MARTEDÌ, 24 NOVEMBRE 2009
Pagina 3 – Attualità | ||||||||||||||||||||||||||||
L’Unione europea: Nordest in ritardo sulla Tav |
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Il coordinatore Brinkhorst: «Friuli Venezia Giulia e Veneto si accordino sui progetti» | ||||||||||||||||||||||||||||
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di ROBERTA GIANI
TRIESTE «Veneto e Friuli Venezia Giulia devono migliorare la collaborazione e passare alla realizzazione dei progetti». Laurens Jan Brinkhorst, il coordinatore europeo del progetto prioritario 6, l’«angelo custode» del corridoio ferroviario che deve collegare Lione al confine ungherese-magiaro, arriva a Trieste. E, quasi in sordina, partecipa a un vertice allargato in piazza Unità. Ma, al termine, non fa sconti: il Nordest non vuole perdere la Tav? E allora, anziché guardare a Lubiana, guardi a casa sua: superi le contraddizioni interne, sciolga il rebus del tracciato ”litoraneo”, e presenti la progettazione mancante. Da Mestre a Trieste. IL VERTICE L’olandese Brinkhorst, un’agenda piena zeppa che include una tappa a Roma e un incontro con il sottosegretario sloveno Igor Jakomin, si presenta in piazza Unità di buon’ora. Il ”tavolo di monitoraggio”, come lo definisce il padrone di casa Renzo Tondo, è affollato: c’è Renato Casale, l’amministratore delegato di Italferr, la spa delle Ferrovie chiamata a ”disegnare” la Tav, e ci sono gli europarlamentari Debora Serracchiani e Antonio Cancian. C’è il presidente del Ppe al Comitato europeo delle Regioni Isidoro Gottardo e ci sono l’assessore alle Infrastrutture del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi e quello all’Economia del Veneto Vendemmiano Sartor. LE PRIORITÀ Il tavolo non è annunciato, almeno non alla stampa. Ma, al termine dei lavori, ”Mister Pp6” non si defila e avverte che il problema principale della Tav non è la tratta italo-slovena, ma quella italiana. Sia chiaro: la Trieste-Divaccia riveste «un’estrema importanza». E Brinkhorst, raccogliendo le sollecitazioni del Friuli Venezia Giulia che invoca la nascita di una struttura comune italo-slovena e difende a spada tratta il collegamento tra i porti di Trieste e Capodistria, garantisce il suo appoggio: «Promuoverò la collaborazione con la Slovenia». Il coordinatore nominato da Bruxelles, tuttavia, chiarisce: la Trieste-Divaccia non è il nodo più urgente. «Credo che la tratta transfrontaliera potrà essere realizzata solo se la parte italiana riuscirà a risolvere i suoi problemi e avrà quindi la credibilità necessaria a convincere la parte slovena che vale la pena di investire nelle infrastrutture sul confine». IL NODO Difficile equivocare. Ma Brinkhorst si spinge oltre: «In passato ritenevo che il punto cruciale fosse proprio il passaggio del confine italo-sloveno. Ma ora mi rendo conto che la priorità dev’essere data alla soluzione dei problemi italiani. Veneto e Friuli Venezia Giulia devono migliorare la collaborazione e passare alla realizzazione del progetto». Ancora: «Il governo italiano deve sostenere le due Regioni e incoraggiarle a cooperare». LE DIFFICOLTÀ L’olandese, dunque, punta il dito contro i ritardi ”domestici” nella progettazione della Tav a Nordest. Italferr si impegna a rispettare la scadenza di fine 2010 ma non nega, non può, le difficoltà: ci sono quelle in casa friul-giuliana dove, ad esempio, vanno superati i rilievi di natura ambientale sulla tratta Ronchi Sud-Trieste e ci sono soprattutto le difficoltà in casa veneta dove va ancora definita la tratta Quarto d’Altino-Portogruaro, dopo la controversa decisione di allontanare la Tav dall’A4 e portarla a Sud. Verso il mare. La spa delle Ferrovie chiarisce che ci sono due ipotesi progettuali sulla tratta litoranea: la ”variante lunga” che passa più vicina alle spiagge e la ”variante corta” che scende meno a Sud, ed è oggi la più gettonata. LE REAZIONI Le due Regioni, chiamate in causa, rassicurano ”Mister Pp6”. O almeno ci provano. «Siamo pronti a dare tutto il nostro contributo affinché la progettazione di un’infrastruttura strategica per l’intero Paese venga presentata all’Unione europea. Noi e il Veneto confermiamo l’impegno congiunto e l’azione di stimolo sul governo italiano» afferma Tondo. Ma i tempi? E i modi? Riccardi, nel giorno in cui porta all’esame di Brinkhorst anche il potenziamento della rete ferroviaria esistente nell’attesa che la Tav veda la luce, rassicura: «Il progetto è complesso e va perfezionato, ricercando il maggior consenso possibile del territorio, ma va avanti. E, come da accordi, va presentato entro il 31 dicembre 2010». I dissensi con il Veneto? Il ”tracciato balneare”? Riccardi minimizza: «Non ci sono dissensi. Non possiamo mica dire noi ai veneti dove devono far passare la Tav… E comunque, a Venezia, stanno lavorando e presenteranno una soluzione nei tempi previsti». L’IMPEGNO Il Veneto, con Sartor, conferma: «Non esistono problemi con il Friuli Venezia Giulia. Dobbiamo solo trovare a casa nostra la soluzione meno impattante per la tratta da Quarto d’Altino a Portogruaro: ci stiamo orientando sulla ”variante corta”, la più lontana dal litorale, e in ogni caso decideremo nel rispetto delle scadenze». Nessuno ne dubiti, nemmeno il coordinatore olandese: «Abbiamo già dimostrato con il Passante e il rigassificatore di saper scegliere quando ci sono in ballo le grandi opere. Lo faremo anche con la Tav che rimane una nostra priorità assoluta. La riprova? Cofinanzieremo con 5,5 milioni di euro la progettazione». Gottardo e gli europarlamentari, lasciando il vertice, si dicono pronti a dare una mano: l’alta velocità, costi quel che costi, va fatta. Ma Serracchiani non sottovaluta il monito di Brinkhorst: «È emerso concretamente un problema di coordinamento tra Veneto e Friuli Venezia Giulia e tra Italia e Slovenia. E quindi, pena l’emarginazione, dobbiamo assolutamente superarlo». MARTEDÌ, 24 NOVEMBRE 2009
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