Una ovvia verità

Repubblica 18 febbraio 2011
WikiLeaks, “Berlusconi danneggia l’Italia” 
I giudizi Usa in 4mila rapporti segreti – speciale
ESCLUSIVO “Con il premier il Paese è ormai in declino, ma ci è utile e va aiutato: Obama deve salvarlo al G8 dell’Aquila”. Sono alcune delle valutazioni della diplomazia Usa contenute nei nuovi documenti segreti ottenuti da WikiLeaks. Da oggi in esclusiva mondiale L’espresso e Repubblica iniziano a pubblicare i nuovi cablo, e sul sito uno speciale per consultare le rivelazioni. Soldati a Kabul e più basi statunitensi, ecco il prezzo pagato
Corriere 18 febbraio
Wikileaks e i giudizi americani «Berlusconi danneggia l’Italia»
09:01  CRONACHE  I 4 mila rapporti segreti intercettati e pubblicati sull’Espresso.  L’ambasciatore Usa Spogli: 
«Il Cavaliere ci è utile e va aiutato: Obama deve salvarlo
al G8 dell’Aquila» Le carte sull’Italia: SPECIALE
Le carte sull’Italia: SPECIALE
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IL PREZZO PAGATO
Repubblica
Soldati a Kabul e più basi Usa
 ecco il prezzo pagato a Obama
ROMA – Più militari italiani in Afghanistan, pronti a combattere al fianco dei marines, senza i tanti vincoli imposti dai “caveat” che impediscono ai nostri soldati di intervenire in tutto il territorio afgano e soprattutto di partecipare a operazioni d’attacco. E poi il via libera all’ampliamento delle basi Usa nella Penisola, alla loro completa autonomia dalle autorità italiane, allo stoccaggio sul suolo nazionale di armi che, almeno in teoria, il nostro Paese ha messo al bando. Dai nuovi cablo sull’Italia venuti in possesso di WikiLeaks emerge che Washington, in cambio del sostegno al governo Berlusconi, chiede la massima collaborazione in campo militare. E la ottiene, sempre.
L’AFGHANISTAN
In  alcuni casi gli americani sono persino sorpresi dalla disponibilità  dell’alleato: i cablo rivelano che il Pentagono si aspetta dal governo  italiano l’invio in Afghanistan di rinforzi limitati: non più di 500  uomini. E invece Roma decide di spedire a Herat 1200 soldati, con più  mezzi blindati, aerei ed elicotteri da combattimento. Non solo, il  ministro della Difesa Ignazio La Russa assicura al segretario della  Difesa americano Robert Gates che saranno eliminati tutti i “caveat” che  limitano le operazioni dei soldati italiani. Tutti tranne uno: ci vorrà  un preavviso di sei ore per far intervenire i nostri militari insieme  ai marines. “Ma” garantisce La Russa “si tratta solo di una misura  psicologica che non avrà alcuna conseguenza pratica”. Insomma, il nostro contingente in  Afghanistan ora può combattere in prima linea senza alcun impedimento.  Gli americani ringraziano. E apprezzano La Russa quando “con la sua  copertura politica” vengono schierati i parà della Folgore. Per la  diplomazia Usa questo significa che il ruolo dell’Italia in Afghanistan  cambia radicalmente: non più solo a presidio del territorio, ma in prima  linea nelle operazioni d’attacco ai Taliban. Rimane una zona d’ombra  che, stando ai cablo di WikiLeaks, ci viene rinfacciata in ogni  colloquio: gli italiani devono smetterla di pagare tangenti ai  guerriglieri in cambio della incolumità delle loro truppe.
LA BASE DI VICENZA
Nei  rapporti dei diplomatici americani l’Italia è “una piattaforma  strategica unica per le truppe Usa, permettendoci di raggiungere  facilmente le aree turbolente del Medio Oriente, dell’Europa orientale e  dell’Africa. E con Africom sarà partner ancora più significativo della  nostra proiezione di forza”. Africom sta per Africa Command, è il  comando responsabile delle operazioni militari americane in Africa che a  fine 2009 si insedia a Vicenza. I diplomatici Usa confessano di essere  molto soddisfatti per la riuscita dell’operazione e per il contributo di  Paolo Costa, commissario straordinario del governo italiano. Le  proteste dei pacifisti e dei vicentini, del movimento “No Dal Molin”,  sono solo un ricordo. Anche grazie alle rassicurazioni di La Russa:  abbiamo fiducia nel Consiglio di Stato, dice il ministro ai suoi  referenti dell’ambasciata Usa, ma se vinceranno i ricorsi presentati  contro l’ampliamento della base, vi garantiamo comunque una soluzione.  Non sarà necessario: il massimo organo di consulenza  giuridico-amministrativa emetterà tra il luglio e l’ottobre del 2008 una  raffica di pareri favorevoli all’ampliamento della base di Vicenza, che  potrà così ospitare la 173esima brigata aviotrasportata delle forze  armate Usa. 
Resta il problema della extraterritorialità: gli  statunitensi esigono che quello all’interno del muro di cinta venga  considerato suolo americano, con leggi americane e militari americani a  farle rispettare. Gli italiani replicano che l’extraterritorialità vale  solo per le basi costruite nell’immediato Dopoguerra, ora la  Costituzione lo vieta. Ma non serve. A Vicenza, fa notare Washington,  c’era il comando Setaf per l’Europa meridionale. Basta estendere  all’Africom la continuità giuridica della vecchia base. E con Gianni  Letta si arriva all’aut aut: se non volete l’Africa Command ci sono  altri Paesi pronti a ospitarlo. Il sottosegretario alla Presidenza del  Consiglio accetta. Ancora una volta senza contropartita.
LE ALTRE BASI
Stessa  richiesta qualche centinaio di chilometri più a sud. A Gricignano  d’Aversa, provincia di Caserta, è stata costruita una caserma da mezzo  miliardo di dollari per il personale della Sesta Flotta. Le autorità  americane anche in questo caso pretendono l’extraterritorialità. Ma  stavolta la base è ex novo e la Costituzione non può essere aggirata.  Tuttavia, rivelano i cable di WikiLeaks, il ministro La Russa suggerisce  la soluzione: un patto bilaterale che garantisca completa autonomia ai  militari americani in fatto di sicurezza e vigilanza. In sostanza:  niente carabinieri tra i piedi.
Un altro successo gli americani lo  incassano a Sigonella. Nell’aeroporto militare siciliano gli Usa  dislocano i Global Hawk, ricognitori teleguidati che possono spiare  oltre le linee nemiche. Il via libera era stato dato dal governo Prodi,  ma per gli Usa è importante chi concretizza. E anche questa volta è  Silvio Berlusconi a portare a termine l’operazione.
Più complessa la  situazione a Niscemi. A pochi chilometri dalla cittadina in provincia di  Caltanissetta dovrebbe sorgere la mega-antenna del Muos (Mobile User  Objective System), perno di un sistema di comunicazioni capace di  raggiungere i contingenti Usa in qualsiasi parte del mondo si trovino ad  operare. Ma la popolazione è contraria e nonostante le sollecitazioni  di Robert Gates (“garantiamo che l’antenna non provocherà danni alla  salute”) Letta e La Russa non riescono a superare le resistenze dei  siciliani.
A Camp Darby, considerato il più grande deposito di  munizioni dell’esercito Usa al di fuori del territorio statunitense, c’è  un’altra questione da risolvere: nella santabarbara vicino Pisa sono  stoccate anche le terribili cluster bomb, al centro di polemiche in  tutto il mondo perché trasformano i terreni su cui cadono in campi  minati pericolosissimi per le popolazioni civili. Le autorità americane  chiedono a Gianni Letta se questo è un problema. Ma il sottosegretario  rassicura: noi non interverremo. E infatti, pur avendo aderito nel 2008  al trattato che mette al bando le cluster bomb, il Parlamento italiano  non lo ha ancora ratificato. 
(18 febbraio 2011)

