Al ûl tignût cjacarât
Bisogna tener parlato, ma anche, bisogna tenersi parlat∞.
E’ uno dei modi attraverso il quale Sergio Pezzetta attraversa il tempo: dal dopoguerra ad oggi, e lo spazio: dal Friuli alla allora Yugoslavia, in andate e ritorni, in giri, rigiri e labirinti tenendosi al filo della parola che non ti fa mai perdere.
Venerdì 1 marzo ospiteremo Federico Sabot che ha ascoltato, raccolto e trascritto il cjacarà di Sergio; e, anche se materialmente non può essere con noi, ospiteremo anche Sergio e la sua “strategia” di vita nella parola incarnata nella lingua. Ospiteremo la sua lingua, altra creatura viva che esce dal testo, ancora più viva perchè imbastardita da tutt∞ quell∞ che nella vita di Sergio l’hanno attraversata e contaminata.
Federico Sabot-Domenico “Sergio” Pezzetta
L’AMICO DEI CANI
avventure underground di Sergio
ed. Sensibili alle Foglie
VENERDI’ 1 MARZO 2013 H. 20.30 ex CANTUCCIO via Baldissera UDINE – CONVERSAZIONE con l’AUTORE del LIBRO
Qui sotto il volantino dell’appuntamento.
Questo lavoro scaturisce da un incontro-contagio
tra un uomo poco meno che quarantenne e un uomo poco più che ottantenne,
tra due uomini diversi per età, cultura, origine, condizione sociale, esperienza di vita,…
tra i quali scatta una simpatia istintiva, un’amicizia schietta, un affetto privo di sentimentalismo, una familiarità anti-familista, una sintonia curiosa.
Sergio, il protagonista, è un sottoproletario, ha condotto nei suoi 80 anni una vita interstiziale; non si è piegato al sistema d’ordine del linguaggio, ha inventato una pratica alternativa nel raccontarsi, un proprio stile fabulatorio-speculativo; un proprio stile di vita.
Federico, il trascrittore, si è lasciato catturare nella sua trama e si è messo in ascolto.
Da qui la scelta di limitarsi a una trascrizione contigua del parlato, pur nella consapevolezza dell’ostacolo alla comprensione, complicato dal friulano e da inserimenti prestati dalle lingue slave e dal triestino.
Il risultato è una narrazione anomala della propria vita, nella forma e nella sostanza: come quella di chi, ogni tanto, continua a volgere lo sguardo verso il bosco, perchè là si trova la sua vera patria. Testimonianza che non accetta di rimanere inascoltata ma che è meditata e vuole, al contrario, lasciare sensazione di sè.