CRISI/ Rassegna stampa Udine, report ed analisi politica della giornata

Messaggero Veneto DOMENICA, 16 OTTOBRE 2011 Pagina 22 – Cronache

Indignati in piazza senza incidenti

 

Circa 400 persone hanno protestato contro le banche «No» anche alla Tav, al precariato e ai tagli all’istruzione

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di Giacomina Pellizzari Indignati anche a Udine. Si erano dati appuntamento in mille, ma ieri in piazza XX Settembre sono arrivati circa 400 giovani per urlare la loro rabbia contro le banche, i politici, il consumismo e gli sprechi. Studenti, insegnanti, precari, sindacalisti, si sono ritrovati con un unico obiettivo: «Indignamoci, impegnamoci, uniamoci». L’hanno fatto senza usare violenza. Tant’è che a differenza della guerriglia scoppiata a Roma, a Udine la manifestazione si è svolta pacificamente con un mezzo impegno a ritrovarsi nuovamente in piazza sabato prossimo. Stesso copione per il corteo studentesco che in mattinata ha attraversato le vie del centro. E così, dalle 15 alle 18, in piazza sono riecheggiati i «no» degli indignati giunti alla spicciolata con magliette colorate, cartelli che recitavano «gli esseri umani non si giocano in borsa» oppure «la vita è un dono non un debito». «No alle grandi opere» e quindi «No alla Tav» avevano scritto su un grande striscione steso sul plateatico appena restaurato, mentre un il Dj Tubet, una sorta di Giovanotti in versione friulana, snocciolava rime contro «Equitalia di un’Italia non equa». Tutto intorno i giovani gridavano «a casa, a casa, vergogna, vergogna». Chiaro il riferimento ai politici perché gli indignati non sono disposti ad abbracciare alcuna bandiera se non quella della libertà, della giustizia e della pace. «Le nostre vite – hanno aggiunto – non dovranno più essere nelle mani delle banche». Altrettanto duri i toni indirizzati al governatore Renzo Tondo e alla sua giunta candidati, a loro avviso, «Al premio Attila d’Europa» per le scelte ambientali. Tanti i gruppi presenti dai “No Tav” all’Unione sindacale italiana, dalle donne di “Se non ora quando” alla Rete universitaria nazionale, ai quali si sono affiancati altrettanti giovani stanchi di un sistema che, quando va bene, gli offre solo lavori saltuari. «Siamo qui per sentire se ci sono idee interessanti» hanno affermato Olga e Andrea prima di collocare al primo posto nella classifica dei «no» la precarietà seguita dalla stabilità politica e l’indecenza. «Siamo il Paese più ridicolizzato al mondo – hanno aggiunto – stiamo scadendo sempre più in basso». Dello stesso avviso Anny Betances, studentessa universitaria con la doppia nazionalità italiana e dominicana, secondo la quale «in questo momento i giovani non possono fare altro che indignarsi. L’università si sta svuotando di contenuti, qui non possiamo fare progetti». Tutto questo è stato tradotto in un cartello in marilenghe: Vergognaisi duc a cjase». E dal palco, altri indignati suggerivano: «Stasera quando andate a casa raccontate ai vostri amici quanto siete arrabbiati». A Udine come nel resto d’Italia l’obiettivo è promuovere la decrescita, uno stile di vita eco-sostenibile e il bilancio partecipativo. Gli indignati, infatti, non credono ai proclami sui tagli della politica: «Non li stanno facendo» ha affermato Aristide Menossi indossando la maschera del protagonista del film “V per vendetta”. Sul palco sono saliti pure l’avvocato Vito Claut per ricordare le sue battaglie contro le banche coinvolte nei vari scandali, l’economista Paolo Ermano e Gaddo De Anna, già componente del comitato per il bilancio partecipativo. In piazza c’erano anche i bambini intrattenuti dagli animatori con cartelli particolarmente significativi: «Sono troppo piccolo per avere debiti» oppure «Io sono qui per il mio futuro».

 

DOMENICA, 16 OTTOBRE 2011

Pagina 22 – Cronache

«Le bandire rosse non sono ammesse»

il battibecco con Rifondazione

Tra i tanti «no» degli indignati c’è anche quello ai simboli politici nelle loro manifestazioni. Ecco perché quando alcuni iscritti di Rifondazione  comunista si sono presentati in piazza XX Settembre con le bandiere rosse sono stati richiamati. «Siamo qui come cittadini – ha affermato Giorgio Cella – invito ad abbassare le bandiere di Rifondazione comunista». Ma i militanti di Rc, Luciano Tedeschi e Giorgio Giaiotti, non l’hanno fatto: «Noi che abbiamo sempre lottato contro il capitalismo aderiamo a modo nostro – hanno spiegato – in fondo è una moda anche essere contro i partiti».

 

 

DOMENICA, 16 OTTOBRE 2011

Pagina 22 – Cronache

«Rifiutiamo le violenze di Roma»

I manifestanti friulani condannano gli scontri: vogliamo confrontarci con le idee

i portavoce del movimento «La guerriglia non ci appartiene, al massimo possiamo tollerare qualche azione simbolica come il lancio delle uova contro la banca

«Condanniamo, nella maniera più assoluta, le violenze di Roma. Noi vogliamo confrontarci con le idee, con la forza del proporre un’alternativa capace di mettere all’angolo l’attuale sistema. E’ più rivoluzionario che andare a spaccare vetrine». Gli indignati friulani prendono le distanze dalla guerriglia urbana scoppiata nella capitale durante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. «Queste violenze non ci appartengono» insiste Gaddo De Anna (nella foto) dopo aver contattato i 5 indignati friulani che hanno preso parte alla manifestazione romana. La filosofia del movimento nato dal basso anche a Udine non è quello di «creare un’immagine vandalica, non intendiamo dare alcun appoggio ad azioni di questo genere. Basti pensare che proprio per evitare problemi abbiamo tenuto molto ad accordarci con i ragazzi del Centro sociale che seguivano in streaming la manifestazione romana nella tenda in piazza». Altrettanto deciso il «no» alla violenza di Giorgio Cella: «Proprio perché il nostro è un movimento di cittadini, creare danni è assurdo. Il reale cambiamento va fatto con la forza morale non fisica». Al massimo, aggiunge Cella, «possiamo tollerare qualche azione simbolica come il lancio delle uova contro le banche, ma non certo danneggiamenti. I metodi violenti denotano una mancanza di contenuti e di lungimiranza». In effetti, ieri, al discorso un po’ sopra le righe di Matteo Pizzolante dell’Unione sindacale italiana, che proponeva di occupare la piazza e di andare a bussare alle porte del governatore Renzo Tondo, dell’europarlamentare Debora Serracchiani, e di alcuni esponenti delle forze dell’ordine, gli indignati friulani non hanno risposto. (g.p.)

 

Il Gazzettino 16 ottobre 2011

INDIGNADOS
Alcune centinaia di giovani
portano la protesta in piazza

Domenica 16 Ottobre 2011,

Alcune centinaia di giovani, ma non solo, si sono ritrovati ieri in piazza XX settembre per manifestare contro la crisi e le “centrali del potere”. La critica degli “indignados” udinesi, come quella delle altre manifestazioni in tutto il mondo, si è rivolta contro la classe politica anche regionale e quelle che sono state definite “le scelte sbagliate” dell’economia globale. I partecipanti si sono stretti per ore attorno ai diversi oratori che hanno illustrato le loro preoccupazioni per il lavoro e per l’ambiente, mentre sul selciato troneggiava un “tepee” indiano del centro sociale autogestito, per ricordare il recente sgombero dai locali di viale delle Ferriere.

 

 

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Cronaca ed analisi politica della giornata

In primo luogo va denunciato il fatto che il Messaggero Veneto  di oggi domenica 16 ottobre appena menziona la manifestazione di ieri mattina degli studenti i quali dopo un bel corteo di circa 300 persone (vedi le nostre foto ed il servizio su free-fvg) hanno svolto una assemblea partecipata dove c’è stato spazio anche per un intervento No Tav (applauditissimo). E’ evidente che il Messaggero si è trovato a gestire la questione dell’arresto di uno spacciatore e del ferimento di un Carabiniere in pieno centro ad Udine, ma questo non giustifica la censura della manifestazione studentesca che quanto meno avrebbe dovuto trovare posto adeguato, anche per i contenuti, nella pagina dedicata alla manifestazione pomeridiana in Piazza XX Settembre.

Quindi arriviamo al pomeriggio quando si è svolta la manifestazione degli indignati in pantofole. Come prevedibile c’è stato un notevole afflusso di gente anche grazie al favore pubblicitario avuto dai media e dell’annuncio dato dell’iniziativa attraverso gli schermi scorrevoli del Comune, già alcuni giorni prima. Sull’andamento della manifestazione sono da osservare alcune cose:

1. La questione di Rifondazione Comunista. Già al mattino RC distribuiva un volantino per la manifestazione di Piazza XX settembre con tanto di simbolo del partito. Poi si sono presentati in Piazza con le bandiere. Due errori politici anche banali che dimostrano come i rifondaroli (peraltro di base e in fin dei conti dignitosi) siano privi di dirigenza politica reale, consapevole di come si muovono le cose. Cosicchè è stato gioco facile per gli organizzatori escluderli e rifarsi un pò di verginità “antipartitica”, solo che la cosa ha assunto un significato più grave che si è riversato sul “colore” delle bandiere (vedi MV), comportando un qualche rischio denigratorio e di deriva qualunquista. Per il resto, meno male per gli organizzatori che non si è presentato Honsell così hanno evitato l’imbarazzo di farlo parlare.

2. Constatiamo inoltre che il DJ Tubet sembra aver fatto la sua scelta di campo perché non ha risposto  all’invito della mattina degli studenti, ma alla fine, dopo varie ti-tubet-anze ha aderito all’invito degli indignati in pantofole, dopo aver risolto i timori per il problema della SIAE.

3. Sia la manifestazione del mattino che quella del pomeriggio sono state utilizzate dal nuovo gruppo “Affinità libertarie” per il proprio lancio politico attraverso  un volantinaggio.

4. Il CSA, come è noto, ha dovuto rinunciare a Piazza Matteotti e ripiegare su Piazza XX settembre con l’handicap di non poter fare praticamente nulla perché disturbavamo la manifestazione ufficiale (pur essendo posizionati nell’angolo opposto ci venivano a dire continuamente di abbassare il volume). Quando si è fatto buio e  finalmente abbiamo iniziato le proiezioni, scegliendo la diretta sulla manifestazione romana con Radio Onda rossa e le foto sui siti giornalistici, giunti  ad un buon stadio di aggregazione di persone (vedi le nostre foto) ecco il fattaccio: qualcuno ha premuto il pulsante di allarme nella colonnina in fondo alla Piazza, staccando  quindi la corrente. Dopo circa mezzora siamo riusciti a ripristinare la situazione, ma oramai la piazza si era svuotata.

5. Il ruolo dell’USI scissionista. Erano presenti più o meno in una decina, con bandiere molto visibili con solo la scritta USI ed invece con volantini firmati USI-AIT. Quindi significa che continuano, sul piano politico, l’operazione mistificatoria oramai fallita sul piano sostanziale e sindacale. Infatti sono stati smentiti sia a livello ministeriale (già per lo sciopero del 15 aprile quando  il Ministero ha riconosciuto la vera USI-AIT) e poi anche a livello locale, in una Cooperativa Sociale nella quale lavorano sia Matteo Pizzolante (Usi scissionista) che Luca Meneghesso (USI-AIT riconosciuta). A questo proposito va reso noto che nelle recentissime elezioni sindacali per eleggere i rappresentanti della sicurezza in quella Cooperativa, Luca Meneghesso, (appartenente all’ USI-AIT  riconosciuta) è arrivato primo con 41 voti (battendo anche i candidati della CGIL) mentre Matteo Pizzolante è arrivato ultimo e non è neanche stato eletto.

Il ruolo dell’Usi scissionista sabato 15 ottobre in Piazza XX settembre è stato del tutto ambiguo. Infatti si è capito benissimo che non volevano rinunciare alla ottima occasione di visibilità ( che come sempre gli serve per legittimare la sigla) e quindi hanno fatto il giochinio di fare un intervento “duro” proponendo cose che gli indignati pantofolai non accetteranno mai per poi dire “e si hanno proprio avuto ragione su infoaction a scrivere tutti uniti, tutti insieme, ma scusa quello non è il padrone“. Sia chiaro che il nostro atteggiamento verso gli scissionisti non cambierà almeno fino a quando non abbandoneranno definitivamente l’utilizzo abusivo della sigla AIT; una sigla della quale non possono avvalersi. Tutte le organizzazioni sindacaliste libertarie ed anarcosindacaliste appartenenti effettivamente all’AIT hanne diffidato l’USI scissionista dal continuare ad abusare di questa sigla.

 

Report a cura di Paolo De Toni –  Cespuglio 16 ottobre 2011