Gazzettino Venerdì 11 Dicembre 2009, Chiude l’ultima roccaforte dei giovani anarchici di Udine. Il Centro sociale autogestito di via Scalo nuovo è infatti da ieri sotto sequestro preventivo. A mettere i sigilli all’edificio sono stati i carabinieri in esecuzione a quanto disposto dal pm Viviana Del Giudice in seguito alle ripetute denunce da parte delle Ferrovie dello Stato, proprietarie dell’edificio, per occupazione abusiva dello stabile che si trova al civico 13 fra piazzale Cella e viale delle Ferriere.
Da tre anni, in seguito alla demolizione della vecchia sede di via Volturno dov’era rimasto attivo per ben 19 anni, il Centro sociale si è trasferito in via Scalo nuovo dopo un periodo di transizione in cui erano aperti entrambi gli spazi. Poi, quando si sono alzate le impalcature per costruire il palazzo della Regione in via Volturno, i giovani del Centro hanno deciso di occupare a tempo indeterminato l’edificio di proprietà delle Ferrovie, che era inutilizzato.
A far scattare le indagini dei carabinieri, a monte delle accuse di occupazione abusiva, c’è una vicenda che risale allo scorso anno quando a carico del Csa è partita una denuncia per diffamazione che avrebbe viaggiato via internet sul sito del Centro, a opera degli stessi anarchici rei di aver pubblicato calunnie contro la persona querelante. Oltre a mettere i sigilli infatti i carabinieri hanno identificato tre persone, ora indagate, che avevano stipulato con il loro nome i contratti di rete telefonica per il Csa e che sono ritenute responsabili della presunta diffamazione. Il nesso tra le denunce delle Ferrovie dello Stato e quest’ultimo episodio non è ancora molto chiaro, soprattutto agli occupanti dello stabile di via Scalo nuovo che hanno ricevuto la notizia del sequestro come una doccia fredda in dicembre: «L’allacciamento telefonico o di internet non c’è da molti mesi – fanno sapere – cosa collega i due fatti?». Qualche chiarimento arriverà sicuramente oggi. Per ora di certo c’è che concerti, cene sociali, incontri e dibattiti sotto il simbolo della A cerchiata sono sospesi fino a data da stabilirsi.
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Messaggero Veneto
VENERDÌ, 11 DICEMBRE 2009
Pagina 1 – Udine |
Dall’epoca di via Volturno 22 anni di autogestione: concerti, convegni e ospitalità, tutto senza incidenti |
La storia |
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Gli anarchici più maturi se lo ricordano ancora: era il maggio del 1987 e il Centro sociale autogestito cominciava a muovere i primi passi nelle due villette dell’ex mercato ortofrutticolo di via Volturno. «Eravamo e restiamo un movimento libertario», afferma con fierezza Paolo De Toni, una delle bandiere dell’autogestione friulana e tra i testimoni delle tante battaglie combattute in città e nel resto della regione in difesa degli ideali anarchici. «Difficile dire quante siano le persone passate per il nostro Centro – sostiene De Toni –: sicuramente migliaia, in 22 anni di attività, e a decine a ogni nuova stagione, con ondate più o meno numerose». Senza differenza di sorta tra generazione e generazione, perchè ad accomunarle non sono tanto gli interessi, quanto il metodo: quello dell’autogestione. In tutti i campi, come dimostrano le svariate attività promosse prima nella sede di via Volturno e, negli ultimi tre anni, in quella di via Scalo nuovo. Concerti, mostre, dibattiti, conferenze, videoproiezioni e, non ultima, anche un’attività di accoglienza per gli immigrati regolari ma senza un tetto (fino a un centinaio per volta, prima dello sgomebro operato dalle forze dell’ordine del ’92). La svolta arriva nel giugno del 2006, quando il cantiere per il nuovo palazzo della Regione costrinse i frequentatori del Csa a liberare le “casette” in stile liberty di via Volturno. La scelta, allora, cadde sulla vicina palazzina di due piani lasciata in stato di abbandono dalle ferrovie. E in breve rimessa in sesto dai suoi nuovi “inquilini” a colpi di pennello, scopa e rastrello. «Portammo via camionate di rifiuti – racconta De Toni – e la ripulimmo di tutta la sporcizia accumulata negli anni». Ma quel trasferimento costò caro al Csa. Sull’occupazione, gli uomini della Digos avviarono indagini, che approdarono in Procura e portarono all’iscrizione nel registro degli indagati di 36 persone. Tutte accusate di concorso in invasione abusiva e tutte finite sotto processo. (l.d.f.) |