Cariche contro gli antirazzisti a Trieste

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COMUNICATO DI TRIESTE ANTIFASCISTA-ANTIRAZZISTA

 

Martedì 26 gennaio si è tenuta la prima visita ufficiale di Matteo Salvini a Trieste , una visita lampo in città e sul confine per saggiare il terreno in vista delle vicine elezioni comunali.

E’ così per l’occasione si è riattivata “Trieste Antifascista-Antirazzista”, assemblea cittadina nata per promuovere la manifestazione a Gorizia dello scorso 23 maggio contro Casa Pound e che al suo interno vede coinvolte numerose realtà e singole persone (anarchici, centri sociali, collettivi di studenti medi e universitari…). Dopo un’ assemblea cittadina si è deciso di creare una giornata di mobilitazione che, oltre a trovare forme di contestazione diretta alla Lega, promuovesse un momento di piazza informativo e centrato sui contenuti che ogni giorno le diverse realtà portano avanti, cercando di costruire una città aperta e solidale. Si voleva portare in piazza non solo il rifiuto delle politiche razziste e xenofobe, ma anche di quelle omofobe e sessiste che da sempre hanno nella Lega una delle forze politiche promotrici. L’appuntamento pubblico di Salvini era alla 15 in un bar in una via pedonale del centro cittadino. Già da ore numerosi cellulari della celere di Padova, assieme a Carabinieri e Guardia di finanza, blindavano il tratto di strada in questione.

 

Subito dopo l’arrivo del leader leghista iniziano le sorprese: da una finestra di un grande magazzino distante poche centinaia di metri viene srotolato lo striscione “Salvini is not welcome” e da via Dante arriva nella via dove era in corso la kermesse un piccolo gruppo di teatranti, che da vita ad un breve ma efficace flash mob in mezzo ai passanti.

Contemporaneamente, dal lato opposto appare un gruppo di alcune decine di antirazzisti armati di striscione e trombe da stadio. Immediatamente la celere si schiera in antisommossa chiudendo ermeticamente la via pedonale a protezione della Lega. Gli antirazzisti e le antirazziste arrivano fin davanti alla celere e partono numerosi slogan inframmezzati dalla trombe per disturbare il più possibile il comizio. Siamo tutti disarmati, a volto scoperto e senza caschi: è palese che la contestazione, seppur rumorosa e determinata, non ha alcuna velleità di sfondamento o scontro fisico. E invece bastano un paio di minuti e partono subito le manganellate sulle prime file, causando i primi contusi e un piccolo arretramento in mezzo alla strada (dove continuavano a passare le auto, con tutti i pericoli che ne conseguono). La tensione è tanta ma rimaniamo a scandire slogan ed a urlare ancora più arrabbiati. Dopo alcuni minuti, arriva un’altra serie di manganellate, che porta ad indietreggiare fino all’altro lato della strada. Passa ancora un po’ di tempo e con lo striscione ormai distrutto e arrotolato stiamo per andarcene; a quel punto succede il finimondo: un agente della digos tenta di strappare di mano la trombetta ad un manifestante, che cerca di trattenerla. Questo fatto, in sé marginale, causa una carica a freddo violentissima, che ci respinge per oltre cento metri, coinvolgendo anche passanti e giornalisti. Un compagno cade a terra e viene circondato e malmenato. Durante la carica ci si difende come possibile e volano alcuni tavolini e sedie di un bar. A quel punto ci si ritira fino alla vicina piazza della Borsa dove ci rilassa un attimo e si inizia ad allestire il presidio informativo previsto per le 17. L’ultima parte della giornata si svolge per fortuna come previsto; circa 300 persone partecipano all’iniziativa che vede musica, interventi al microfono, tavoli informativi, striscioni, cartelli. Fra i tanti un gruppo di compagni curdi con le bandiere del Pkk e delle Ypg. Fra i presenti, forte è la solidarietà e l’indignazione per quanto successo. Alla fine della giornata si contano vari compagni e compagne contusi, per fortuna non in modo grave, mentre le veline della questura parlano di tre poliziotti feriti.

I fatti di oggi ci parlano di un deciso aumento del livello repressivo, rispetto alla prassi sinora portata avanti dalla Questura di Trieste in analoghe situazioni. Non ci è dato sapere chiaramente se tale scelta sia di carattere locale o venga da altri centri decisionali. Ci sembra però chiaro che di una precisa scelta si tratti: nessuna forma di contestazione visibile e diretta doveva essere tollerata, ma nemmeno “gestita”; si è preferita la risposta secca e brutale. Tale scelta ci appare tanto più significativa in quanto, date l’ora il luogo e il contesto, poteva coinvolgere – e in effetti ha in parte coinvolto – anche soggetti estranei alla manifestazione. Anche questo anomalo nella gestione delle piazze triestine. A tutto questo va aggiunto il noto “effetto sfogatoio” per i celerini presenti, che ha innestato sulla regia un elemento di aggressività ulteriore e forse imprevista dai funzionari presenti.

Abbiamo detto più volte che quanto accaduto è “significativo”. Resta aperta la domanda: significativo di cosa? Si tratta di una partita locale o di una scelta legata alla presenza di Salvini? Al momento non è dato saperlo, come non è ancora dato sapere cosa ne verrà in termini repressivi e giudiziari. La Questura, attraverso i media locali, ha già preannunciato denunce, vedremo con quale ampiezza e livello. Di certo l’annuncio stesso è funzionale alla rappresentazione dell’attacco violento cui la polizia avrebbe reagito, narrazione immediatamente adottata da media locali e nazionali.

Si tratta di mantenere alta l’attenzione, di non lasciare solo nessuno di fronte alla macchina repressiva, ma soprattutto di continuare a sforzarsi di costruire proposte e percorsi di alternativa reale, che restano il miglior antidoto all’odio e alla xenofobia figli dell’incertezza e della crisi che viviamo.

 

Info-action reporter

 

Rassegna stampa e video delle cariche (in aggiornamento)

Repubblica

Il piccolo

Il piccolo 2

Il piccolo 3

Il Messaggero

Trieste Prima

Trieste Prima 2

Telequattro

il manifesto

 

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Lo striscione distrutto durante le cariche

 

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