MERCOLEDÌ, 24 MARZO 2010
Pagina 15 – Udine
Acque inquinate nelle Risorgive Le analisi degli esperti diranno se è causa del depuratore Cipaf
L’INCHIESTA
Odori sgradevoli, schiume, sedimenti: ecco il percorso da Saletti al Tagliamento Per gli inquirenti l’attuale impianto non funziona, quello da 3,2 milioni è inutile
di ANTONIO SIMEOLI
OSOPPO. Sarà nei prossimi mesi il gruppo di esperti indicato dalla Procura a stabilire se il canale di scarico del depuratore del Cipaf porta nelle Risorgive di Bars e poi nel Tagliamento sostanze inquinanti. Basta però percorrere il canale in pieno Sito di interesse comunitario e arrivare fino alla confluenza, poco a nord di Osoppo,con le Risorgive per vedere i segni dell’anomalo funzionamento dell’impianto finito nell’occhio del ciclone.
Ieri l’abbiamo percorso quel canale. Da Saletti, dove è ancora aperto il cantiere per la realizzazione del nuovo depuratore da 3,2 milioni (ritenuto dalla Procura di Tolmezzo inutile e non in grado di funzionare), abbiamo seguito il corso d’acqua, in un primo momento cementificato, fino alla confluenza con il piccolo depuratore di Rivoli e poi in pieno Sito di interesse comunitario fino all’immissione nelle Risorgive di Bars.
Tre, forse quattro tortuosi km in cui, specie nel tratto finale, quello del Sic, quello caratterizzato da un infinito prato sotto le montagne della pedemontana, luogo scelto per la sua bellezza da Salvatores per il film, “Come Dio Comanda”, le anomalie sono evidenti. A occhio nudo.
Non servono esperti, sonde o altro. L’acqua che fila verso le risorgive è piena di sedimenti che si depositano sul fondo e sui lati del canale e vengono trascinati dalla poca corrente. A tratti il cattivo odore che si sente fa il resto. Basta poi scendere e raccogliere dall’acqua un sasso per vedere come questo sia ricoperto di sostanze nerastre. Gli inquirenti dicono che se ci si accosta una calamita, questa sia in grado addirittura di attirarle quelle sostanze. Ferro? I carabinieri pensano si tratti di residui della lavorazione delle grandi industrie del Cipaf. Le analisi lo stabiliranno.
Ma la schiuma bianca che si riversa nell’acqua limpida delle risorgive di Bars preoccupa. E molto. Da una parte l’acqua pulita, dall’altra quella sporca. Così come sono un grande punto interrogativo i cumuli di materiale che, quando il canale esonda, finiscono in pratica nei campi coltivati. Vicino al Sic c’è una serie di campi coltivati e alla confluenza tra canale e risorgive c’è anche un allevamento di trote. Di più: dal canale emergono qua e là delle bolle, segno che la falda acquifera è lì. Per questo gli inquirenti vogliono vederci chiaro e, su indicazione del Gip, che li ha invitati ad approfondire l’inchiesta sul fronte ambientale, avvieranno indagini sullo stato di salute delle acque del canale di scarico, sui campi circostanti, sulla falda acquifera per escludere la presenza oltre i limiti di materiali come cromo esavalente e aldeide. Gli inquirenti partono da un dato certo: dal depuratore escono 500 metri cubi di acqua l’ora, che quasi raddoppiano in caso di piogge quando il depuratore va totalmente in tilt. Solo un quinto di quelle che arrivano è quella che andrebbe depurata, pioggia sporcatasi nei piazzali compresa; i restanti quattro quinti sono le acque di raffreddamento che però, per legge, nel depuratore non dovrebbero finirci. E così quel quinto di sostanze inquinate viene diluito dalle acque di raffreddamento, pulite e solo leggermente più calde, e passa i controlli dell’Arpa e delle altre agenzie preposte.
In piedi a questo proposito c’è un’inchiesta che vede coinvolte dodici persone: l’accusa è di aver fatto costruire un depuratore inutile da 3,2 milioni di euro solo per fare un favore alle grandi industrie, evitare loro di separare a monte le acque sporche dalle pulite e quindi tirare fuori il portafoglio. Ma alla gente adesso questo importa poco. Tra Osoppo e Buja si attendono le analisi sulle acque. Sarebbe troppo che un canale sputasse ogni minuto sostanze inquinanti nel gioiello delle Risorgive di Bars e nel Tagliamento. Addirittura in un Sito di interesse comunitario.
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MERCOLEDÌ, 24 MARZO 2010
Pagina 15 – Udine
Gestione dell’impianto: deciderà il Consiglio di Stato
Il ricorso
OSOPPO. Non c’è solo l’inchiesta sull’impianto di depurazione a minare il futuro prossimo della zona industriale Cipaf. Parallelamente avanza infatti anche il fronte relativo al servizio di gestione del depuratore consortile che ha spinto una delle ditte “concorrenti” a ricorrere al Tar contro l’aggiudicazione. Un iter giudiziario che ha portato fino al Consiglio di stato, dal quale ora si attende la sentenza. Se questa dovesse dar ragione ai ricorrenti – ci si chiede nei corridoi – cosa potrebbe succedere? La gara, con tutta probabilità, andrebbe rifatta, ma chi pagherebbe l’eventuale risarcimento danni subito dalla ditta non aggiudicataria? Interrogativi pesanti che per ora non possono avere risposta e che non l’avranno fino a quando non ci sarà l’attesa sentenza del Consiglio di Stato.
Ma ripercorriamo brevemente l’iter di questo appalto controverso. Il Cipaf indice una gara a procedura aperta per la gestione del depuratore nel febbraio 2008, cui segue l’aggiudicazione del servizio a Igp srl per un importo di 130 mila euro più Iva e oneri di sicurezza. É il 31 marzo 2008: 15 giorni dopo la Cid srl (altra ditta concorrente) contesta al consorzio l’aggiudicazione all’Igp rilevando un errore di calcolo dei punteggi. Non ottenendo dal Cipaf risposta positiva (in concreto la riaggiudicazione del servizio) Cid presenta ricorso al Tar chiedendo l’annullamento del verbale di aggiudicazione della commissione di gara e della delibera di affidamento del Cda. Il Tar gli dà sostanzialmente ragione, respingendo invece i ricorsi incidentali di Cipaf e Igp. Di qui l’appello della ditta vincitrice dell’appalto al Consiglio di Stato (marzo 2009), che come detto non ha ancora emesso la sentenza, lasciando così un’altra questione irrisolta in eredità al neo eletto Cda del consorzio, il quale, oltre a un’inchiesta in corso e alla maretta sui canoni di depurazione che divide grandi e medi industriali, dovrà fare i conti anche con l’ipotesi di un ribaltone nella futura gestione del servizio. (m.d.c.)