DUMBLES/ Il paese della perdonanza

L’altra sera, parlando fra di noi di violenza contro le donne e femminicidi, cercavamo ancora di capire che cosa impedisca a questi continui reiterati delitti di essere trattati dai media come allarme sociale, di suscitare dibattiti, di sviscerare le questioni, di sentire le parti ecc. ecc.  Non che questo garantisca nulla, ovviamente, le oscene strumentalizzazioni alla Alemmano, per intenderci o la vacua spettacolarizzazione televisiva, sarebbero anche peggio;  ma volendo essere speranzose, se trattato in modo corretto, potrebbe  essere almeno l’indicatore di un primo step di consapevolezza rispetto al “fenomeno”. Nulla di tutto questo. Le donne continuano ad essere massacrate e nessuno si scompone.

 

Qualche giorno fa un tizio alza ancora di più il tiro; ammazza moglie, figlia, suocera, cognato disabile e si suicida. Una strage. La via di routine è la cronaca con qualche dato di contorno del tipo “…i vicini li sentivano litigare…” oppure “… mai un cenno di dissapori…“ a seconda,  e poi la solita litania di giustificazioni con le parole ricorrenti: “raptus”, “follia”, “depressione”… insomma, una nausea anche il parlarne.
Ieri, il sito “Zeroviolenzadonne” che offre a tutti, e a tutte noi, un bel lavoro quotidiano di rassegna stampa, riportava un articolo da una testata che normalmente noi non andremmo ad indagare: l’Avvenire; qui sul fatto sopra citato interviene tale Costanza Marzotto di professione mediatrice famigliare.
Dice Marzotto: “… il matrimonio è un incastro di necessità e di risposte a queste necessità, quando il partner decide di troncare capita che venga a mancare un punto di riferimento, il puntello che sostiene il tutto. E si crolla. Come è successo a quest’uomo”.
Ecco, anche lei è stata la risposta alle nostre necessità di capire qualcosa di più sul silenzio gelatinoso e omertoso che circonda i femminicidi in famiglia.
Il suo ragionamento indica la formula:  lei lo lascia – lui crolla.
L’inferenza induttiva viene da sola: lui fa una strage perché è crollato, lui è crollato perché lei lo ha lasciato, se lei non lo lasciava lui non faceva una strage … ergo, lei non doveva lasciarlo e la strage è implicitamente colpa sua.
Oppure, sempre dal ragionamento di Marzotto, possiamo metterla giù anche così: lui è “malato”; o, come dice lei, in modo più elegante: “dietro le azioni dell’uomo c’è una variabile di tipo clinico”,  però “…il marito non può essersi rivelato uno stalker da un momento all’altro…”. Lui è cattivo o malato e lei non lo denuncia o non lo cura; e anche qui sembra una mancanza della donna che comunque, spiega Marzotto, si trova coniugata ad un uomo “come questo che probabilmente non avrebbe retto a stare in una stanza con la moglie per discutere e negoziare”.
Lei che fa? Se ne torna dalla madre, si rende autonoma ed autosufficiente, ma con la sua azione scatena l’inferno di cui sopra. Il ragionamento della mediatrice non offre vie di scampo. Per la donna. Per il semplice fatto che per le donne in famiglia non sono previste.
Per gli uomini è concessa la grande perdonanza che il paese brutalmente e crudelmente familista offre sempre ai maschi che istituzionalmente e socialmente lo rappresentano. Qui è codificata nella “variabile di tipo clinico” che la mediatrice per conto dell’ Avvenire e l’Avvenire per conto del Vaticano  inquadra ipso facto per l’uomo.
Quel che è importante è l’erezione di un muro invisibile che garantisca l’intoccabilità della famiglia e l’implicito obbligo per la donna di starci  dentro in obbedienza e perseveranza. Gli sforzi discorsivi e lessicali, così come anche gli eventuali silenzi servono a questo.
Se non passa pubblico sermone senza che l’aria in uscita dai polmoni papali non faccia vibrare le corde di una condanna per le donne che abortiscono; non passa governo senza la deposizione ai piedi vaticani di impegni per la difesa della famiglia cristiana originaria,  perché dovrebbe passare sotto i riflettori della cronaca proprio la famiglia tradizionale come culla di “variabili di tipo clinico” per lui e molestia e morte per lei?
I femminicidi dove l’assassino ha le chiavi di casa perciò rimarranno sempre quei fatti isolati per i quali le Costanze Marzotto di turno, prima rimangono “senza parole” poi si affrettano ad occultare il contesto, a  costruire l’apparato di difesa per lui e di messa all’indice per lei. E Amen.