1° MARZO/ Report in Regione

L’iniziativa più grande e significativa si è svolta a Trieste, dove il comitato locale, composto da diverse realtà, ha svolto un intenso lavoro di preparazione, con migliaia di manifesti, adesivi, volantinaggi nei bar e nelle fabbriche. Unica provincia regionale (e una delle poche in Italia) dove è stato proclamato sciopero generale da parte di USI-AIT e COBAS, nonostante i vari tentativi di boicottaggio degli ambienti della triplice.

 

La giornata è iniziata sotto i migliori auspici grazie…

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Trieste 1°marzo 2010

… a uno splendido sole che ha accolto quasi trecento persone (fra cui molti immigrati) in piazza Cavana per un presidio, a cui poi è seguito un reading itinerante di poesie di donne immigrate, che si è trasformato in un corteo spontaneo.

 

Alle 15 altre trecento persone (anche qui forte la presenza immigrata) sono partite per un altro corteo spontaneo (con forte nervosismo della digos) per ripulire il centro città dalle scritte razziste violando anche la zona del Viale, storica zona fascista, dove da vari decenni nessuna iniziativa di movimento riusciva a mettere piede.

Più tardi partiva da piazza Ponterosso (in cui già dalle 15 era stato allestito un presidio informativo) un grande corteo che cresceva lungo tutto il percorso fino a raggiungere oltre un migliaio di partecipanti: immigrati nordafricani (i più numerosi), studenti albanesi, donne immigrate, italiani solidali… Un corteo come non si era mai visto a Trieste è sfilato per due ore nel centro cittadino bloccando il traffico. Lo striscione di apertura recitava: “1 marzo 2010: siamo tutti stranieri-antirazzisti”. Tantissimi gli slogan e gli interventi contro le leggi razziste, il pacchetto sicurezza, i CIE, le espulsioni. Nelle migliaia di volantini distribuiti si poneva l’accento sul perverso legame fra permesso di soggiorno e contratto di lavoro.

Arrivati in Piazza Unità una delegazione incontrava il prefetto per chiedere conto dell’intollerabile atteggiamento della questura (con il silenzio complice della prefettura) che, interpretando a modo suo le normative ministeriali sulla recente sanatoria, sta minacciando di espellere decine di immigrati. Già un primo caso si è verificato pochi giorni fa.

In piazza continuavano gli interventi a più voci (fra cui uno che denunciava la repressione verso gli antirazzisti torinesi). Alla fine la delegazione è scesa portando un primo risultato concreto: il prefetto si è impegnato a intervenire sull’argomento. E’ chiaro che alle parole devono seguire i fatti e il movimento vigilerà con attenzione su questo. La giornata è finita con una cena e dei concerti presso un’associazione.

Una giornata da incorniciare, che ha visto la qualificata presenza dei compagni e delle compagne del Gruppo Anarchico Germinal sia dentro il comitato, contrastando le tendenze moderate che puntavano a sgonfiare lo sciopero, sia in piazza con centinaia di volantini distribuiti sul caso di Joy, Hellen e le altre donne che si sono ribellate alle violenze nei CIE, le bandiere anarchiche e la diffusione della stampa, nonché in numerosi interventi al megafono alla testa del corteo.

 

A Pordenone un presidio di 500 persone (fra cui molti immigrati) ha caratterizzato la giornata. Qui i compagni/e di Iniziativa Libertaria, che aderivano al comitato locale, sono scesi in piazza con uno striscione e l’intervento di un compagno ha di fatto qualificato l’iniziativa insistendo sulla libertà di circolazione, l’abbattimento delle frontiere, la chiusura dei CIE (lager per immigrati) ed il diritto di tutti a ricercare la propria felicità ovunque contro le politiche securitarie e razziste dei vari governi.

 

Molto peggio invece a Udine dove il comitato locale (di fatto egemonizzato dai partiti di centro sinistra) non è riuscito altro che a fare un presenza in piazza con 300 persone, in cui gli immigrati erano un’esigua minoranza. I compagni/e del Centro Sociale Autogestito hanno scelto di essere presenti, volantinando un proprio testo in polemica con il taglio istituzionale del comitato locale.

 

PS. Questo resoconto verrà pubblicato su Umanità Nova.