GEMONA/ Depuratore Cipaf: indagati anche la Provincia e l’Arpa

Messaggero Veneto MARTEDÌ, 02 AGOSTO 2011 Pagina 25 – Provincia

Depuratore Cipaf, altri 4 indagati

Gemona: l’inchiesta si allarga, coinvolti anche due tecnici della Provincia, uno dell’Arpa e l’attuale presidente del consorzio

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Pasquariello e Bonocore

 

di Antonio Simeoli GEMONA

L’inchiesta sul depuratore Cipaf si allarga. La Procura di Tolmezzo, infatti, ha dato un’ulteriore svolta all’indagine avviata ormai quasi due anni fa che ipotizza il reato di abuso d’ufficio e inquinamento ambientale nei confronti dell’ex cda del Consorzio per lo sviluppo industriale dell’Alto Friuli, in testa l’ex presidente Vergilio Burelli e il vice Adriano Piuzzi, degli industriali Andrea Pittini e Giovanni Fantoni, dei progettisti del depuratore da 3,2 milioni Giulio Gentilli e e Gianni De Cecco, nonchè dell’ex presidente della Provincia di Udine, Marzio Strassoldo. Il depuratore. L’accusa, in sintesi, per tutti è di aver favorito la ralizzazione di un nuovo depuratore da 3,2 milioni di euro di soldi pubblici, che gli inquirenti ritengono inutile e non in grado di evitare l’inquinamento del rio Molino del Cucco nel quale sfociano le acque dopo il processo di depurazione. Un impianto regolarmente autorizzato dalla Provincia di Udine con la determina 38 del 2004. Ora nell’inchiesta entrano altri quattro indagati. Provincia e Arpa. Si tratta del direttore dell’ufficio ambiente della Provincia Marco Casasola, 41 anni, del funzionario Maurizio Pessina, 47 anni, di Anna Lutman 45 anni responsabile dei laboratori Arpa di Udine e del presidente del Cipaf, Ivano Benvenuti, subentrato a Burelli e al cda dimissionario dopo la bufera nel febbraio del 2010. I due funzionari della Provincia sono stati coinvolti nell’inchiesta dal Procuratore di Tolmezzo Giancarlo Buonocore e dal sostituto Alessandra Burra, che da mesi stanno indagando con l’ausilio dei Carabinieri del Nucleo investigativio di Udine, per aver autorizzato il nuovo depuratore ad entrare in funzione pur a conoscenza delle diverse carenze progettuali dello stesso. Strassoldo. Il tutto subendo le pressioni, sempre secondo l’accusa, dell’ex presidente della Provincia Marzio Strassoldo che avrebbe fatto cosi da “collettore” agli interessi dei grandi industriali del Cipaf (Fantoni e Pittini) che intendevano risolvere i problemi di depurazione delle acque dei loro impianti grazie a un nuovo depuratore pagato con soldi pubblici. L’accusa per la dirigente dell’Arpa invece è quella di aver omesso di segnalare all’ufficio risorse idriche dell’Area ambiente l’inefficacia del processo depurativo non impedendo dunque l’inquinamento del Rio Molin del Cucco e delle Sorgive di Bars, uno dei gioielli naturalistici del Friuli. Le perizie. Secondo gli inquirenti, che si sono basati su una perizia dell’ingegner Rinaldo Martorio, l’inquinamento era “diluito” nelle acque e quindi non intercettato dalle analisi dei vari enti competenti per il fatto che all’interno del depuratore, oltre alle acque reflue entravano pure, cosa vietata dalla legge, quelle di raffreddamento degli impianti. Con la diluizione, per l’accusa, l’inquinamento veniva “nascosto”. Il presidente. E Benvenuti? Il presidente, subentrato dopo la bufera a Burelli e indicato dai soci del Cipaf come guida di garanzia del consorzio, per la Procura, pur a conoscenza dei difetti del depuratore, non avrebbe impedito l’inquinamento. Il nuovo Cda del Consorzio, tuttavia, proprio per cautelarsi di fronte alle accuse, aveva commissionato una perizia sulle acque del canale affidandola alla società Copernico srl. Analisi che avevano evidenziato una situazione del tutto tranquillizzante. Per questo la Procura di Tolmezzo ha chiesto al Giudice per le indagini preliminari un incidente probatorio, l’anticipo di una parte del dibattimento, chiedendo una super perizia capace di rispondere a ben 13 quesiti. Gli indagati avranno così modo di vedere le carte e difendersi. Contestualmente Buonocore e la Burra hanno pure chiesto una proroga delle indagini preliminari ricordando pure come nell’inchiesta parti offese siano, oltre che il Cipaf, al quale fanno riferimento aziende con 5 mila dipendenti tra diretti e indotto, anche i comuni di Osoppo e Buja, evidentemente penalizzati dall’eventuale inquinamento. I quesiti. La perizia dovrà quindi chiarire, tra l’altro, una volta per tutte se il canale è inquinato, se il nuovo depuratore è in grado di funzionare, se siano noti la natura e la portata dei reflui di ciascuna azienda, se eventuali carenze di progettazione abbiano inciso sui costi. Se il Gip darà disco verde alla richiesta della Procura i tempi dell’inchiesta si allungheranno, ma finalmente si farà luce su una vicenda che ormai si trascina da quasi due anni. Dal mese di aprile, peraltro, il depuratore Cipaf è posto sotto sequestro. Il sequestro. Le aziende continuano a lavorare perchè, per non pregiudicare l’occupazione, il Tribunale di Tolmezzo ha nominato un custode giudiziario, il funzionario regionale Andrea Chiarelli, che ha il compito di predisporre un complesso piano di messa in sicurezza dell’impianto. Le acque del Rio Molino del Cucco, intanto, continuano a confluire nelle Sorgive di Bars. E c’è il forte sospetto che siano inquinate. Per questo la Procura ha deciso di pigiare l’acceleratore sull’inchiesta.