27 settembre Corriere
Riscaldamento globale: al 95%
è colpa dell’uomo
Clima: global warming, la colpa è umana al 95%
Il segretario di Stato Usa Kerry: «Ennesimo campanello d’allarme: chi nega la scienza o trova scuse sta giocando col fuoco»
La temperatura media globale crescerà in misura compresa tra 0,3 e 4,8 gradi (°C) entro il 2100 rispetto alla media 1986-2005 e questo riscaldamento è dovuto con una sicurezza del 95% a cause umane. Le ondate di calore saranno più frequenti e dureranno più a lungo, nelle regioni umide pioverà di più e quelle secche diventeranno più aride. Sono gli allarmanti dati contenuti nel primo capitolo del rapporto sui cambiamenti climatici (AR5) reso noto venerdì a Stoccolma dall’Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici), il cui testo completo sarà diffuso lunedì prossimo.
RIALZO DEI MARI – Rispetto al rapporto precedente del 2007 (AR4) viene delimitato con maggiore accuratezza l’aumento del livello dei mari, che è dovuto in parte allo scioglimento dei ghiacciai continentali e alle calotte glaciali polari, e in parte alla dilatazione termica dell’acqua dovuta al riscaldamento stesso. L’aumento entro la fine del XXI secolo sarà compreso tra 26 e 82 centimetri (nel precedente rapporto era di 18-59 cm). La «forchetta» dell’aumento del livello marino, così come per quella della temperatura, dipende dai quattro scenari identificati nel rapporto: la più bassa se si agisce fin da ora in maniera convinta per la riduzione delle emissioni dei gas serra, la più alta se non si fa nulla.
CAUSE UMANE – Nella sintesi di una trentina di pagine del rapporto Ipcc, che raggruppa oltre 9 mila studi scientifici multidisciplinari, il riscaldamento globale è da attribuire con una sicurezza del 95% a cause umane, un incremento rispetto al 2007 quando questa sicurezza era di «solo» il 90%, e nettamente maggiore rispetto al rapporto AR3 del 2001, quando l’influenza umana era stata accertata con una sicurezza del 66%.
REAZIONI – Ban Ki-moon ha ringraziato l’Ipcc per il suo lavoro «imparziale», dopo che nel 2010 era stato messo sotto accusa dai negazionisti del riscaldamento globale e delle sue cause umane per alcuni errori nel rapporto AR4, in particolare sulla velocità dello scioglimento dei ghiacciai himalayani. «Questo nuovo rapporto sarà essenziale per i governi che lavoreranno per la realizzazione nel 2015 di un accordo ambizioso e legalmente vincolante sul clima», che andrà a sostituire il Protocollo di Kyoto scaduto nel 2012, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu. A Parigi tra due anni le nazioni che fanno parte dell’Onu (110 i governi che hanno trovato una mediazione nel rapporto odierno dell’Ipcc) dovrebbero trovare un accordo per riuscire a fissare a non più di 2 °C l’aumento delle temperature medie globali rispetto all’epoca pre-industriale, oggi questo aumento è di 0,8 °C. «La verità spiacevole è confermata», hanno sottolineato in un comunicato congiunto le più importanti organizzazioni non governative ambientaliste e umanitarie tra le quali Wwf, Greenpeace, Oxfam e Amici della Terra. «I cambiamenti climatici sono un fatto reale e proseguono a velocità allarmante, e sono provocati dalle attività umane, in primo luogo dall’utilizzo di combustibili fossili».
KERRY – Il segretario di Stato americano John Kerry ha sollecitato forti azioni di contenimento dell’impatto dell’uomo sull’ambiente, dopo aver ricevuto rapporto dell’Ipcc. «Questo è l’ennesimo campanello d’allarme: quelli che negano la scienza o trovano scuse all’azione stanno giocando col fuoco», ha affermato Kerry, «il costo dell’inazione va oltre a ogni altra cosa che qualsiasi essere dotato di coscienza o senso comune dovrebbe essere disposto a contemplare».
UE – «Se il tuo dottore dice che al 95% hai una malattia grave, inizieresti subito le cure oppure no?», ha concluso la commissaria europea al Clima, Connie Hedegaard.
23 settembre Repubblica
“Solo dieci anni per salvare il pianeta”
Allarme scienziati Onu /
Foto Gli scenari
Le anticipazioni sul quinto rapporto dell’IPCC che sarà reso noto il 27 settembre. Il testo, 2.200 pagine frutto di 6 anni di lavoro di oltre 200 cattedratici coadiuvati da 1500 esperti, è ora al vaglio dei governi ma i numeri sono ormai definiti. Gli scenari previsti per la fine del secolo sono quattro. Nel più drammatico i mari saliranno di 62 centimetri e la temperatura crescerà di 3,7 gradi rispetto al periodo 1986 – 2005: dunque sfonderà il muro dei 4 gradi rispetto all’epoca preindustriale.
ROMA – Il conto alla rovescia è scattato. Abbiamo davanti 10 anni per evitare la catastrofe climatica. E bruceremo i primi 7 senza impegni obbligatori per metterci al sicuro: solo nel 2020 dovrebbe entrare in vigore un accordo globale, ancora da definire, per tagliare le emissioni serra. Le cifre del divorzio tra scienza e politica sono contenute nel quinto rapporto che l’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), la task force scientifica dell’Onu che ha vinto il Nobel per la pace, renderà pubblico venerdì prossimo.
Il testo, 2.200 pagine frutto di 6 anni di lavoro di 209 scienziati coadiuvati da un team di 1.500 esperti, è ora al vaglio dei governi ma i numeri sono ormai definiti. Gli scenari previsti per la fine del secolo sono quattro. Nel più drammatico – prendendo la media delle previsioni – i mari saliranno di 62 centimetri e la temperatura crescerà di 3,7 gradi rispetto al periodo 1986 – 2005: dunque sfonderà il muro dei 4 gradi rispetto all’epoca preindustriale, il disastro paventato dalla Banca Mondiale in un allarmato rapporto del novembre scorso.
di Antonio Cianciullo
Ban Ki-moon convoca vertice straordinario
sul clima
di Paolo Virtuani