SUICIDI DI STATO: un altro sbirro indagato per Alina Bonar

Dal Piccolo

MARTEDÌ, 16 OTTOBRE 2012

Pagina 25 – Cronaca Trieste

Caso Alina, indagato anche il vice di Baffi

Blitz in Questura, il commissario capo dell’ufficio stranieri Panasiti
deve rispondere di sequestro di persona e arresto illegale

La Procura: non è un episodio isolato

LE REAZIONI DEL POLIZIOTTO Ho la coscienza tranquilla, ma viste le
indagini mi aspettavo questo provvedimento. Ho eseguito gli ordini dei
miei superiori

Dietro il suicidio di Alina Bonar Diachuk (nella foto) «decine e decine
di altri casi» di detenzioni illegali». Le parole del procuratore capo
Michele Dalla Costa risalgono allo scorso 15 maggio e tornano di
attualità. Infatti dopo il blitz messo a segno l’altro giorno in
Questura dal pm Massimo De Bortoli e dalla sua squadra, hanno trovato
una nuova ulteriore conferma. Altri 128 casi che si aggiungono ai 49
accertati in maggio. In tutto 179 vicende di arresti illegali prima
dell’espulsione. È questa la direzione in cui si stanno muovendo le
indagini scaturite dal suicidio della cittadina ucraina all’interno
della cosiddetta camera di “controllo” del commissariato di Opicina. Nei
prossimi giorni gli investigatori effettueranno altri accertamenti. Lo
scopo è anche quello di acquisire, se possibile, testimonianze dirette.
Qualche “detenuto” che racconti ai giudici il suo calvario.
di Corrado Barbacini Caso Alina: nuovi sviluppi dell’inchiesta della
procura sull’ufficio immigrazione della Questura nella quale è finito
sotto indagine l’ex dirigente Carlo Baffi. Sotto accusa è ora il vice.
Si chiama Vincenzo Panasiti e ha 56 anni. Il blitz in Questura è stato
messo a segno l’altra mattina. Ma la notizia, tenuta riservata, è
trapelata solo ieri. Il pm Massimo De Bortoli è tornato negli uffici al
terzo piano con una decina tra finanzieri e poliziotti della procura. È
stato perquisito l’ufficio di Panasiti. Sono stati sequestrati altri 128
fascicoli in originale relativi ad altrettanti cittadini extracomunitari
anch’essi, in attesa di espulsione, e detenuti anche per giorni
all’interno del commissariato di Opicina. Integrano i 49 faldoni che
erano stati acquisiti nel corso della perquisizione effettuata il 9
maggio sempre da De Bortoli e dalla sua squadra di finanzieri e
poliziotti. In quell’occasione gli investigatori avevano trovato
nell’ufficio di Carlo Baffi prima e poi nella sua abitazione una serie
di libri dal contenuto antisemita. Ma anche in un cassetto della
scrivania un foglio stampato con il computer con la scritta «Ufficio
epurazione». Il commissario capo Panasiti è indagato di sequestro di
persona e arresto illegale. Si tratta delle stesse contestazioni
(escluso l’omicidio colposo) che in maggio erano state mosse nei
confronti di Carlo Baffi. In pratica il vice dirigente è finito nei guai
per i periodi in cui ha gestito l’ufficio in assenza del titolare. I
fascicoli sequestrati dalla procura riguardano il periodo che va da
gennaio ad agosto 2011. «Siamo tranquilli e sereni e a disposizione
dell’Autorità giudiziaria», ha dichiarato il questore Giuseppe Padulano
gettando acqua sul fuoco. E ha aggiunto: «Continueremo con impegno il
nostro difficile lavoro a tutti i livelli». Altro non ha voluto
aggiungere. Il commissario capo Vincenzo Panasiti ieri era regolarmente
al suo posto di lavoro nel suo ufficio al terzo piano della questura.
«Ho la coscienza tranquilla», ha detto. Poi si è lasciato sfuggire: «Me
lo aspettavo dopo quanto accaduto al dottor Baffi». Quindi è entrato nel
merito dell’indagine: «Ho sempre rispettato le disposizioni che erano
state impartite dai dirigenti. Non comando, sono un mero esecutore e
sono convinto che in breve la mia posizione sarà chiarita. Sono
fiducioso nell’esito delle indagini». La bufera dell’Ufficio
immigrazione della Questura era clamorosamente esplosa nello scorso mese
di aprile come conseguenza del suicidio di Alina Bonar Diachuk, una
donna ucraina di 32 anni che era stata scarcerata due giorni prima in
attesa di essere allontanata dall’Italia. Invece era stata portata a
forza al commissariato di Opicina. Era accaduto a cavallo di un week
end. Nei fine settimana infatti non era in servizio un giudice che
potesse convalidare i decreti di espulsione. In quelle ore, secondo la
Questura, gli stranieri non possono essere liberati. Ma per la Procura
non possono essere nemmeno trattenuti. Un limbo, insomma, che si traduce
però per gli stranieri in attesa di espulsione in una vera e propria
detenzione. Praticamente il suo suicidio aveva fatto emergere, nel corso
delle indagini coordinate dal pm Massimo De Bortoli, non solo la sua
detenzione illegale, ma anche, che di arresti fuorilegge ce ne erano
stati decine anzi centinaia. Detenzioni gestite dall’ufficio
immigrazione della Questura che fino ad allora era stato gestito da
Carlo Baffi. Ora nei guai è finito il suo vice.