La par condicio blocca il corteo degli studenti. A meno di due giorni dalla manifestazione nazionale contro l’austerity, in programma domani, è scontro aperto fra il Movimento studentesco e il questore Antonio Tozzi. «Il 15 febbraio è stata indetta una giornata di mobilitazioni studentesche a livello nazionale contro le politiche di austerità, le riforme scolastiche e la non risolvibilità del problema con le prossime elezioni, cui il Movimento Studentesco di Udine ha deciso di aderire – spiegano i ragazzi dal coordinamento –. Il 31 gennaio, entro i termini e nei modi previsti dalla legge, è stata data comunicazione a Comune, questura e vigili urbani circa lo svolgimento della manifestazione. Fino a qualche giorno fa non c’è stato nessun problema: la Digos ha dato l’ok al corteo e i vigili urbani hanno rilasciato tutti i permessi necessari». Ma ieri pomeriggio è arrivato il fulmine a ciel sereno: «Un nostro compagno è stato convocato in questura e gli è stato comunicato verbalmente che il corteo non si potrà svolgere a causa della campagna elettorale, stando a una legge interpretata dal questore Tozzi – continuano i ragazzi –. Subito è stato contestato il fatto che non siamo un partito politico, non facciamo campagna elettorale per nessuno e che non siamo a conoscenza dell’esistenza di una legge che vieti i cortei in queste situazioni. Quindi è evidente che se si terrà il corteo saremmo passibili di denunce». Una chiara «violazione del diritto a manifestare», secondo i ragazzi del Movimento studentesco che si spingono anche più in là parlando di «intimidazioni». «Sembra solamente una minaccia per spaventare gli studenti e bloccare qualsiasi movimento di dissenso», aggiungono. La protesta di domani intende «sottolineare il rifiuto delle politiche di austerity, e in generale delle politiche perpetuate nel corso di questi anni sia dalla destra sia dalla sinistra a partire dalle riforme scolastiche – spiegano i giovani –. Manovre che in primis colpiscono noi studenti, i professori e il personale Ata, per continuare con le riforme del lavoro, del welfare, della sanità e in generale dei beni pubblici che ricadono sulle nostre famiglie e su tutte le persone che ci stanno a fianco. L’altro motivo per cui è stata indetta la manifestazione è la convinzione che queste elezioni non cambieranno nulla, lo dimostrano i fatti di Udine. Con questo teatrino repressivo è stata data ancora più forza alle nostre convinzioni. Per questo venerdì saremo in piazza, e oltre alle rivendicazioni che portiamo avanti da tempo avremo un nuovo motivo per manifestare e gridare ancora più forte». Michela Zanutto