Un’altra grande manifestazione ha attraversato oggi la capitale della Slovenia, in contemporanea con molte altre citta´ del paese. Due diversi concentramenti nel pomeriggio si sono poi ritrovati davanti al Parlamento completamente blindato da transenne e polizia in tenuta antisommossa (nota di colore: di cui alcuni con addosso un garofano rosso simbolo della protesta). Con le debite proporzioni la scena assomiglia molto alle immagini del parlamento blindato di Atene durante le manifestazioni di questo ultimo anno. Varie migliaia di persone in piazza, fra le 6 e le 8000, forse di piu´. I compagni e le compagne anarchiche della FAO (federazione per l´organizzazione anarchica) si sono ritrovati nella Piazza del congresso dove hanno formato un blocco anticapitalista con bandiere anarchiche e striscioni (quello piu´ grande recitava “riprendiamoci il futuro, nessuno ci rappresenta”) che forte di almeno 300 persone -molte delle quali non anarchiche- si e´ diretto verso il parlamento. Qui la grande folla ha stazionato per tutto il pomeriggio di fronte alle transenne con cori, slogan, cartelli e striscioni contro il governo e il parlamento: che se ne vadano tutti! era lo slogan unificante dei manifestanti di tutte le eta´.
Dopo oltre un´ora di attesa di fronte alle transenne il blocco anticapitalista e´ ripartito per un corteo selvaggio in giro per la citta´ al grido di “riprendiamoci le strade”, portandosi dietro almeno 400 persone, che per tutto il percorso hanno urlato costantemente slogan anticapitalisti e per la rivoluzione. Nelle strade molte persone sostenevano e applaudivano i compagni e le compagne. Dopo una breve pausa sotto la sede della banca nazionale slovena il blocco e´ rientrato nella piazza del parlamento fra gli applausi degli altri manifestanti che urlavano assieme a noi slogan contro il presidente Jansa.
A quel punto il blocco si e´ sciolto e ci si e´ ritrovati nella sede dei compagni per bere e stare assieme e discutere della giornata e organizzare avanti le lotte.
Due compagni del Gruppo Anarchico Germinal di Trieste
VIDEO DEL BLOCCO
FOTO DEL BLOCCO
FOTO DEL BLOCCO 2
FOTO DEL BLOCCO 3
ALCUNE FOTO DELLA PIAZZA
Dal Piccolo del 22/12/12
Lubiana in piazza, garofani alla polizia
di Mauro Manzin INVIATO A LUBIANA Babbo Natale ha portato a Lubiana un sacco pieno di garofani che le donne ieri sera hanno gettato addosso ai poliziotti in assetto anti-sommossa che presidiavano il Parlamento. In Slovenia è l’anniversario del plebiscito con cui si sancì l’indipendenza dalla ex Jugoslavia. Oggi la gente lo celebra scendendo in piazza per protestare contro il governo, i deputati e le istituzioni. E’ la gente della Rivolta dei fiori, la gente che guadagna 600 euro al mese e non ce la fa più. Ieri sera erano in 10mila in Trg Republike, nella capitale, a urlare la propria rabbia in faccia ai palazzi del potere. Poche ore prima la polizia ha sequestrato a Lubiana e in altre città 15 “molotov” e sassi, destinati – secondo le autorità – a essere usati durante le manifestazioni. Un popolo autoconvocato con il tam tam di facebook. Di fronte a loro un migliaio di poliziotti dell’unità “Bestie Ninja”. Infreddoliti con le visiere dei caschi bagnate da una pioggerellina ghiacciata. Sul petto, accanto al manganello, un garofano o un rametto d’ulivo. Fanno paura, ma forse hanno più paura loro dei manifestanti, loro che portano a casa 400 euro al mese e vivono sotto la soglia di povertà. In faccia al Parlamento uno striscione “urla”: «Ci riprenderemo il nostro futuro». Altri chiedono di restituire al popolo la sua primavera. Ci sono i reduci della guerra d’indipendenza con le bandiere slovene listate a lutto. Ci sono famiglie con i bambini, coppie di pensionati, femministe arrabbiate che urlano la loro rabbia in faccia ai poliziotti. Ci sono bandiere anarchiche e bandiere dell’ex Unione sovietica. Bustine di partigiano in testa molti anziani rivendicavano il proprio onore mutilato, a loro dire, da uno Stato infingardo e ladro. Un uomo vestito da giraffa porta in mano un cartello con su scritto: «Le vostre dita sono più lunghe del mio collo». E poi un maiale di cartapesta a raffigurare i deputati. Le vuvuzelas fanno un chiasso infernale, assieme a fischietti e tamburi. Gli operai girdano: «Restituiteci le nostre fabbriche, vogliamo lavorare». Improvvisamente, dal nulla, sbuca un enorme sanpietrino di plastica gonfiato e la gente se lo passa sulle proprie teste come fosse un pallone. «Noi siamo lo Stato» si grida. E’ una sorta di dittatura del proletariato che si insinua tra il malessere della gente al tramonto del capitalismo. Gli “arrabbiati” voltano le spalle alla sede della Nova Ljubljanska Banka. Sull’ingresso dell’istituto di credito è stato attaccato un cartello: «Banchieri siete finiti», recita. Le femministe sono inviperite. «Donne in prima linea», strepitano dagli altoparlanti e fronteggiano il cordone di polizia. «Gotovi», «gotovi», siete finiti, siete finiti, scandisce la massa che ondeggia contro le transenne. Tra gli “arrabbiati” spunta la figura di Franco Juri, ex ambasciatore in Spagna, ex sottosegretario di Stato ed ex deputato, uno dei leader del partito Zares che non ha deputati in questa legislatura. Insomma un uomo delle istituzioni. E che ci fa qui in mezzo? «Protesto contro il governo – dice – bisogna identificare il bersaglio della protesta, l’antipolitica finisce col favorire chi gestisce il potere» e si immerge nel popolo degli “arrabbiati”, che urla gli slogan della rivolta, che balla e agita i pugni chiusi verso il cielo. La notte cala su Lubiana. La polizia accende i gruppi elettrogeni per meglio osservare i manifestanti. La pioggia gelata continua a cadere. Arriva un gruppo con degli enormi cartelli azzurri che invocano una Goli Otok slovena (l’isola del Quarnero dove Tito imprigionava i nemici del popolo) e chiedono al premier Jansa che cosa venderà dopo che avrò venduto tutto. Momenti di tensione. I poliziotti serrano i ranghi e con gli scudi si avvicinano alle transenne. E su di loro piove un’altra scarica di fiori. Un agente saluta un bambino e pensa ai suoi figli che lo aspettano a casa per festeggiare il Natale. Una coppia di fidanzati si bacia ignara della folla che li circonda. Due anziani commentano: «Inutile ,quelli lì (governo e deputati) non si schiodano di fronte a 10mila incazzati, ce ne vorrebbero 200-300mila». «Non importa – risponde l’amico – l’importante è cominciare».