L’ha detto De Toni al processo per via Scalo Nuovo
Occupazione del Csa vicino ai binari: «Il prefetto ci voleva in via Volturno»
TRIBUNALE
«C’era una trattativa sotterranea perché rimanessimo in via Volturno. Il prefetto mi mandò a cercare dalla Digos a casa, a San Giorgio di Nogaro, per garantirmi che noi dovevamo continuare a stare in via Volturno».
Lo ha detto ieri Paolo De Toni al processo in tribunale a Udine che lo vede imputato (assieme ad altre 35 persone) di invasione arbitraria di proprietà altrui in relazione all’occupazione della palazzina ferroviaria in via Scalo Nuovo, edificio abbandonato che ospitava anni fa due famiglie di ferrovieri.
De Toni (unico seduto al banco degli imputati assieme ai suoi avvocati, Andrea Sandra e Roberto Maniacco) rendeva dichiarazioni spontanee ogni volta che un testimone concludeva la propria deposizione. Il giudice monocratico Angelica Di Silvestre ha fatto deporre i dipendenti delle ferrovie intervenuti quel 2 giugno 2006 quando i “ragazzi” del centro sociale autogestito cominciarono a “binificare” l’area dai rifiuti e dalle ramaglie. E così, dopo aver sentito la deposizione d’uno degli agenti della Digos intervenuti quel pomeriggio, De Toni ha inteso precisare sulle «trattative sotterranee» volute dal prefetto.
In precedenza gli altri testimoni avevano ricordato con un po’ di lacune la “fotografia” presentatasi ai loro occhi quando furono mandati a controllare cosa stesse succedendo. Ieri non è stato chiarito, soprattutto, chi aveva divelto una delle finestre murate dell’edificio.
Non solo: un dipendente delle ferrovie prima e un agente della Polfer poi hanno addirittura dichiarato d’aver visto portare all’interno dell’edificio mobili. In realtà – come ha inteso spiegare lo stesso De Toni e come ha confermato un poliziotto della Digos – quel materiale di mobilia altro non erano che pezzi di immondizia.
De Toni ha anche voluto spiegare al giudice come in quel periodo, sotto una tettoia dell’edificio abbandonato, dormivano diverse persone: una signora ungherese riposava proprio il pomeriggio del loro arrivo.
Come si ricorderà, il centro sociale “sfrattato” dalle palazzine liberty di via Volturno riprese l’attività proprio in via Scalo Nuovo, fino all’intervento dei carabinieri nel dicembre 2009, con lo sgombero totale. Rispondendo alle domande dei difensori, un agente della Digos ha ammesso che il loro intervento si chiuse quel pomeriggio «dopo aver capito chi c’era, senza tensione e senza pericolo per l’ordine pubblico».
Il Gazzettino 12 marzo 2011
DOPO L’OCCUPAZIONE |
Gli agenti: è vero, i giovani del Csa pulirono l’edificio |
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Sabato 12 Marzo 2011, |
È entrato nel vivo ieri, dopo un cambio di giudicante e un paio di udienze filtro, il processo contro i ragazzi del Centro sociale di via Scalo Nuovo per l’occupazione abusiva dell’edificio di proprietà delle Ferrovie dello Stato. Davanti al giudice monocratico sono sfilati una decina di testi chiamati a riferire sui fatti di quel 2 giugno 2006. Tra i testi d’accusa, oltre ai funzionari delle Ferrovie che fecero i sopralluoghi e che presentarono denuncia per l’occupazione, sono stati sentiti anche gli agenti della Polfer e della Digos intervenuti sul posto. Pur raccontando come gli occupanti avessero divelto le chiusure degli accessi al piano terra, murati proprio per evitare l’ingresso di abusivi come era già accaduto, sono stati proprio loro a segnare un punto a favore della difesa dei 36 imputati, tra cui il portavoce del Csa Paolo De Toni. È dalle loro parole, infatti, che è arrivata conferma della tesi da sempre sostenuta dal centro sociale, ovvero quella di aver valorizzato un sito in abbandono e degrado da tempo, ripulendolo da immondizia e oggetti abbandonati. Prima della decisione del giudice saranno anche gli imputati a dare la propria versione dei fatti. E.V. |