BIOREGIONI/ Golfo di Trieste: dimezzato il pesce

Il Piccolo13 aprile

 

Mare più povero, dimezzato il pesce del golfo di Trieste

Attualmente si pescano nel golfo di Trieste 2.500 tonnellate di pesce all’anno. Erano 5.000 nel 2005 per cui nel giro di quattro anni la raccolta si è letteralmente dimezzata. Oltre al quantitativo di pesce in mare però diminuiscono anche le possibilità di pesca. E per di più, un regolamento europeo potrebbe dare la mazzata finale al prodotto ittico locale

 

Mare più povero, dimezzato il pesce del golfo di Trieste

Nelle reti 2500 tonnellate all’anno, erano 5mila nel 2005. In vista la mazzata del nuovo regolamento Ue

di Silvio Maranzana

 

TRIESTE. Dimezzata nel giro di cinque anni con specie drasticamente ridotte e altre pressoché estinte, e con dinanzi a sé lo spauracchio di un regolamento europeo che potrebbe darle la mazzata finale. La pesca locale non se la passa affatto bene soprattutto perché il golfo si sta svuotando di pesce anche se nell’era della globalizzazione il fenomeno non è clamorosamente evidente nelle pescherie dove la merce arriva dal Senegal e addirittura dal Canada.

Attualmente si pescano nel golfo di Trieste 2500 tonnellate di pesce all’anno. Erano 5000 nel 2005 per cui nel giro di quattro anni la raccolta si è letteralmente dimezzata. «Tutto il pesce che si vende regolarmente in provincia passa attraverso il Mercato ittico – riferisce il direttore Maurizio Sodani – oggi il pescato locale costituisce appena il 30 per cento del quantitativo complessivo di merce, era il 40 per cento meno di dieci anni fa». «L’inverno è stato abbastanza proficuo per le reti da posta – spiega Guido Doz responsabile di Agci pesca che raccoglie la maggior parte delle cooperative locali – ma da qualche settimana con l’arrivo dei primi tepori primaverili si è bloccato anche questo settore. Del tutto negativo invece il bilancio delle saccaleve. Riboni, mormore, orate e branzini si sono pescati meno degli anni scorsi. E poi sono sparite del tutto alcune specie, come le scarpene, i saraghi e i dentici che certo non sono mai stati pesci caratteristici del nostro golfo, ma che pure nel recente passato, seppure in quantità minime, si pescavano».

«Prendiamo i calamari che un tempo si prendevano a tonnellate – fa notare Paolo Bullo commissionario al Mercato ittico – da quindici anni si registra un calo costante e preoccupante dei quantitativi pescati. Molte sono le ipotesi che si fanno al riguardo e una si basa sull’aumento della temperatura dell’acqua tant’è che al contrario si sono spinti fino alle nostre latitudini, seppure in un mumero molto limitato, esemplari tipici dei mari tropicali quali il pesce serra e il pesce balestra».

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Oltre al quantitativo di pesce in mare però diminuiscono anche le possibilità di pesca come fa notare un altro pescatore triestino, Salvatore Pugliese rappresentante di Legacoop. «Ci sono troppe zone vietate alle pesca nel golfo – spiega – con le lampare non ci si può avvicinare al Canale navigabile, non si può pescare a Punta Sottile e nemmeno a Grignano. Un tempo c’era più permissività anche da parte degli enti preposti ai controlli, oggi c’è una maggior rigidità e nessun pescatore si azzarda a sgarrare».

Il mare povero di pesce non è una prerogativa dello specchio d’a cqua davanti a Trieste. «Fino a pochi anni fa dalla Croazia venivano portati fino a Trieste scampi a tonnellate – aggiunge Bullo – oggi i quantitativi si sono drasticamente ridotti». «Non è azzardato parlare di un calo del 30 per cento del pescato negli ultimi anni – spiega Antonio Santopolo, presidente della Cooperativa pescatori di Grado – ma ciò presumibilmente sia perché c’è meno pesce che perché sono sparite alcune tecniche di pesca. Ad esempio noi non abbiamo più barche attrezzate per la pesca del pesce azzurro con il sistema dello strascico volante.

A Grado le barche da pesca si sono ridotte da 130 alle attuali 90 mentre i pescatori sono oggi 160. In provincia di Trieste vi sono 80 barche con 200 pescatori. «Ma il nuovo regolamento comunitario rischia di spazzarci via tutti – spiega Doz – perché imporrà dal primo giugno l’obbligo di comunicare il quantitativo pescato quattro ore prima del rientro all’ormeggio, l’obbligo di computer a bordo del peschereccio, l’obbligo di reti con maglie di un minimo di cinque centimetri di larghezza». Le flotte di pesca sono in rivolta in tutta Italia. Si presenta bollente anche l’assemblea dei pescatori triestini convocata per domani alle 11 al Mercato ortofrutticolo.

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(13 aprile 2010)