Dal Piccolo del 04/10/12
Tav, Mainardi gela il summit a Budapest con la linea “slow”
di Giulio Garau INVIATO A BUDAPEST Non ci sono i soldi per realizzare la Tav da Venezia a Trieste, meglio una “soluzione soft”, non più un tratto ad alta capacità per merci-passeggeri, ma risolvere i colli di bottiglia della linea fino a Monfalcone e Trieste e poi instradare i treni attraverso Tarvisio e l’Austria che fra alcuni anni realizzerà l’ampliamento dei tunnel verso Nord. Una spesa di 750 milioni di euro contro i 3 miliardi previsti: la proposta è stata lanciata dal Commissario straordinario per l’asse Venezia-Trieste Bortolo Mainardi ai due presidenti di Confindustria del Veneto, Andrea Tomat e del Friuli Venezia Giulia, Alessandro Calligaris. Addio Corridoio V e sbocco nei mercati del Centro Est Europa, un clamoroso abbandono la cui eco giunge fino a Budapest in dove si è appena concluso un vertice con il coordinatore del Corridoio V, Laurens Jan Brinkhorst. Proprio ieri mattina, al termine del summit con ungheresi, italiani, ucraini e sloveni, organizzato della Camera di commercio italiana per l’Ungheria, Brinkhorst dopo aver lanciato un ultimatum a tutti i paesi, in particolare Italia e Slovenia («Se non si parte con i progetti della Trieste-Lubiana-Budapest trasferirò i finanziamenti su altri corridoi») ha incontrato i ministri del governo ungherese, quello allo Sviluppo Janòs Fònagy e quello ai Trasporti Pal Vollner. Ma il nuovo summit per spingere sull’infrastruttura che va fino a Kiev, è stato gelato dalle notizie dall’Italia. «Con questa soluzione passiamo dai 3 miliardi ai 750 milioni di euro di spesa – spiega lo stesso Calligaris raggiunto da Budapest – so bene che il progetto del Corriodio V è un disegno di prospettiva, ma i tempi in cui è nato il progetto non sono più quelli, non c’è più la capacità finanziaria». Mainardi ha annunciato che Tomat e Calligaris chiederanno al governo un accelerazione. La soluzione è banale: inutile quadruplicare la linea ferroviaria fino a quando non si arriverà a sfruttare completamente le potenzialità oggi al 40%. Bisognerà agire sui colli di bottiglia. Quello di Mestre, raddoppiare il binario a Cervignano, eliminare 30 passaggi a livello tra Venezia e Ronchi dei Legionari. Niente più 250 all’ora, al massimo 200 per i passeggeri. Una Tav lenta. Nel documento di Mainardi è scritto in maniera esplicita: il Nordest ha un interesse prioritario verso il Corridoio 1 Baltico Adriatico «più avanzato rispetto agli altri all’interno del quale la Verona-Venezia-Trieste è fondamentale». Nessun riferimento sulla Ronchi-Trieste e i colli di bottiglia verso il porto. Il summit di Mainardi con Calligaris e Tomat si è tenuto martedì scorso ed ora è chiara l’assenza del governo italiano a Budapest, ma anche quella slovena che ha fatto sapere che investirà prima sul rinforzo di strade e ferrovie esistenti. Caduti nel vuoto i moniti del coordinatore europeo: «Non è questione di soldi ma di volontà politica, le infrastrutture sono state pensate per unire fisicamente l’Europa, superare i confini creando un mercato unico». Fuori tempo massimo l’appoggio dell’assessore regionale del Fvg Riccardo Riccardi a Brinkhorst: «Condivisibile, va rilanciato con forza a tutti i paesi, in primis la Slovenia». Inutili anche gli appelli lanciati dall’Ince attraverso il segretario generale, Giorgio Rosso Cicogna, presente a Budapest anche perchè proprio l’Ungheria ha assunto la presidenza Ince, che ha espresso il timore che l’Italia sia tagliata fuori dalle strategie trasportistiche (il coordinamento è della Slovenia). Carta straccia anche lo studio commissionato alla Bocconi da Transpadana che evidenzia come su 33 miliardi di euro previsti di investimento sulla Tav il moltiplicatore socio economico sarebbe di 70 miliardi con 44 mila occupati.
Corriere del Veneto del 3 ottobre
ALTA VELOCITA’
Tav azzoppata da Venezia a Trieste
Spunta un progetto da 750 milioni
Mancano i soldi, avanza un piano alternativo. Tomat e Calligaris: «Opera irrinunciabile». Il commissario Mainardi: meglio potenziare la linea esistente
VENEZIA — Niente più visioni di treni lanciati a 400 chilometri all’ora su linee dedicate, la Tav qui da noi diventa soft. Ha detto proprio così, il commissario straordinario per l’asse Venezia-Trieste, Bortolo Mainardi, incontrando a pranzo, a Mogliano Veneto, i presidenti di Confindustria di Veneto e Friuli Venezia Giulia, Andrea Tomat e Alessandro Calligaris. Sotto i loro occhi ha posto l’unica proposta di progetto ritenuta realistica per i soldi che ci sono. Soft per i costi, dunque, e soft anche perché senza sprechi di nuovo suolo. «Tomat e Calligaris – ha spiegato Mainardi alla fine – hanno approvato ed assieme chiederanno al governo un’accelerazione procedurale per andare avanti. Il costo è di 750 milioni, compresa la bretella di raccordo con l’aeroporto di Tessera». La filosofia di fondo è molto semplice. Inutile quadruplicare i binari fino a quando, in una prima fase, non si arriverà a sfruttare completamente le potenzialità della linea esistente, oggi utilizzata al 40%.
Per farlo occorre sostanzialmente agire su alcuni colli di bottiglia, il più pesante dei quali è quello di Mestre. Poi bisogna raddoppiare il binario a Cervignano del Friuli ed eliminare una trentina di passaggi a livello fra Venezia e Ronchi dei Legionari. Tutto questo nell’ambito di una prospettiva ampia che vede un interesse prioritario del Nordest verso il Corridoio Europeo n.1, più avanzato rispetto agli altri che interessano l’area (il n.3 ed il n.5), all’interno del quale la ferrovia Verona-Venezia-Trieste è opera fondamentale. Il quadruplicamento dei binari non è però del tutto accantonato. «Procediamo per fasi. Mentre portiamo al massimo le capacità della linea esistente – prosegue il commissario – progettiamo con calma il suo raddoppio. Potremmo realizzarlo in un orizzonte di una decina d’anni ma lo faremo nel momento in cui la Venezia-Trieste si avvierà a saturazione». Quando, esattamente, non è prevedibile. Molto dipenderà dal contemporaneo sviluppo del traffico merci nel sistema portuale dell’Alto Adriatico, partner prioritario di dialogo con la strada ferrata. Ad ogni buon conto, è certo che è abbandonata definitivamente l’idea di tracciato litoraneo avanzata «prima che iniziasse la crisi» per l’attraversamento del basso Veneto. «Intendiamoci, quel progetto aveva pure un senso – puntualizza Mainardi – ma i costi che avrebbe richiesto con le penurie finanziarie degli anni seguenti sarebbero stati insostenibili. Dunque è ovvio che al momento giusto si procederà in affiancamento».
Rimane da capire se, così concepita, la linea nel frattempo modernizzata possa essere chiamata Tav. «Certo che sì. I passeggeri andranno a 200 chilometri l’ora invece che a 250 ma intanto quintuplichiamoli. Le merci, in ogni caso, più veloci di 160 all’ora non potrebbero andare». L’impatto della soluzione di Mainardi sugli interlocutori confindustriali è descritto da una nota formale congiunta in cui Tomat e Calligaris sostengono di concordare «sulla irrinunciabilità dell’AC Verona-Trieste» e di aver «stabilito un percorso di approfondimento e di condivisione con i soggetti istituzionali ed economici interessati, chiedendo immediatamente al governo di stanziare le risorse necessarie alla progettazione dell’opera inserendola fra le priorità non solo per il Nord est ma anche per l’Italia». I presidenti ritengono infine necessaria «una progettazione e gestione unitaria dell’intera opera pur cadenzando la sua realizzazione secondo un piano finanziario da definire».
Gianni Favero
02 ottobre 2012 (modifica il 03 ottobre 2012)