Cargnacco (Udine) ABS: dopo anni ed anni di testimonianze, disagi e malori, rilevati direttamente da parte della popolazione, ecco che l’ARPA, “non è stata in grado di provare l’inquinamento”
Messaggero Veneto SABATO, 12 GIUGNO 2010
Pagina 5 – Udine
Polveri sottili all’Abs, 20 archiviazioni
Sforamenti di Pm10 anche con l’azienda chiusa: non ci sono elementi per processare
L’INCHIESTAx
I rilievi dell’Arpa non forniscono un dato obiettivo su cui sia possibile fondare l’accusa di inquinamento Giudicata inammissibile l’opposizione presentata dal Comitato ambiente e salute dopo la richiesta del pm
di GUIDO SURZA
È stata archiviata l’inchiesta che vedeva indagate venti persone per l’ipotizzato inquinamento atmosferico da polveri sottili dell’Abs di Cargnacco. Condividendo le motivazioni del sostituto procuratore Matteo Tripani, ora il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Udine Paolo Milocco ha archiviato l’inchiesta, dichiarando inammissibile l’opposizione del locale comitato di cittadini.
Il procedimento ha preso due strade: per quanto riguarda le ipotesi contravvenzionali sulle certificazioni e i documenti sulla conformità del processo produttivo (per altro adesso sanate con il certificato Aia) l’azienda per ragioni di opportunità ha deciso di oblare. La seconda strada è appunto quella dell’archiviazione sull’inquinamento in atmosfera. Su questo fronte, lo stesso Gip rileva che sulle concentrazioni di polveri sottili (Pm 10) i rilievi dell’Arpa non forniscono un dato obiettivo su cui sia possibile promuovere un processo con concrete possibilità di affermazione di penale responsabilità. Dopo la richiesta di archiviazione, il Comitato ambiente e salute di Cargnacco e Lumignacco citava evidenze scientifiche e dichiarazioni dello stesso estensore del rapporto che potevano lasciare spazio a diverse ricostruzioni e, in particolare, alla riconducibilità all’Abs delle alte concentrazioni di polveri sottili disperse nella zona. Il giudice ha ritenuto non fosse sufficiente, in sede di opposizione all’archiviazione, invocare il cosiddetto principio di precauzione e nemmeno la sostenibilità di modelli alternativi di ricostruzione della provenienza delle polveri sottili. Per imbastire un processo penale contro persone specifiche – scrive il giudice Milocco nel proprio decreto di archiviazione – è necessaria una acquisita solidità dell’impianto accusatorio; requisito che, all’esito delle indagini, sia il pubblico ministero sia il giudice hanno ritenuto non fosse stato raggiunto.
Tra gli elementi che hanno portato a ritenere non riconducibile all’Abs la responsabilità delle concentrazioni di polveri sottili c’era anche un elemento di fatto: in un lungo e preciso periodo in cui l’azienda, per difficoltà proprie, aveva rallentato o bloccato la produzione, le polveri sottili c’erano comunque ed erano state rilevate dall’Arpa.
Erano finite sotto inchiesta la presidente Carla De Colle, Andrea Michielan, Paul Millo, Massimiliano Burelli, Italo Rossi, Giampietro Benedetti, Giacomini Osella, Roberto Bissacco, Walter Giovanni Ballandino, Giovanni Pattarini, Italo Filipazzi, Raimondo Cinti, Giampietro Sechi, Giorgio Facchini, Paolo Mazzitelli, Giorgio Valli, Furio Tomaselli, Giulio Vianello, Ezio Bianchi e il funzionario pubblico Pierpaolo Gubertini, responsabile della Direzione regionale dell’ambiente per l’istruttoria e il rilascio delle autorizzazioni. Per tutti era in discussione la cosiddetta posizione di garanzia che rivestivano nel periodo in cui si trovavano consiglieri o responsabili in materia: concorso e cooperazione in “getto pericoloso di cose”, titolo di reato cui fanno riferimento le emissioni moleste nell’atmosfera dovute al lavoro specialmente di due forni di fusione dell’Abs. Le emissioni delle Pm10 erano state numerose dal 2002 al 2007.
Nel collegio difensivo dei manager Abs figuravano gli avvocati Maurizio Miculan, Luca Ponti e Giuseppe Campeis.