da Il Piccolo 26 SETTEMBRE 2013, Pagina 27 – Gorizia-Monfalcone
A2A, per altri vent’anni il rischio del tutto carbone
Il futuro dell’impianto al centro del dibattito in Consiglio. Sul tappeto la possibilità di un prolungamento della vita dei due gruppi esistenti
In consiglio, ieri sera, s’è giocata una partita importante sulla centrale. Sul tappeto non c’è solo il completamento dell’ambientalizzazione attraverso l’installazione del “denox” per l’abbattimento degli ossidi di azoto, per i quali l’aula è stata chiamata ad esprimere un parere sulla procedura della Via statale. C’è il futuro degli stessi Gruppi 1 e 2 a carbone che potrebbero rimanere in vita per altri 20 anni. E se l’assessore all’Ambiente, Gualtiero Pin, s’è espresso a favore in merito alla procedura della Via, in virtù della difesa della tutela della salute e dell’ambiente, posizione sulla quale si trova allineato il Pd, sono altrettanto chiare le posizioni critiche proprio in merito alla “durata” dei gruppi esistenti. Critiche manifestate dall’opposizione, ma anche da una delle componenti di maggioranza, la lista “Responsabilmente con Silvia”. Grazie all’installazione del “denox” in ottemperanza agli obblighi di legge europei, sarà possibile un rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale oltre il termine ora previsto del 24 marzo 2017. Anna Maria Cisint (“Obiettivo”) propone all’amministrazione di «esprimere un parere chiaro di contrarietà al carbone oltre la scadenza dell’Aia del 2017. Bisogna evitare che i gruppi esistenti rimangano attivi per altri 20 anni». Sollecita «un’esplicita posizione da parte dell’assessore regionale all’Ambiente, Vito, e della stessa presidente Serracchiani, considerato che il loro programma elettorale indicava contrarietà al carbone». E chiede uno studio sulla dispersione degli inquinanti in atmosfera e al suolo. Polveri, metalli pesanti, ma anche l’ammoniaca che sarà utilizzata nell’ambito del sistema di trattamento dei fumi attraverso il denox: «Non c’è dubbio che l’adeguamento alle norme europee in merito all’ossido di azoto sia migliorativo, ma non è sufficiente a garantire le condizioni di sicurezza complessive dei gruppi esistenti». Cisint evidenzia poi il caso di Vado ligure, dove la Procura ha avviato un’inchiesta in ordine alla causalità tra emissione di polveri di carbone e decessi: «Mi chiedo se anche la Procura di Gorizia non possa avviare un’indagine in questo senso». E conclude: «A2A ha rivelato le proprie intenzioni. Lo si evince anche dal fatto che nel progetto preliminare non viene indicato il costo del “denox”, che si aggirerebbe sui 25 milioni. Un investimento di questa portata la dice lunga sul mantenimento dei gruppi esistenti a lungo termine». Ne conviene il capogruppo di “CambiAmo Monfalcone”, Luigi Blasig, che esprime un parere favorevole condizionato: «L’impianto che A2A vuole installare, rende palesi le intenzioni di medio e lungo termine dell’azienda. Questo trattamento non può nulla contro le polveri e i metalli pesanti emessi dall’impianto, ma le nuove condizioni permetterebbero di richiedere una deroga ai limiti che la norma prevederà e quindi di continuare con i gruppi esistenti ben oltre il 2017. Lo studio preliminare ambientale considera come ambito d’influenza potenziale dell’impianto un’area compresa entro una distanza di circa 5 km dal sito in cui è ubicata la centrale. Alla luce della norma europea, A2A sarà tenuta a dimostrare che l’altezza della ciminiera sia idonea a garantire la tutela della salute e dell’ambiente in tutto il territorio limitrofo e non limitatamente ai 5 km indicati dallo studio. Ricordando che la ciminiera sia stata realizzata tenendo conto di parametri infinitamente meno restrittivi e di una ventosità nell’area senz’altro superiore a quella attuale, va vincolato il parere alla presentazione da parte di A2A di un nuovo studio sulla dispersione quantitativa e qualitativa degli inquinanti al suolo che consideri anche la presenza dell’ammoniaca derivante dall’installazione dei DeNox». Giovanni Iacono osserva: «Come gruppo di Sel ci dichiariamo contrari alla produzione a carbone della centrale, in assenza di un piano energetico e di una prospettiva chiara sul futuro. Regione e Stato devono istituire una Conferenza dei servizi, affinchè il “caso Monfalcone” diventi una questione nazionale. Non è accettabile, infatti, subire i progetti di un’azienda, mentre la città dice altro».