CONSENSO/ Non solo Berluskoni; giù tutti

Un sistema allo sbando

 Berlusconi sotto assedio: "Basta, dimissioni"

 

Il nuovo Duce sta capitolando?

 Berlusconi sotto assedio: "Basta, dimissioni"

 

Repubblica

—————

Corriere della Sera 18 settembre

Se lo dice Mannheimer …

 

L’Osservatorio – Persi nove punti in un mese

Istituzioni, scende la fiducia
In calo il premier e Bersani

Il Pd colpito dal «caso Penati» Toccati tutti i simboli dello Stato, anche se il Colle resta l’istituzione più amata

di RENATO MANNHEIMER

Che il grado di popolarità di Silvio Berlusconi sia drasticamente sceso in queste ultime settimane è un fatto ormai noto. Diversi istituti di ricerca lo hanno confermato, dopo che ne abbiamo dato documentazione qualche tempo fa qui sul Corriere . È però significativo – e preoccupante – che il trend di diminuzione del consenso per il presidente del Consiglio non riguardi lui solo, ma costituisca una componente di un più generale calo della fiducia degli italiani verso tutte le istituzioni e verso numerosi esponenti politici, del centrodestra e del centrosinistra.

La variazione rilevabile nell’ultimo mese è per certi versi impressionante. L’«indice di fiducia nelle istituzioni» che Ispo elabora mensilmente ha subito un decremento di ben 9 punti. L’andamento ha toccato tutti i simboli dello Stato. Perfino il presidente della Repubblica – che, beninteso, rimane l’istituzione verso cui i cittadini hanno più fiducia e che raccoglie più dell’80% dei consensi – ha visto una (lieve) erosione. Assai di più sono stati toccati dal trend di sfiducia la magistratura (-11%), l’Unione Europea (-11%), la Rai (-9%), il Sindacato (-13%), il Parlamento (-17%), i partiti politici (-11%). Anche la Chiesa cattolica vede una erosione di consensi del 5%.

Come si è detto, questo trend investe molti leader politici, sia nella maggioranza, sia nell’opposizione. In particolare, al calo di fiducia verso il Cavaliere (-7 punti) corrisponde una variazione in negativo della stessa entità del principale leader dell’opposizione, Bersani (e una diminuzione di ampiezza di poco inferiore per Di Pietro). Il decremento di popolarità del segretario del Pd pare dipendere sia da una insoddisfazione, presente anche nell’elettorato del centrosinistra per l’operato dell’opposizione, sia, specialmente, dallo scandalo che ha investito Filippo Penati.

In altre parole, la vicenda relativa al «sistema Sesto» ha avuto effetti notevoli sull’intera immagine del Pd. Colpisce il fatto che, secondo la maggioranza degli italiani, le accuse rivolte all’ex sindaco della cittadina indicano che «anche il Pd, come gli altri partiti, è coinvolto nell’affarismo in politica». Solo poco più di un quarto ritiene invece che quanto ipotizzato dai magistrati costituisca «un caso isolato e non coinvolga il Pd, né mini l’immagine del partito». Il fatto grave – e preoccupante per Bersani – è che le opinioni critiche sul Pd a seguito della vicenda Penati siano diffuse anche all’interno dell’elettorato del partito. Se, infatti, è del tutto comprensibile che l’80% dei votanti per la maggioranza ritenga che lo scandalo riguardi tutto il Pd, è significativo che professi questa opinione anche il 27% della base del partito di Bersani, il 51% di quella di Sel e addirittura il 57% di quella dell’Idv. Ciò mostra come l’opinione critica sia presente in una porzione ampia dei sostenitori dell’opposizione.

Non a caso, più di un italiano su quattro non esita a confessare di avere provato un calo della fiducia nel Pd a seguito degli ultimi avvenimenti. Ancora una volta, questo atteggiamento è presente in poco meno della metà dei votanti per il centrodestra, ma anche nel 10% degli elettori dello stesso Partito democratico e in più del 20% tra quelli di Idv e Sel.
Insomma, la sfiducia tocca sia il centrodestra, sia il centrosinistra. Nell’insieme questi dati mostrano come gli italiani siano sempre più disorientati e paiano non riuscire a trovare punti di riferimento saldi e affidabili – a parte, come si è detto, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano – per affrontare la crisi nazionale e internazionale. Un tale vuoto di fiducia, che non ha precedenti, almeno negli ultimi decenni, nel nostro Paese, richiederebbe da parte della classe dirigente – e dei politici in particolare – una reazione immediata e significativa. E lascia spazio, in caso contrario, a prospettive incerte e, per certi versi, inquietanti.

18 settembre 2011 09:19