Nonostante il boicottaggio dello sciopero dei sindacati confederali (anche se la CGIL aderiva all’iniziativa mentre CISL/UIL no) per motivi strumentali, a Pordenone s’è svolta con soddisfazione, almeno numericamente, la giornata “senza i migranti” dove mettere in evidenza gli “orrori” legislativi sia nazionali che regionali rispetto alle libertà e i diritti dei migranti. Almeno 500 le persone intervenute, donne, uomini e bambini dove oltre 400 erano immigrati (numerose le famiglie) con al fianco autoctoni solidali fra cui anche associazioni, militanti ed esponenti del PD e di Rifondazone e gli anarchici di Iniziativa LIbertaria, quest’ultimi attivi da anni sul fronte antirazzista con diverse critical mass, presidi ed azioni a sostegno dei migranti contro le politiche apertamente razziste della Lega Nord e della destra pordenonese.
Si veda, oltre il NO BORDER DAY, la recente contestazione alla fiaccolata nazileghista di 200 intruppati svoltasi in P.zza Risorgimento (proprio nella Giornata della Memoria) che strumentalizzando un episodio di rissa per questioni economiche di un kebab curdo, sfilavano “contro la violenza” formalmente ma in realtà con l’ennesimo scopo antimmigrato e questo da parte di un partito che in provincia, dove comanda, e in regione detta l’agenda delle peggiori leggi xenofobe degli ultimi anni e che continua a sostenere la chiusura degli ambulatori per irregolari (tutti gestiti da volontari).
Tornando al 1° marzo pordenonese, molti gli interventi in Piazza, diversi quelli di migranti e poi di rappresentanti di associazioni, di Rifondazione e del segretario provinciale della CGIL, quest’ultimo molto “pacato” per usare un termine politically correct, decisamente al ribasso per essere franchi; il termine più utilizzato nel lungo intervento di Iodice era quello della “convenienza” per gli italiani nel solidarizzare, accogliere, integrare ecc. gli immigrati. Condivisibile sul piano provocatorio nei confronti di chi sostiene la non “sopportabilità” dell’immigrazione quando i numeri parlano chiaramente al contrario del grande contributo economico (tasse e inps) che i migranti sostengono ma facilmente contestabile sul piano culturale dove regna un’egemonia utilitarista generalizzata e per cui anche le relazioni umane e sociali sono o meno accettate secondo la logica della “convenienza” e non dei valori della solidarietà ed il mutuo appoggio, escludendo per altro il dramma dei clandestini che sarebbero sul piano “materiale” inutili e gravosi perchè non produttivi.
Subito dopo l’intervento di un esponente anarchico che parte dalla storia di emigrazione del Friuli e poi in generale degli italiani nel mondo, storia di discriminazioni se non di vero e proprio razzismo dove additati come sporchi, portatori di malattie, delinquenza, terrorismo e malcostume padri e nonni di queste terre d’origine sono stati vittime di un pregiudizio che oggi in troppi continuano a riversare, in una sorta di amnesia collettiva, nei confronti di altri padri, madri o semplicemente figli in cerca di un futuro migliore per se e i propri cari.
Laddove le merci e il capitale non conosce frontiere le persone sono invece sempre più bloccate, controllate e represse, grazie anche l’istituzione dei CIE (ex CPT) veri e propri lagher moderni dove incarcerare gente rea di non avere un pezzo di carta e per questo rinchiusa ed espulsa. Ed ancora è stato accennato al continuo ricatto economico ai danni di chi vede il proprio permesso di spoggiorno legato al lavoro con il rischio di ritrovarsi clandestino in pochi mesi.
Il rifiuto della legge sul reato di clandestinità, la solidarietà incondizionata a tutti coloro che vogliono ricercare la propria felicità nel mondo si è concluso con un appello ai migranti a non farsi intimorire dai continui controlli o vere e proprie persecuzioni poliziesche e continuare ad abitare le piazze, le strade e i quartieri della città nonostante le ambizioni dei padroni padani pronti ad assumerli in massa dentro le fabbriche per convenienza e ricattabilità e ossessivi nel pretenderli “invisibili” fuori dal lavoro, rinchiusi negli appartamenti la sera. Così come in fine s’è ribadita la necessità di impegnarsi in prima persona nell’opporsi in modo pubblico e diretto alle discriminazioni in città da parte dei pordenonesi.
L’intervento, quello anarchico, sicuramente più applaudito da parte dei migranti.
Una tappa positiva ma ancora insufficiente per ristabilire i rapporti di forza necessari a sovvertire la prepotenza razzista e l’indifferenza dei più.