosciuto e combattuto senza esclusione di colpi, altrimenti si moltiplicheranno le platee che applaudiranno con esultanza gli stragisti e gli assassini di questo capitalismo, mentre noi saremo condannati in massa ad una nuova, più pesante e più invasiva servitù, a quel punto senza scampo.

Eugenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it/
Link: http://pauperclass.myblog.it/archive/2011/05/09/una-confindustria-di-assassini-e-stragisti-di-eugenio-orso.html
9.05.2011


————————————-

Confindustria, applausi per Harald Espenhahn, Marcegaglia: «A rischio gli investimenti esteri»

Thyssen, Governo ribadisce all’ad la centralità di Terni

Confindustria, applausi per Harald Espenhahn, Marcegaglia: «A rischio gli investimenti esteri»

L’ad di Thyssen Espenhahn durante il processo di Torino

C’era anche l’ad di Thyssen Harald Espenhahn alle Assise a porte chiuse di Confindustria, volute da Emma Marcegaglia, che si sono tenute sabato pomeriggio a Bergamo. E per lui, come spiega il numero uno di Confindustria in una conferenza stampa a margine dell’appuntamento, la platea degli imprenditori ha riservato un’ovazione. «Il suo intervento – ha detto Marcegaglia – è stato molto applaudito». Impossibile non parlare della storica sentenza di Torino e dei timori ad essa connessi: «C’è il nostro totale e assoluto impegno – ha detto Marcegaglia – sulla sicurezza sul lavoro. Dalle Assise c’è stato un grande applauso all’ad di Thyssen perché la condanna a 16 anni e mezzo per omicidio volontario rappresenta un unicum in Europa. E’ stato considerato alla stregua di un assassino. Se dovesse prevalere questo allontanerebbe gli investimenti esteri dall’Italia».

La sentenza Il manager è stato condannato a 16 anni e mezzo, insieme con altri sei dirigenti dell’azienda, dalla Corte d’Assise di Torino per il rogo del 6 dicembre 2007. Subito dopo la sentenza il presidente della Thyssen Italia, Klaus Schmitz, aveva chiesto a Confindustria di rappresentare l’azienda e reagire alla sentenza. Schmitz aveva auspicato «una riflessione su queste condanne. Siamo regolarmente associati a Confindustria e abbiamo bisogno di avere garanzie per il nostro futuro. Confindustria ci deve rappresentare, deve reagire a questa sentenza. Dall’associazione degli industriali italiani ci aspettiamo tutela e passi ufficiali». Tutela che è arrivata nella tarda serata di ieri con le parole di Marcegaglia. Ieri a chi gli ha chiesto se fosse venuto a Bergamo per quelle tutele e quei passi ufficiali, l’ad risposto: «Certo». Nessun riferimento invece, almeno ufficialmente, al maxi-piano di ristrutturazione della multinazionale che potrebbe anche significare la messa in vendita dello stabilimento di Terni. In campo però sarebbe essere entrato il Governo, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta che avrebbe ribadito in un colloquio, secondo quanto riportato dal Giornale dell’Umbria, la centralità del sito ternano proprio all’ad Espenhahn.

Rapporti tesi L’appuntamento di Bergamo è arrivato in un momento delicato nei rapporti tra Governo e mondo dell’industria, forse mai stati così tesi negli ultimi anni, e per la vita stessa della confederazione, giunta a un punto di svolta dopo gli «strappi» della Fiat che hanno prodotto qualche mal di pancia nella base. Malumori che hanno trovato spazio su Twitter, dove un anonimo «uccellino» blu a firma «limprenditore» ha riversato le insoddisfazioni di una parte della base. «La maggior parte degli interventi sono confusi e noiosi – ha scritto l’anonimo e presunto imprenditore – meglio non ci siano giornalisti a sentire questa roba. Le proposte sono poche».

Idv all’attacco La difesa netta dell’ad tedesco non è però piaciuta all’Idv: «Le banalità pronunciate dalla Marcegaglia sulla Thyssen – attacca il responsabile nazionale Welfare e Lavoto Maurizio Zipponi – presuppongono che il presidente di Confindustria non abbia letto la sentenza. Se l’avesse fatto, infatti, si sarebbe vergognata di certe gravissime affermazioni». «Nel caso specifico della Thyssen – prosegue –  i giudici hanno accertato che i vertici dell’azienda non investirono scientemente sugli impianti per evitare che si consumassero drammi umani come quello di Torino. La condanna dell’ad della Thyssen è sacrosanta». «Utilizzare quella sentenza per motivare l’eventuale assenza di investimenti esteri in Italia – conclude Zipponi – è un modo per coprire la propria impotenza di fronte alle sfide globali che le imprese italiani devono affrontare mettendo sul piatto investimenti nell’innovazione e nella ricerca senza prescindere dalla sicurezza sul lavoro e dal rispetto della vita umana».

Leggi ancora di: , , , , , ,