ENERGIA/ Ai Triestini non piace mica tanto il rigassificatore

Il Piccolo 27 febbraio

Il rigassificatore divide la città
Ecco i risultati del sondaggio

rigassificatore, Swg, Stefania Prestigiacomo

In molti considerano il progetto di Gas Natural un’ipotetica fonte di rischio per la città ma, al contempo, contestano l’ennesimo rifiuto di un insediamento industriale. Altri, invece, si dicono favorevoli ad un referendum consultivo sulla realizzazione del rigassificatore. Sono queste, in linea generale, le opinioni espresse dai triestini (1400 intervistati) nel sondaggio Swg che ha fatto registrare un sostanziale pareggio per quanto riguarda il gradimento o meno dell’impianto

Preoccupati per l’ambiente, decisi allo sviluppo Il rigassificatore spacca i triestini a metà

In molti considerano il progetto di Gas Natural un’ipotetica fonte di rischio per la città ma, al contempo, contestano l’ennesimo rifiuto di un insediamento industriale. Altri, invece, si dicono favorevoli ad un referendum consultivo sulla realizzazione del rigassificatore. Sono queste, in linea generale, le opinioni espresse dai triestini nel sondaggio Swg che ha fatto registrare un sostanziale pareggio per quanto riguarda il gradimento o meno dell’impianto

di Furio Baldassi

TRIESTE. Temono che il rigassificatore possa rappresentare una fonte di rischio per la nostra area ma allo stesso tempo contestano l’ennesimo rifiuto di un insediamento industriale. Vorrebbero un referendum consultivo sulla sua realizzazione ma si dicono ben consci che col nuovo impianto probabilmente si potrebbe avere qualche ritocchino in basso sul costo dell’energia. Sono i triestini fotografati dalla Swg, che nel sondaggio realizzato con il Piccolo mandano a referto un sostanziale pareggio per quanto riguarda il gradimento o meno dell’i mpianto.


SONDAGGIO SWG-PICCOLO
I risultati

«È importante osservare – annota Maurizio Pessato, amministratore delegato della società di indagini demoscopiche – come il dato sia stato oggetto di una sostanziale mutazione tra il 2007, data del primo sondaggio, e il 2010. C’è molta più considerazione, ad esempio, per il fattore rischio e maggiore preoccupazione per il fattore ambientale, legate però a una netta presa di posizione in favore del risparmio energetico e delle ricadute occupazionali che l’impianto di Gas Natural potrebbe apportare».

Un colpo al cerchio e un colpo alla botte, allora? Quasi, se si considera l’estremo equilibrio che il ”panel” di 1400 intervistati via web ha saputo raggiungere. Negli ultimi tre anni, per rifarsi a quanto detto da Pessato, certe opinioni sono decisamente cambiate, talvolta in maniera radicale. Per quanto concerne i problemi legati al rigassificatore, è passata dal 59 al 65 per cento la percentuale di persone che temono l’impatto delle acque fredde sull’ambiente marino e dal 53 al 58 per cento quella di chi si inquieta per il possibile impatto del cloro sulla catena alimentare.

Contestualmente, però, è scesa dal 44 al 38 per cento la percentuale di chi prefigura possibili limitazioni alla pesca e dal 60 al 49 quella di chi intravede un impatto negativo sul paesaggio. A incidenti, esplosioni e alla possibilità di attacchi terroristici crede infine appena il 2 per cento degli interpellati. Rimane sempre in maggioranza, inoltre, la percentuale di chi vede dietro all’impianto la possibilità di avere energia a un prezzo più favorevole. Erano, è vero, il 69 per cento nel 2007 ma anche nell’a nno in corso costituiscono comunque un non trascurabile 54 per cento. Meno entusiasmo, invece, per il possibile aumento dell’o ccupazione, cui crede ancora il 49 per cento, perdendo ben cinque punti rispetto al 2007.

Sono passati inoltre dal 10 al 29 per cento gli scettici, quelli cioè che non credono che il rigassificatore possa avere alcuna ricaduta per la città. Quasi schizofreniche appaiono inoltre le opinioni, diciamo così, in libertà. Gli interpellati, dunque, convengono che i rigassificatori presentano un elevato potenziale di rischio per la popolazione (52 per cento) ma anche che Trieste non può permettersi di rifiutare un ulteriore progetto industriale (51 per cento).

Hanno ben presente (49 per cento) il risparmio energetico possibile e se la prendono anche con gli ambientalisti, «che tendono sempre a esagerare le conseguenze di qualsiasi insediamento industriale o energetico (56 per cento) e con i tecnici delle grandi società, «che tendono sempre a minimizzare i rischi degli impianti produttivi ed energetici» (70 per cento). Uno a uno e palla al centro, insomma, in attesa che si decida se e come consultare la popolazione in maniera più accurata.

(27 febbraio 2010)