Dal Piccolo del 12/01/13
«Pronti a esaminare progetti alternativi»
E un nuovo summit sul rigassificatore di Trieste è stato programmato per lunedì 21 in Prefettura alla presenza del ministro per l’Ambiente Corrado Clini. Ne dà notizia l’assessore provinciale Vittorio Zollia, mentre la presidente Maria Teresa Bassa Poropat rileva come dopo il pronunciamento del Comitato portuale «tutti gli enti locali si sono espressi contro l’impianto di Zaule con motivazioni forti. Già da anni – rileva Bassa Poropat – la stessa Provincia aveva manifestato timori rispetto al traffico portuale sollecitando un pronunciamento da parte della Capitaneria di porto che poi non è arrivato. Ora le proiezioni presentate dall’Autorità portuale se anche fossero eccessivamente ottimistiche, mettono comunque in rilievo un’assoluta e oggettiva incompatbilità con un impianto a Zaule non fosse altro per il forte aumento di petroliere al terminal della Siot.» D’altro canto però la presidente rileva come la Provincia non sià in termini preconcetti contraria ai rigassificatori, ma sia invece «pronta a valutare qualsiasi impianto alternativo con localizzazioni alternative.» È una posizione questa dell’apertura all’esame di altri progetti già espressa dallo stesso sindaco Roberto Cosolini che invece riguardo all’impianto di Zaule afferma che: «Già i ripetuti no da parte del Consiglio comunale di Trieste hanno dato una mazzata decisiva al progetto di Gas Natural, mazzata rafforzata dai no delle altre amministrazioni sebbene – aggiunge polemicamente il sindaco – io abbia cambiato opinione una volta soltanto e lontano dalle campagne elettorali, mentre il presidente Tondo ha già cambiato idea dieci volte e sempre sotto elezioni.» «Il nostro no su Zaule è netto e perentorio – aggiunge l’assessore comunale Laureni – e non convince l’argomentazione del presidente degli industriali Razeto sulla manodopera impiegata per la costruzione. È un progetto da 600 milioni che impiegherebbe pressoché la stessa manodopera usata per l’ipermercato delle Cooperavive di Duino costato 20 milioni. E dopo due anni quei lavoratori tornerebbero a essere disoccupati. Ma su altri progetti – aggiunge l’assessore – la nostra non deve essere una risposta emozionale anche perché siamo consci che il settore dell’energia può offrire ipotesi di sviluppo alla città.» All’ulteriore no espresso dal Comitato portuale plaude anche l’Italia dei Valori con il coordinatore provinciale Mario Marin. E del rigassificatore di Zaule si parlerà oggi anche a “Ambiente Italia” programma in onda dalle 12.55 su Raitre. (s.m.)
E anche Muggia si esprime di nuovo contro
Anche Muggia ha detto di nuovo al rigassificatore di Zaule. Ieri infatti il Consiglio comunale muggesano ha espresso parere sfavorevole in merito alla pronuncia di compatibilità ambientale richiesta agli enti locali nell’ambito del supplemento istruttorio del procedimento di Via (Valutazione d’impatto ambientale) avviato dal Ministero dell’ambiente sull’impianto. Una delibera votata all’unanimità, che suggella l’unione d’intenti dimostrata negli ultimi anni dalle forze politiche muggesane nell’opposizione al progetto di Gas Natural. Dimenticate alcune “scaramucce” del passato, i consiglieri si sono riuniti ieri in un’assemblea straordinaria e il documento è stato inviato in serata alla Regione, che a sua volta – preso atto delle decisioni dei Comuni – dovrà inoltrare il proprio responso al Ministero dell’ambiente entro il 15 gennaio. Un “no” secco che recepisce alcune indicazioni del Comitato portuale che discende soprattutto da valutazioni già effettuate in passato. Otto i punti cardine. Il primo è l’assenza della Vas (Valutazione ambientale strategica), che è invece richiesta – assieme alla Via – per tutte le proposte varianti al Piano regolatore portuale e al Piano regolatore generale di Trieste. Inoltre, il Comune di Muggia ha osservato che il rigassificatore e il metanodotto di collegamento sono stati fatti oggetto di due distinti procedimenti di Via, quando invece le due opere vanno considerate un “unicum”. E che sono state infrante le direttive comunitarie che impongono la richiesta del parere della popolazione. È stata riscontrata la negligenza di Gas Natural anche sui problemi connessi all’inquinamento atmosferico e a quello elettromagnetico derivanti dall’elettrodotto di collegamento alla centrale di Padriciano, posto che nella zona è già stata riscontrata una concentrazione eccessiva di polveri sottili; così anche per la contaminazione dei terreni e delle acque, in relazione al Sito inquinato di interesse nazionale. Manca, ha rilevato il Comune, anche la proposta di un sito alternativo e della cosiddetta “opzione zero”, anch’essa prevista dalle normative europee. Davide Ciullo
Rigassificatore, dopo i no a Zaule rispunta quello in mezzo al golfo
di Silvio Maranzana Il no espresso giovedì dal Comitato portuale che fa seguito ai no ripetuti della Provincia di Trieste, dei Comuni di Trieste, Muggia e e San Dorligo della Valle, alla «pietra sopra» del governatore Tondo, alle numerose proteste di cittadini e ambientalisti, potrebbe aver dato la mazzata finale al rigassificatore così come concepito da Gas Natural e così come previsto sulla terraferma in località Zaule. Ma, morto un rigassificatore se ne fa un altro? In effetti c’è un secondo progetto che avanza «sottotraccia» ed è quello che la tedesca E.On ha ripreso dalla spagnola Endesa. Si tratta di un impianto off shore inizialmente previsto all’incirca 13 km. a Ovest di Trieste, più o meno 12 km. al largo davanti a Fossalon. Poi, proprio per motivi legati alla sicurezza della navigazione, quelli che potrebbero dare il colpo mortale al rigassificatore di Zaule, è stato spostato 6 km. a Sud-Ovest rispetto alla collocazione originaria e ora verrebbe a trovarsi a 600 metri dalle acque territoriali italiane, ma a soli 2 km. sia da quelle slovene che da quelle croate. È un particolare che tiene ancora il progetto in sospeso perchè per il resto il Ministero italiano dell’Ambiente nell’ottobre 2010 ha dato già il proprio parere favorevole all’impianto in sede di Valutazione d’impatto ambientale, ma ha posto però una condizione: che ci sia il via libera anche in sede di Valutazione ambientale strategica (Vas) transfrontaliera, una decisione che coinvolge sia la Slovenia che la Croazia. «Ma né Lubiana né Zagabria – afferma l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni che conferma il nulla osta da parte del governo italiano, ma subordinato all’assenso internazionale – risultano essersi ancora pronunciate.» Ma Laureni non esclude da parte del governo italiano il gioco dell’illusionista: concentrare tutta l’attenzione sul progetto di Zaule, per poi calare a sorpresa dalla manica l’asso del progetto off shore. In era Dipiazza, quando l’ex sindaco vedeva con maggior favore proprio l’ipotesi di Gas Natural, il consiglio comunale di Trieste si era già espresso due volte per il no, con due delibere votate per la precisione nelle sedute del 28 luglio 2006 e del 18 gennaio 2007. La presentazione del progetto da parte di Endesa al ministero risaliva al febbraio 2006. Ma un diniego plurimo è stato pronunciato anche dal consiglio comunale di Grado, oltre che per il fatto che le tubature del gasdotto riemergerebebro a Fossalon, anche per l’impatto perlomeno psicologico che l’impianto produrrebbe sulle migliaia di turisti e bagnanti. Poi però c’è stato il via libera da parte del Comitato tecnico regionale che del resto ha dato il proprio assenso anche al rigassificatore di Zaule. E infine, nell’ottobre 2010, come detto, la Via con la prescrizione però dell’assenso internazionale. La battaglia per i rigassificatori a Trieste è stata un derby iberico fino a quando, nel 2007, la madrilena Endesa, battendo la stessa Gas Natural, non è stata acquistata dai tedeschi di E.On, uno dei più grandi gruppi energetici al mondo con 80 mila dipendenti in più di 30 Paesi e un fatturato nel 2011 di 113 miliardi di euro. La società costituita per occuparsi del rigassificatore nel golfo di Trieste è la Terminal Alpi Adriatico con sede a Monfalcone. Il terminal sarebbe costituito da una struttura lunga 273 metri e larga 109 poggiata sul fondo marino con una capacità di movimentazione di 8 miliardi di metricubi di gas all’anno. È previsto un traffico annuale di 85 metaniere. L’impatto termico logicamente risulterebbe meno grave data la lontananza dalla costa. Il gradiente termico sarebbe di un grado fino a una distanza di 100 metri, mentre a un km. la variazione sarebbe compresa tra uno e due decimi di grado.
Dal Piccolo del 11/01/13
Bocciato il rigassificatore
di Gabriella Ziani L’Autorità portuale da ieri è ufficialmente capofila del fronte del “no” al rigassificatore. La presidente Marina Monassi dice «andrò fino in fondo». Ieri ha ottenuto quasi all’unanimità dal Comitato portuale voto favorevole a una delibera che le conferisce mandato a esprimere parere negativo all’impianto di Gas Natural in sede di conferenza dei servizi decisoria. Quella conferenza che il ministro Clini ha differito di 45 giorni dalla data prevista del 19 gennaio chiedendo un supplemento di istruttoria sulla Valutazione d’impatto ambientale già concessa. I tempi supplementari hanno messo freneticamente al lavoro lo staff di via von Bruck. Carte e documenti hanno rivelato incongruità e difformità nel procedimento. Tanto che la relazione tecnica sui futuri flussi di traffico una volta realizzati piattaforma logistica, raddoppio dei moli e terminal ro-ro a Muggia, è diventata solo di importante supporto. Si sono ravvisate ben altre ragioni per un motivato diniego. Prima che cominciasse questo importante Comitato portuale Monassi ha quasi minacciato: «Il nostro voto vale per uno ma in conferenza dei servizi siamo in 20: voglio da tutti un parere motivato e scritto, voglio vedere chi avrà il coraggio di firmare con nome e cognome e col sangue, non con uno schiribizzo illeggibile, che si può fare, che tutto va bene». A parte l’immensa mole di traffico futuro che l’analisi tecnica ha dettagliato (come detto a parte), si è scoperto che il porto aveva un Piano della sicurezza rimasto incompleto: «Lo faremo adesso in velocità spaventosa». Che la spagnola Gas Natural il 20 novembre 2008 ha comunicato il subentro di Gas Natural Italia, la quale l’11 settembre 2009 ha aderito alla procedura autorizzativa semplificata, con ciò stesso interrompendo la validità dei pareri già espressi. Che il gasdotto Snam viaggia con autorizzazioni tutte sue e invece il procedimento dovrebbe essere unico (Monassi: «Ora vado contro rigassificatore e gasdotto insieme, ho dato la mia contrarietà ed è dopo questa raccomandata a Clini che il ministero ha fermato la Via»). Inoltre, che Snam ha nel frattempo cambiato progetto, prevedendo un gasdotto più in profondità nel mare, il quale sarebbe pericoloso perché agganciabile dalle àncore. Una lettera che denuncia «l’incompatibilità» è stata spedita il 5 aprile scorso a ministero dell’Ambiente e a Snam. Che riceve un “no” anche sugli espropri già avviati: «Il terreno demaniale non può subire gravami, e quello patrimoniale è al suo servizio». Monassi ha riferito che a La Spezia un rigassificatore “piccolo” sta costringendo l’Autorità portuale a disdettare anche le ultime piccole concessioni perché gasiere e traffico civile non riescono a convivere: «La Spezia è quella che mi aiuta di più». Per converso, è stata definita “ambigua” la relazione della Capitaneria di porto. Che ieri era, come la Regione, assente. E la cosa non è piaciuta per niente al sindaco di Muggia Nerio Nesladek (entusiasta dopo anni di battaglie: «Oggi si dà il “de profundis”, il sigillo che chiude un lungo percorso») e alla presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. Ma un altro colpo di scena è arrivato in Comitato portuale. Il rappresentante del ministero delle Infrastrutture-Genio civile Giorgio Lillini (che a Venezia aveva firmato invece l’ok all’impianto di Porto Viro) ha dato “pollice verso”, nonostante la posizione forte del ministro Passera. Ha presentato una relazione che sarà inviata a Roma con la delibera dell’Ap: mancano un rapporto di sicurezza, un piano delle bonifiche e la verifica sismica di legge, le caratterizzazioni non sono state eseguite, non sono calcolati i “rischi intenzionali” (attentati), manca una valutazione sul passaggio contemporaneo di gasiere e navi, non si dimostra che il terminale non impedirà lo sviluppo del porto. Infine: trascurato «l’effetto domino, il fatto che l’impianto è a 250 metri da una superstrada e a 400 metri da abitazioni civili». La contestazione dei “no gas” è diventata da ieri una inequivocabile posizione istituzionale. Alla Torre del Lloyd la delibera che dà mandato all’Autorità portuale di voto negativo a Roma ha visto 14 favorevoli, un solo contrario, Domenico Miceli in rappresentanza delle imprese ferroviarie («È un suicidio legale»). Astenuti Paolo Battilana per Confindustria («è un impianto strategico, aspettiamo le decisioni del ministero puntando a un terminale che non intralci lo sviluppo del porto») e Edoardo Filipcic a nome degli agenti marittimi («mancano troppe informazioni, non si può dire sì o no»).
Tondo: «L’impianto di Zaule bisogna farlo in fretta»
Le parole hanno un peso. A volte “piuma”. Imbarazzi, cambi d’opinione, il gioco del detto non detto. La politica è davvero l’arte del possibile. A “surfare” per primo tra sì-no-ni, il presidente della Regione Renzo Tondo. Che davanti all’Associazione degli industriali di Trieste, il 1 luglio 2008, a una manciata di mesi dalla sua elezione a governatore della Regione, dichiara: «Bisogna realizzare il rigassificatore a terra». Il 9 settembre la svolta: no all’impianto marino, sì a quello a terra. Il 23 novembre 2012, alla Conferenza dei servizi in Regione, vengono giudicati “immotivati” i no di Comune e Provincia. Fino al colpo di scena del 22 dicembre: «Sul rigassificatore tiriamo una riga sotto e ripartiamo da zero». Ma non è che la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat non sia mai “scivolata”. Fiera oppositrice oggi, entusiasta alla firma del decreto che dà il via libera alla Gas Natural nel 2009. «Ho sempre espresso un parere favorevole all’impianto di Zaule. Ferme restando le garanzie sulla sicurezza, considerate le ricadute sul territorio, sarebbe assurdo non accogliere la notizia con soddisfazione». Era il 16 luglio di quattro anni fa. E poi c’è il parlamentare del Pd Ettore Rosato. Da sottosegretario agli Interni (27 agosto 2006), parla di una «battaglia dura» per portare il rigassificatore a Trieste: «Non bisogna perdere tempo, quest’impianto serve al Paese e alla regione, è necessario muoversi subito». Rigassificatore da realizzare a mare o a terra? «Meglio spingere per entrambi». Il 6 dicembre 2012 il tono è tutt’altro. Interrogazione in Parlamento al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, acceso sostenitore del progetto: «Non ci dobbiamo rassegnare, sono ottimista sulla possibilità di far ragionare questo governo», dichiara. Cosolini all’inizio è cautamente favorevole. Nel 2008, da segretario del Pd, lascia una porta aperta. Il 6 giugno 2008 afferma: «Sul rigassificatore adoretteremo il metodo Agenda 21, coinvolgendo tutte le categorie per poi prendere una decisione». Il “ni” diventa quasi no nel 2010 di fronte alle prospettive di un “superporto” sostenuto da Unicredit: «Se aumentano le navi in golfo, diviene problematico convivere con le limitazioni imposte dalle gasiere»: è il 14 aprile. Da sindaco, Cosolini passa a un motivato no: «Gas Natural non ha mai dato risposte chiare, non mi convince più». E il numero uno della Camera di commercio? Non pervenuto. Nel 2006 Antonio Paoletti dice: «Non abbiamo tutti gli elementi su ricadute economiche e occupazionali». Nel 2007 pragmaticamente condivide il parere negativo che intanto arriva dal sindaco di allora, Roberto Dipiazza: «Se le ricadute economiche non sono tali da giustificare il sacrificio della città, mi va bene il no». A lungo neutrale la presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi, che solo di recente ammette: «Col rigassificatore dovremo cambiare i piani industriali». Ora la netta posizione contraria: «Il terminale è incompatibile con lo sviluppo del porto». (d.t.)
dal Piccolo del 10/01/13
Ambientalisti portano carbone al governatore
Alla riapertura degli uffici regionali,una delegazione di cittadini vestiti da Befane con tanto di parrucche, maschere, scope e striscione si è recata al palazzo della giunta di piazza Unità per consegnare al presidente Renzo Tondo un classico sacco di carbone. L’iniziativa è stata dei gruppi “No al Rigassificatore” di Trieste, Muggia, Capodistria e dei barcaioli del Rio Ospo «Il meritato regalo – si legge in una nota – è stato assegnato in funzione del ruolo del presidente Tondo nel tira e molla in merito al progettato rigassificatore di Trieste. L’evento è avvenuto con tutti i crismi che prevede il protocollo in materia – si legge ancora nella nota – in quanto era pervenuta agli organizzatori la formale lettera di accreditamento. Essendo noto che il presidente è persona cortese e pronta all’ascolto ha accettato lo scherzo così come è nel suo stile». Sul sacco di carbone consegnato a Tondo è stata riprodotta questa frase: «Forza Presidente Tondo, portaci a casa la cancellazione del rigassificatore di Trieste come impegno elettorale». E in occasione dell’Epifania sul molo Audace, che gli stessi organizzatori chiamano molo San Carlo, è stato acceso un “rigassificarul”. «La direzione presa dal fumo – dicono ancora gli organizzatori – ha dimostrato che sussiste ancora il pericolo che venga decisa la costruzione del rigassificatore».
Rigassificatore, Clini: no alle scorciatoie
di Silvio Maranzana «È necessario verificare se non debbano essere prese in considerazione localizzazioni alternative a quella di Zaule.» Lo rileva in relazione al rigassificatore di Trieste, con una nota emessa ieri pomeriggio, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini che replica duramente alle accuse lanciate nei confronti delle amministrazioni italiane dalla società proponente, la catalana Gas Natural. «I dati forniti dall’Autorità portuale sul traffico 2011 e 2012 nel porto industriale e quelli previsti sullo sviluppo del Piano regolatore portuale – sostiene Clini – sono sostanzialmente diversi da quelli considerati dalla Via (Valutazione d’impatto ambientale). E tenuto conto che la realizzazione del terminale non è ancora stata autorizzata dall’autorità competente (Ministero per lo sviluppo economico) è necessario aggiornare e riconsiderare i dati di contesto del periodo 2006-2009 sui quali è stata elaborata la Via, per accertare se le attività portuali consolidate nel 2011-2012 e quelle previste dal Piano regolatore, siano compatibili con il terminale.» Sono questi i motivi per i quali potrebbero venir prese in considerazione «localizzazioni alternative» secondo il ministro che però non parla mai di ipotesi di rinuncia all’impianto. Clini sostiene infatti che «l’Alto Adriatico e Trieste rappresentano un’area strategica per la realizzazione di infrastrutture energetiche a servizio dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, anche in considerazione delle trasformazioni in corso in particolare nel sistema energetico della Germania. In questo contesto – sottolinea il ministro – assumono un ruolo rilevante le infrastrutture per la fornitura di olio e gas e certamente gli impianti di rigassificazione possono rappresentare una piattaforma strategica.» Va ricordato che in ambito petrolifero ad esempio, attraverso la Siot passa il 100% del fabbisogno energetico della Baviera. Gas Natural aveva attaccato anche il governo italiano sostenendo che «le dichiarazioni del ministro Clini si inseriscono nel solco di una contestazione parziale e preconcetta portata avanti dagli oppositori dichiarati del progetto e come tali sono destinate, ove effettivamente implementate, a confluire in provvedimenti gravemente illegittimi che questa società non potrà esimersi dal censurare in tutte le sedi amministrative, civili, penali competenti, con conseguente rivendicazione del ristoro del danno ingiusto arrecato.» «È evidente che Gas Natural ha sbagliato ministro – replica Clini – perché gli unici preconcetti che mi si possono addebitare sono quelli verso l’arroganza e la maleducazione.» Eppure è proprio procedendo come vorrebbe Gas Natural che, secondo il ministro dell’Ambiente, il rigassificatore di Trieste rischia di fare la fine di quello di Brindisi dove la British Gas ha gettato la spugna dopo aver atteso per 11 anni un’autorizzazione che non è mai arrivata. Perché la Via rilasciata per Zaule nel 2009 non è sufficiente ai fini delle autorizzazioni ambientali dato che «secondo la direttiva 2001/42/Ce i piani e i programmi che definiscono il contesto nel quale si inserisce il progetto devono essere sottoposti alla Valutazione ambientale strategica (Vas). Ed è questo un buon motivo ulteriore per il supplemento di istruttoria.» Supplemento che, è stato annunciato a inizio anno, si esaurirà in 45 giorni, prenderà anche in considerazione ubicazioni alternative e varrà anche per la Via in corso sull’altro progetto di rigassificatore: quello in mezzo al golfo della tedesca E.On. «Localizzazione, progettazione e gestione degli impianti – precisa Clini – devono corrispondere in modo puntuale alle normative europee e nazionali in materia di Via e Vas, anche tenendo conto che l’Alto Adriatico è uno spazio condiviso da tre Stati membri dell’Ue. Altrimenti i progetti saranno destinati a lunghi contenziosi nazionali e internazionali come nel caso di Zaule: non è certo responsabilità di questo ministro dell’Ambiente se la mancanza di Vas del progetto di Zaule è da tempo un dossier all’esame della Commissione europea che resta in attesa delle decisioni delle autorità italiane prima di avviare una procedura di infrazione. Per evitare che a Trieste si riveda il “film” del rigassificatore di Brindisi – conclude Clini – la strada maestra è di applicare le norme senza scorciatoie e di usare il buon senso.»