Intanto dovremmo iniziare con una diffida al PD ed al resto dell’opposizione dal continuare ad usare le donne come leva per scardinare Berlusconi.
Non saremo noi a fare da testa d‘ariete per abbattere la fortezza che loro non hanno mai voluto attaccare seriamente. L’evidenza più antica, e prima di tutte, è nella legge sul conflitto di interessi agitata ad ogni campagna elettorale, rigorosamente rimossa subito dopo, in particolare quando il centro sinistra è stato al governo. |
Noi pensiamo male perché in questa ignavia abbiamo visto sostanzialmente connivenza e compartecipazione con il sistema politico berlusconiano caratterizzato dalla cricca e dal magna magna, o “magma gelatinoso“ che dir si voglia, dove nessuno vuole perdere la sua fetta di torta.
Noi lo verifichiamo localmente in modo quotidiano e capillare negli schieramenti, depistaggi, e traffici politici relativi alle battaglie ambientali; gli abbiamo preso le misure sul territorio di casa nostra; nella lunga lotta alla truffa della finta depurazione delle acque, nella battaglia contro il TAV, e in tutte le battaglie sulle varie devastazioni del territorio nelle quali siamo impegnate. Un solo esempio e nome: Debora Serracchiani, il “volto nuovo” del PD; quando la sentiamo parlare, nei suoi farfugliamenti sul TAV, chissà perché ci viene in mente l‘aggettivo: miserabili.
Non saremo perciò noi a salvarli dalle loro miserie.
Già che ci siamo, diffidiamo in anticipo anche Bersani che vuole sfruttare la data simbolica dell’8 marzo per presentare le firme raccolte, nascondendosi dietro la rabbia delle donne. No, non saremo noi a nascondere le loro vergogne.
Fatta questa precisazione che sta a significare che non ci riconosciamo nella manifestazione del 13 così come è stata lanciata nell’appello lanciato dall’Unità titolato con la retorica domanda “Se non ora quando?”, alla quale molte altre donne hanno risposto con un bel “se non sempre quando?”, parliamo ancora di Berlusconi.
Ultimamente ne abbiamo già parlato sul nostro blog, ma la riflessione non è mai abbastanza.
Berlusconi è indubbiamente il più bravo di tutti; in questi anni è stato l’interprete eccelso degli aspetti peggiori del popolo che governa. Ci ha messo anche del suo, grazie alle televisioni, ai mass media ecc. ecc. e tutto questo videoambaradan gli ha permesso di amplificare i danni e rendere il tutto difficilmente reversibile.
Berlusconi è stato un implicito “libera tutti”; ha dato il “la” ad uno stile, ha coccolato l’indole del cittadino imbronglioncello, furbacchiotto, ognuno nel proprio piccolo, e poi su, fino al cuore del sistema, alla grande, fino a trasformare i luoghi della politica istituzionale nel mercato delle vacche che tutt* abbiamo visto in questo periodo e che adesso si chiama “allargamento della maggioranza“.
Come con triste ovvietà riconoscono i giornalisti esteri: ha incarnato gli interessi dell’industria che vuole il giusto margine di illegalità, l’imprenditoria che non vuole troppe regole e controlli, i ricchi che non vogliono troppe tasse e gli uomini che si vogliono padroni delle donne.
Tutti vizi latenti cui Silvio ha dato la stura; nascosti come un herpes virus nei punti non troppo raggiungibili dal sistema immunitario; pronti a riaffacciarsi sulla scena non appena trovano chi li rappresenta meglio. Dopo Benito, Silvio, se il male non si estirpa diventa cronico e ciclico.
E dunque Berlusconi e le donne: un vecchio con un immaginario da vecchio [nella collezione anni ‘70 da infermiera e poliziotta, mancava la suora] ma sarebbero affari suoi, da pezzente (quanto più è ricco) delle relazioni di genere, di sesso e dell’erotismo, se non fossero ostentati e amplificati in battute e ammiccamenti all’intera nazione alla quale rilancia il modello di merda che è nella sua testa. E la nazione, componente maschile in primis lo coglie perché è anche nella sua, di testa.
Il maschio con tante donne, tutte belle, giovani, disponibili, l’immaginario, cui ha diritto anche lo sfigato con il suo deprimente lessico sessista onnipresente ed invasivo.
E se al club degli ottuagenari (Fede va per ottanta) piace la “carne giovane” (così disse Iva Zanicchi, l‘aquila!), …”beati loro che se la possono permettere…” diranno in tanti.
Senonchè a questo punto le donne si indignano e chiamano a raccolta per rivendicare la loro dignità così pesantemente offesa.
Ma una dignità che si valorizza svalorizzando le altre, quelle che concretizzano sogni e bisogni erotici di presidenti, ruffiani e affini, e uomini paganti in genere,
-perché quello è il mestiere che hanno scelto-; è una dignità che non ci appartiene perché, come le molte considerazioni fatte in questi giorni, ricrea l’antica dicotomia fra “donne per bene” e “donne per male” che non fa altro che rinforzare il modello che si vorrebbe combattere.
Possiamo discutere sulla prostituzione, valutare quanto e se questo mestiere contribuisca alla perpetuazione di un modello di relazioni e di sesso fra generi che su un altro versante si vuole cambiare; ne possiamo e ne dobbiamo discutere oltre che fra noi, con chi la esercita; così come dovremmo discutere e analizzare il fascino esercitato sulle ragazze dai modelli di donna da talk show; possiamo valutare come e perché questa dittatura del corpo, meglio se giovane, magro e quindi “bello” ha soverchiato ogni altra caratterizzazione e capacità individuale. Possiamo e dobbiamo interrogarci su questo, perché è da questi confronti che nasce il nostro immaginario e infine la nostra morale.
E non è certo una morale che mette all’indice le donne perché mette in conto piuttosto una messa all’indice del sistema della dominazione patriarcale che ha divorato gradualmente anche tutte quelle faticose conquiste di libertà che le donne sono riuscite a mettere a segno.
Tutto sommato, siamo più libere delle nostre madri, ma, come ha titolato Desirée Miranda,
siamo anche “libere di essere schiave” nel momento in cui la pervasività del sistema televideoeconomico incancrenito su un immaginario maschile che sotto sotto non è mai cambiato (forse è anche peggiorato, e i femminicidi non sono un caso, -21!! negli ultimi 40 giorni-) ha occupato tutte le strade dell’autoaffermazione, dell’autovalorizzazione proposta e permessa alle donne.
Perciò è la storia dello stolto e del dito che indica la luna, guardare con piglio di disapprovazione a “certe” donne piuttosto che agli artefici di questo deprimente panorama e contesto di vita .
Fa senso ascoltare il dialogo fra Minetti e Barbi quando sbeffeggiano i duemila euro in più (che tanto per loro non fa differenza) e si lamentano, del periodo di attesa tipo un anno, sei mesi… prima di avere in dono un posto da ministro….
Ma fa ancora mille e mille volte più senso sentire tutt* quelli che dallo scranno di ministro/a, comprimari, affini e opposizioni tutte vengono a rifilarci la loro azione politica come una cosa seria. Ma chi ci crede? Ma ci facci il piacere, ci facci!!
Il re è nudo, nemmeno la sua corte è vestita, e ignudi sono tutt* quell* che gli fanno da contraltare in un palazzo che non riesce più a nascondere le proprie vergogne, e noi non saremo la foglia di fico di nessun*.