Dal Piccolo del 17/05/12
Altri due poliziotti indagati per la morte di Alina
di Corrado Barbacini Altri due avvisi. Due poliziotti in servizio al commissariato di Opicina sono da ieri mattina sotto indagine da parte del pm Massimo De Bortoli per la vicenda del suicidio di Alina Bonar Diachuk, la donna ucraina detenuta arbitrariamente in una stanza chiusa a chiave all’interno della caserma. Nella stessa inchiesta è indagato il funzionario responsabile dell’ufficio immigrazione Carlo Baffi. Ai due agenti vengono contestate dal pm De Bortoli le accuse di omicidio colposo e violata consegna. Secondo gli accertamenti effettuati dagli investigatori della polizia e della finanza, i due uomini in divisa che avrebbero dovuto vigilare la donna “reclusa” in realtà non lo hanno fatto. Praticamente l’hanno chiusa nella cella senza mai minimamente controllarla. A trovarla priva di vita erano stati infatti due altri agenti dell’immigrazione che erano andati a prenderla per accompagnarla dal Giudice di pace. Ed era stato in quel momento che era scattato l’allarme. Troppo tardi, perché Alina era già morta. Le immagini della telecamera a circuito chiuso hanno drammaticamente filmato l’estremo gesto di Alina Bonar Diachuk. La sua è stata un’agonia durata oltre 40 minuti. Si vede mentre disperata si scaglia contro il muro e poi mentre batte la testa. E poi mentre estrae dalla felpa un cordino e lo annoda attorno al collo e poi a un termosifone. La si vede poi seduta mentre chiude con la vita. Queste immagini che paradosalmente non sono nemmeno state viste attraverso il monitor dall’agente in servizio di piantone fanno parte integrante dell’inchiesta. L’agente in servizio, secondo il regolamento, avrebbe dovuto verificare costantemente quello che accadeva all’interno della stanza dove era stata detenuta l’ucraina. Invece non ha mai dato uno sguardo al monitor e non è mai entrato nella camera della morte. L’altro poliziotto destinatario di un’informazione di garanzia quel giorno invece era uscito dalla caserma lasciando il collega. Ad annunciare che oltre a Carlo Baffi «ci sono altre persone sulle quali si è appuntata l’attenzione della Procura», era stato già l’altra sera il procuratore capo Michele Dalla Costa. E ieri gli investigatori di quello che è sato definito il “pool Alina” sono andati al commissariato di Opicina dove hanno notificato gli avvisi effettuando contestualmente le relative perquisizioni disposte dal pm Massimo De Bortoli. Intanto Paolo Pacileo, l’avvocato di Carlo Baffi ha presentato un’istanza al Tribunale del Riesame per l’annullamento del verbale di sequestro dei libri e dell’altro materiale prelevato mercoledì scorso a casa di Carlo Baffi. Si tratta di una decina di volumi dichiaratamente antisemiti: gli autori sono tra gli altri Julius Streicher, Adolf Hitler e Julius Evola. Facevano parte della biblioteca privata del funzionario di polizia. Gli agenti quel giorno avevano anche sequestrato, poco prima della perquisizione a casa, anche sei proiettili di pistola non denunciati e una copia della targhetta dell’Ufficio immigrazione delle dimensioni di un foglio protocollo. Sulla parte destra della targa posticcia, è inserita una foto di Mussolini. A sinistra si legge in caratteri simili a quelli usati nel Ventennio: “il dirigente dell’ufficio epurazione”. Proprio il ritrovamento di questa targa ha innescato la perquisizione dell’abitazione di Carlo Baffi.