Dal Piccolo del 08/11/12
Inceneritore, Monassi paga 65mila euro
L’ex direttore generale dell’AcegasAps ha così oblato per l’emissione di diossina assieme ad altri tre dirigenti
di Corrado Barbacini
Marina Monassi, quale ex direttore generale dell’AcegasAps, ha pagato 65mila euro per oblare l’accusa della responsabilità relativa alle ripetute uscite di diossina dal camino dell’inceneritore. Francesco Giacomin, già amministratore dell’ex municipalizzata, ha pagato lo stesso conto. Hanno pure oblato gli altri due imputati del processo attivato da un’indagine del pm Federico Frezza. Si tratta di Paolo Dal Maso, responsabile della divisione ambiente dell’ex municipalizzata e Stefano Gregorio, direttore dell’inceneritore di via Errera. Il primo ha versato 91mila, il secondo 277mila euro. In tutto oltre 400mila euro.
Nelle motivazioni della sentenza “di non doversi procedere nei confronti degli imputati per oblazione” pronunciata dal giudice Paolo Vascotto, viene evidenziato che l’episodio delle uscite di diossina prescinde dalle autorizzazioni ambientali e dalla funzionalità dell’impianto di via Errera. Si legge che nel 2007 l’AcegasAps ha presentato alla Regione la richiesta per ottenere l’autorizzazione integrata ambientale e che «l’autorità competente, deputata al rilascio dell’autorizzazione ha confermato la corretta individuazione delle migliori tecniche disponibili della gestione dell’impianto. Ciò – osserva il giudice – rende lecita l’oblazione in quanto l’applicazione di tale istituto è indiscindibilmente connesso alla mancanza di conseguenze dannose o pericolose del reato». In pratica si è trattato di una serie di episodi non connessi alla funzionalità ed efficienza dell’impianto di via Errera.
Certo è che ai 400mila euro “oblati” dall’ex direttore generale e dal management dell’Acegas si aggiungono al danno che la fuoriuscita aveva direttamente provocato alla società: tra i 4 e i 5 milioni di euro. Infatti tra dicembre 2006 e i primi mesi del 2007 l’AcegasAps aveva dovuto fermare, a causa delle fuoriuscite di diossina misurate dall’Arpa, due delle tre linee di smaltimento rifiuti. Il sequestro era stato deciso dal pm Federico Frezza. Il magistrato aveva agito in base alle misure effettuate dai tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale: la quantità di diossina finita nell’atmosfera aveva costantemente superato i valori di legge in tutti i giorni dei prelievi. L’Arpa aveva informato delle ripetute “anomalie” i carabinieri del Nucleo operativo ecologico e la Procura della Repubblica. Il pm Frezza aveva quindi verificato il superamento dei valori limite e chiesto il sequestro preventivo dell’impianto. Il giudice Massimo Tomassini lo aveva concesso in meno di 48 ore e l’AcegasAps era stata costretta a fermare due linee di smaltimento in quanto pericolose per la salute dei cittadini.